Growth hacking e lean startup, perchè si assomigliano

Al Collision Conference 2016, tenutasi a New Orleans a fine aprile, un interessante panel di discussione ha visto protagonisti Steve Blank, inventore della Customer development methodology, su cui si basa il Lean startup movement; e Sean Ellis, colui che ha coniato il concetto e il termine “growth hacking”. Steve Blank comincia rispondendo alla domanda “cosa c’è che non va nei business plan?”

Il business plan è stato utilizzato per anni per trasposizione in ambito startup di quanto è richiesto in grandi aziende, ma le startup non sono una versione in piccolo delle grandi aziende. Come può fare una società appena nata, basata su un elevato numero di incognite a sviluppare un documento di pianificazione del business (il business plan) basato per sua natura su una serie di elementi certi?

La startup è costruita su un’idea visionaria, su una scommessa: si può sviluppare un business plan su una scommessa?

Da queste considerazioni, e dall’esperienza maturata ( anche attraverso fallimenti) lanciando startup con la metodologia tradizionale, Steve Blank, Eric Ries, Alexander Osterwalder  hanno avuto lo stimolo per dare vita alla metodologia Lean Startup e al Lean Startup Movement. Il Lean startup non è una religione, sottolinea Blank, non è l’unico modo per avviare una startup, ma si è dimostrato il più efficace.

Sean Ellis spiega che cos’è il growth hacking e in che cosa si differenzia da altre strategie di marketing.

Anche in questo caso, il punto di partenza per lo sviluppo del concetto è stata la consapevolezza che i metodi tradizionali di marketing, basati su piani annuali in cui si definiscono canali e attività, non sono più adeguati alla velocità con la quale oggi nascono e si evolvono nuovi canali. Il growth hacking cavalca questa velocità stabilendo cicli settimanali di attività, di test e verifica, per stabilire cosa funziona e cosa non funziona e imparando dai dati acquisiti.

Sean Ellis sottolinea anche come ci sia molta disinformazione sul growth hacking, che non è una valigia piena di trucchi, ma piuttosto un processo di continuo testing e di learning.

In qualche modo, quindi, il growth hacking è il metodo lean applicato al marketing. Test and learn. Se c’è una differenza, spiega ellis, è nel fatto che il metodo lean abbraccia tutto il ciclo di vita della startup, mentre il growth hacking è irrilevante fino a quando non si è raggiunto il product market fit.

Quello che lean startup e growth hacking stanno facendo, conclude Blank, è semplicemente strutturare un metodo per fare ciò che la scienza fa da circa 500 anni (metodo scientifico sperimentale di Galileo Galilei, ndr.): si fa un’ipotesi, si crea un esperimento, si fa l’esperimento per verificare l’ipotesi e si acquisiscono dati, che generano conclusioni che confermano o demoliscono l’ipotesi iniziale. Questo metodo è ciò che rende lean startup e growth hacking terribilmente efficienti.

Da vedere.

     

© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Iscriviti alla newsletter