Francesco Marini Clarelli, Presidente dell’associazione Italian Angels for Growth la notte scorsa (12 maggio) è stato nominato a Varsavia “European Business Angel of the Year”, riconoscimento assegnatoda Eban, l’associazione europea dei business angel, riunita per il Congresso annuale.
Eban è l’associazione di categoria che a livello europeo riunisce, supporta e rappresenta business angel,gruppi di business angel, fondi seed e altri soggetti operativi nel mondo dell’investimento early stage.Complessivamente, nei 26 Paesi in cui opera, attraverso membership dirette e indirette, Eban coinvolgeoltre 300 gruppi, 20 mila angels e 40 mila imprenditori.
E’ quindi comprensibile la soddisfazione con la quale Marini Clarelli (53 anni, business angel da oltre 20) ha accolto il riconoscimento.
“Questo premio testimonia come sia possibile per l’Italia e gli italiani eccellere negli investimenti in start up innovative, che ricoprono un ruolo fondamentale per la crescita economica e sociale del Paese.
La costante crescita di un gruppo di business angel come Italian Angels for Growth e’ una ulteriore testimonianza dell’esistenza di buone pratiche e delle elevate potenzialita’ degli imprenditori e degli investitori privati italiani. Questo riconoscimento rappresenta quindi uno stimolo a fare sempre meglio nel coinvolgimento di un numero piu’ elevato di investitori privati come nel cogliere l’attenzione del legislatore sull’importanza di incentivare la creazione di imprese innovative in Italia”.
Non è la prima volta che l’associazione IAG ottiene un riconoscimento Eban, già lo scorso anno aveva ottenuto per l’investimento in Biogenera (start-up italiana biotech) il premio come “Best investment in social enterprise”.
IAG è un’associazione di angel nata nel 2007 su iniziativa di nove persone (tra cui Marini Clarelli) già attive nell’angel investing a titolo personale, e in meno di quattro anni ha raggiunto il numero di 85 soci persone fisiche, le cui capacità d’investimento si sono espresse supportando fino a oggi nove nuove imprese (11 investimenti, 9 deal), di cui sei italiane (Nomesia, Spreaker, Eugea, S5Tech, Biogenera, Passpack) e tre estere (Trumedia, Senseor, Quotient Diagnostic).
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