Nella settimana in cui Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati italiana, scrive una lettera aperta a Mark Zuckerberg, fondatore e Ceo di Facebook invitandolo ad assumersi le sue responsabilità in relazione alla diffusione di notizie false (fake news) (qui la notizia come è stata ripresa da Quartz); nella settimana in cui lo stesso Zuckerberg pubblica un manifesto in cui definisce Facebook come unico possibile centro di verità per il futuro delle notizie, ma senza giornalisti, come riporta The Atlantic e come ha ripreso Luca Tremolada su Il Sole 24 Ore scrivendo come la cosa è da ‘brividi lungo la schiena’ , mentre Mario Sechi parla perfino di ‘superamento di Orwell’; nella settimana in cui viene presentato al Senato italiano un disegno di legge che prevede perfino il carcere per chi pubblica notizie false, così come riporta Federica Meta sul Corriere delle Comunicazioni, alzando quindi l’asticella e proponendo una strategia che fa a pugni con il concetto stesso di democrazia, libertà di pensiero e di parola; nella settimana in cui il presidente degli Usa ha dichiarato che i media sono i nemici del popolo americano creando ulteriore panico tra chi resta convinto che la pluralità dell’informazione è e resta un valore fondamentale; in questa settimana abbiamo voluto dare un’occhiata a come il giornalismo può trovare nuovi modelli di espressione, di valorizzazione, di credibilità, di sostenibilità economica costruendosi e innovandosi partendo proprio da questo momento di profonda crisi dovuta sia alla necessità di trovare una nuova strada, sia ai continui attacchi che riceve. Non è certo facile, si tratta di ripensare un mondo che ha regole del tutto uniche: che deve essere economicamente sostenibile ma anche indipendente, che deve essere credibile ma anche confrontarsi con le leggi del mercato e della concorrenza, che deve essere reputazionalmente solido e sapersi fare riconoscere nel mare del web. Non è facile e la formula magica non esiste, o almeno ancora nessuno l’ha trovata, ma qualche esempio felice inizia a esserci. La notizia dello scorso dicembre che il Washington Post, di proprietà di Jeff Bezos, fondatore e Ceo di Amazon, è tornato al profitto come annunciato dal publisher Fred Ryan con una lettera e che questo profitto si traduce nell’assunzione di numerosi giornalisti nell’arco del 2017 è stata accolta come un segnale di speranza da tutto il settore e c’è da sperare che sia un segnale capace di confermarsi nel tempo e di non alterare l’indipendenza del giornale che ha fatto la storia delle inchieste giornalistiche con il lavoro dei suoi giornalisti Carl Bernstein e Bob Woodward che scovarono il marcio del caso Watergate che portò all’impeachment di Nixon all’inizio degli anni ’70. Di un certo apprezzamento godono online testate emerse in tempi recenti come la già citata Quartz che propone contenuti di approfondimento con un taglio che quasi sempre è capace di accrescere l’interesse nel lettore, o l’irriverente The Verge (si legga per esempio come riprende la notizia del manifesto di Zuckerberg sopra citato). Un altro caso editoriale che in Usa sta avendo un certo riverbero è quello di theSkimm, ‘lo scremato’ come il latte, che in pratica è una newsletter che in modo ragionato e spesso divertente riporta ogni mattina nella casella email dei suoi abbonati le notizie del giorno precedente costruite come una storia che però è rapida da leggere e da nulla per scontato evitando quindi di mettere in difficoltà il lettore che magari non ha seguito le notizie di un particolare fatto o personaggio. TheSkimm fa molto leva anche sul concetto di community e ha creato la figura degli Skimm’bassador, il progetto è stato fondato da Danielle Weisberg e Carly Zakin, la prima di Chicago, la seconda di New York che si sono conosciute, raccontano, a Roma in una giornata di pioggia (la loro storia è TheSkimm). Fondati e guidati da donne sono anche due delle più interessanti testate online che si propongono agli appassionati di tecnologia, di innovazione, di startup. Si tratta di The Information guidato da Jessica E. Lessin e di Pando di Sarah Lacy, entrambi esistono già da qualche anno e hanno puntato molto sulla qualità dei contenuti. Più ambizioso il progetto di The Correspondent che scrive in inglese ma ha sede in Olanda e che è una ‘piattaforma giornalistica per voci indipendenti finanziata dai membri’ e si propone come ‘antidoto al quotidiano smerigliamento delle notizie’. C’è quindi del buono nel panorama del giornalismo di nuova generazione, gli esempi fatti qui sono solo una selezione di ciò che sul web è possibile trovare di valore, di approfondimento, di credibilità, di reputazione. Due buoni osservatori per seguire le evoluzioni del giornalismo di quest’epoca sono PressThink che fa capo all’Arthur L. Carter Journalism Institute presso la New York University ed è scritto da Jay Rosen, e il Nieman Lab della Nieman Foundation presso Harvard che tra le tante attività pubblica ogni anno le predizioni per il giornalismo intervistando esperti, editori, giornalisti: qui quelle per il 2017. Una citazione merita anche l’iniziativa The Hundert , attualmente è una startup, è una rivista cartacea, ha sede a Berlino ed è stata fondata nel 2013 da Jan Thomas, è pubblicata da NKF Media GmbH. E’ un progetto editoriale che sta facendosi strada nel panorama europeo delle startup, un progetto che ha deciso di uscire dal web per tornare sulla carta, è un progetto che punta sulla qualità del prodotto e dei contenuti e che si propone di fungere da piattaforma sia per chi già è parte dell’ecosistema, sia per chi all’ecosistema vuole avvicinarsi. Anche in Italia non mancano realtà editoriali che si distinguono e che rappresentano interessanti esperimenti sia dal punto di vista della proposta giornalistica sia da quello del modello di business, abbiamo però preferito analizzare lo scenario internazionale sia perché le testate che scrivono in inglese hanno inevitabilmente la capacità di raggiungere un numero di lettori esponenzialmente più elevato rispetto a quelle che scrivono solo in italiano e quindi da un punto di vista sperimentale hanno una valenza dimensionale più significativa, sia perché operare in un solo mercato è distorsivo da un punto di vista del modello in quanto, in alcuni casi, intervengono logiche che non sono esclusivamente quelle del mercato e della libera informazione indipendente, logiche che creano distorsioni che inevitabilmente impattano anche su chi invece vuole tenere ferma la barra sull’indipendenza e sulla qualità dei contenuti ma che si trova a operare in un ambito non sempre trasparente. Sia in Italia sia nel resto del mondo è fondamentale che il giornalismo trovi una sua nuova strada, o tante sue nuove strade lastricate di credibilità, reputazione, fiducia, indipendenza, pluralità, sostenibilità, ciò è importante per tantissimi motivi: sociali, economici, ambientali, culturali e lo sarà ancora di più quando inizieremo a osservare l’affermarmi dei modelli organizzativi decentralizzati e olocratici dove entità centrali di potere saranno sempre meno rilevanti a tutti i livelli e quando disporre di strumenti di informazione di alta qualità, approfondimento, diffusione, pluralità sarà perno per consentire a tutti di partecipare in modo consapevole e ponderato alle organizzazioni collettive. @emilabirascid
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