Le startup italiane hanno raccolto 12,3 i milioni a giugno 2016, un buon risultato che si raccorda al fatto che il primo semestre dell’anno ha visto una raccolta superiore a tutto il 2015 e che tocca i 100 milioni. Stanno aumentando le operazioni e anche l’ammontare delle stesse, segnale che anche l’ecosistema startup italiano sta crescendo. I numeri di altri hub europei sono ancora lontani, Berlino per esempio ha realizzato una raccolta nel 2015 di circa un miliardo di sterline, ma i segnali di un trend positivo ci sono. Da gennaio a giugno le neoimprese hanno raccolto 99,7 milioni in 58 deal: l’anno scorso, nello stesso periodo, gli investimenti sono stati un terzo (35,8 milioni). Rigenerand è la società che ha ottenuto il round più ricco (8,7 milioni), seguita da Instapartners e Mosaicoon (8 milioni entrambi). Maggio il mese più ricco (36,6 milioni). Qui una lista dei 10 deal migliori del semestre. Osservando l’andamento degli investimenti mese per mese, si nota che la partenza a gennaio è a rilento con soli 7,6 milioni (5 deal). Si va oltre il doppio a febbraio con 15,9 milioni (11). A marzo si registra un calo, con 10,8 milioni (8). Ad aprile invece l’asticella va a quota 16,5 (10), per continuare con maggio, che finora è il mese più ricco con ben 36,6 milioni investiti in 14 operazioni. L’ultimo mese, giugno, ha visto un rallentamento consistente dopo la “sbornia” di maggio: 12,3 milioni (10). Nel mese di giugno le operazioni nel complesso, sono state dieci, con il settore medtech che registra l’investimento più corposo, Echolight, spinoff del Cnr di lecce che ha ideato un dispositivo per la diagnosi precoce dell’osteoporosi, ha ricevuto 4 milioni da Invitalia Ventures e da Panakès Partners ( prima operazione per il veicolo di investimento che finanzia società del settore medico che ha deciso di puntare su una startup del Sud). Seguono, gli investimenti su ProntoPro (3 milioni), Newronica (1,7 milioni), Sailsquare (1,3 milioni) e altre operazioni di taglio inferiore al milione. Da segnalare anche se non conteggiata nel totale (formalmente non è italiana) l’investimento di 1 milione e 100mila dollari su Alyt, società IoT fondata da tre torinesi in Silicon Valley.
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