IA e differenze di genere dal mondo del lavoro a quello della salute

L’intelligenza artificiale e le sue implicazioni quando si tratta di differenze di genere è il tema dell’iniziativa organizzata da AXA Italia e Women7 in collaborazione con Angels for Women che ha messo in luce le sfide e le opportunità per le donne. 

Dall’impatto dell’IA sul mercato del lavoro alla medicina di genere, il dibattito ha aperto la strada a una riflessione sui cambiamenti etici e sociali che l’intelligenza artificiale sta portando nelle nostre vite.

Non possiamo ignorare il potenziale trasformativo dell’IA, ma dobbiamo affrontarlo con una mentalità aperta e consapevole, pronta a cogliere il cambiamento senza però chiudere gli occhi di fronte ai rischi.

L’evento si è aperto con gli interventi di Annamaria Tartaglia, co-fondatrice di Angels 4 Women e co-chair di W7 e Paola Profeta, prorettrice per la Diversità, inclusione e sostenibilità all’Università Bocconi, è poi stato presentato un white paper commissionato da AXA Research Lab on Gender Equality, che ha offerto spunti preziosi su come affrontare queste sfide con un approccio basato sull’equità di genere.

Cristina Pozzi che si occupa di IA in ambito education, ha parlato dell’importanza di un cambiamento culturale che accompagni lo sviluppo dell’IA, dove la tecnologia deve essere uno strumento per il miglioramento della società, non una fonte di disuguaglianza. È importante che le aziende investano non solo in tecnologia, ma anche nella formazione dei dipendenti, aiutandoli a sviluppare le competenze necessarie per adattarsi a questi nuovi strumenti. Solo così si potrà creare un ambiente di lavoro in cui l’IA è vista come un’opportunità e non come una minaccia. Ersilia Vaudo Scarpetta, chief diversity officer di European Space Agency, ha evidenziato la necessità di regolamentazioni etiche chiare per l’IA, sottolineando come l’inclusione di prospettive femminili nello sviluppo e nella governance dell’IA possa prevenire discriminazioni e garantire una maggiore equità nei risultati. Gregorio Consoli, managing partner di Chiomenti, ha spiegato che l’IA rappresenta sia un’opportunità sia un rischio per le professioni legali. Ha paragonato l’impatto della generative AI sull’industria legale all’effetto che le macchine hanno avuto nell’industria meccanica, suggerendo che l’IA generativa potrebbe portare a una trasformazione profonda nel settore. Ha anche citato uno studio di McKinsey che prevede che le ore di lavoro nelle professioni legali possano essere ridotte fino al 30% grazie all’automazione delle attività ripetitive.

Nel suo keynote, Derrick de Kerckhove, sociologo e direttore scientifico di Media Duemila, ha evidenziato l’importanza di un approccio umanocentrico all’innovazione tecnologica. L’adozione di un’IA inclusiva richiede un cambio di mentalità e la disponibilità a mettere in discussione processi consolidati. L’innovazione, infatti, non deve essere fine a sé stessa, ma mirata a risolvere problemi reali e a rispondere alle esigenze delle persone. Il sociologo ha anche discusso dell’importanza della sensibilità relazionale in un contesto di intelligenza artificiale, facendo riferimento a come le tecnologie sviluppate da figure femminili, come l’inventrice del wi-fi (la pirotecnica Hedy Lamarr, americana ma di nascita austriaca, che divenne anche una nota attrice, ndr),  siano esempi di come l’innovazione possa essere guidata da prospettive relazionali. Ha suggerito che questo tipo di innovazione inclusiva possa offrire soluzioni più empatiche e orientate alla collaborazione.

Il tema della medicina di genere è stato al centro della seconda parte del dibattito, con relatori come Flavia Franconi, coordinatrice del laboratorio nazionale di Medicina e farmacologia di genere del Consorzio interuniversitario INBB, Letizia d’Abbondanza, chief customer and external communication officer di AXA Italia e Luisa Zuccolo, Research Group Leader, Health Data Science Centre at Human Technopole, che hanno discusso delle sfide legate alla mancanza di dati specifici sulle donne nella ricerca medica. L’IA ha il potenziale per identificare pattern nei dati che sfuggono all’occhio umano, portando a cure più personalizzate e a una migliore comprensione delle patologie femminili. Tuttavia, mette in guardia contro il rischio che questi strumenti perpetuino bias se addestrati su dati distorti. Per evitare questo, è necessario garantire che i dati utilizzati siano rappresentativi e non influenzati da stereotipi di genere.

In conclusione, tutti i relatori hanno trasmesso un messaggio chiaro: è fondamentale non perdere l’opportunità che l’intelligenza artificiale rappresenta. Solo attraverso un approccio consapevole e formativo possiamo assicurarci di non perdere questa preziosa occasione e di costruire un futuro in cui l’IA sia al servizio dell’umanità e non il contrario.

Nota per il lettore: Maria Matloub, che già scrive di IA e implicazioni sociali su Startupbusiness, ha messo a punto un corso specifico (qui le info e la possibilità di iscriversi a condizioni riservate per i lettori di Startupbusiness) rivolto a donne che desiderano approfondire il tema dell’intelligenza artificiale e avvicinarsi a queste tecnologie con una prospettiva equilibrata dove si sperimenta, gioca per poi capire, un po’ come avviane quando si affronta il tema del design.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Iscriviti alla newsletter