2017, fuga da Londra. Forse non è ancora proprio fuga vera e propria, ma la notizia che l’European investment fund (Eif) abbia deciso di sospendere i finanziamenti ai venture capital britannici a seguito della brexit appare come segnale sostanzialmente significativo. Ciò non solo perché arriveranno meno soldi a fondi come Seedcamp, Hoxton Ventures e Episode 1 Ventures (come riporta Business Insider UK ), ma anche perché la leva dell’Eif serviva ai fondi stessi anche per avere un anchor investor e quindi attrarre più facilmente altri investitori. Insomma non solo soldi ma una potenziale spirale negativa. E la portata di tale spirale, se tradotta in numeri, dice che, riporta sempre Business Insider, tra il 2011 e il 2015 Eif ha investito circa 2,3 miliardi di euro in 144 fondi di vc basati nel Regno Unito. Fuggono anche le startup, come è per esempio il caso di Konetik che subito dopo avere chiuso un round di finanziamento da sei zeri ha annunciato lo spostamento del suo quartiere generale da Londra a Berlino come racconta Peter Kovacs – che abbiamo incontrato a Blast 2017 e intervistato qui). Konetik ha sviluppato una soluzione per la gestione della mobilità che rende altamente efficiente l’impiego di flotte di veicoli a prescindere dal tipo di alimentazione, qui il loro sito . Così, mentre da Londra giungono notizie sempre più cupe a seguito della sconsiderata brexit e del pantano che ne segue, con un volo di 12 ore ci si sposta a Tokyo dove invece il mondo delle startup e delle aziende tecnologiche di nuova generazione sta iniziando a trovare terreno fertile. Il Giappone, la terza più grande economia del pianeta, ha iniziato a guardare con attenzione al mondo delle startup più tardi rispetto ad altri Paesi, ciò per via di una serie di fattori come per esempio la struttura del suo sistema economico e industriale popolato da molti conglomerati che hanno grandi dimensioni e operano in diversi settori e una propensione all’internazionalizzazione che appare ancora meno dinamica rispetto ad altre economie, ma che ci si attende subirà una accelerazione grazie ai prossimi giochi olimpici che si terranno proprio a Tokyo nel 2020 e che il governo nipponico intende sfruttare anche per, per esempio, accelerare la diffusione della conoscenza della lingua inglese presso la popolazione.
Da Tokyo arrivano notizie di portata considerevole. Già la scorsa settimana abbiamo scritto dell’investimento da parte della giapponese SoftBank nella startup britannica Improbable (e qui vi è un caso, a questo punto estremamente significativo, di soldi internazionali che vanno verso la Gran Bretagna), un’operazione di portata significativa visto che l’investimento è stato superiore ai 500 milioni di dollari . L’operazione Improbable è però stata solo l’inizio di una campagna di investimenti che il colosso nipponico ha sviluppato nelle ultime settimane e che ha visto chiudere operazioni di investimento in altre società come Guardant Health, Paytm, Nvidia, 99. 99 è una società di ride-sharing brasiliana in cui SoftBank ha messo 200 milioni di dollari, Nvidia è uno dei principali produttori di microchip al mondo specializzata in processori per la grafica e ha ricevuto da SoftBank 4 miliardi di dollari. 1,4 sono invece i miliardi, questa volta di euro, che SoftBank ha investito, sempre nel corso del mese di maggio, nella società indiana One97 specializzata in pagamenti digitali e proprietaria del marchio Paytm. E poi ci sono i 350 milioni di dollari investiti in Guardant Health che sta lavorando al sequenziamento del Dna dei tumori lavorando con un milione di pazienti affetti da cancro (tutto ciò è riportato da Siliconrepublic che definisce la strategia di SoftBank finalizzata a rendere il conglomerato giapponese come il più grande investitore del globo in aziende tecnologiche) . A Tokyo c’eravamo anche noi la settimana scorsa, con 12 startup e scaleup italiane (Amyko, Cynny, Enerbrain, FacilityLive, Horus Technology, MyFoody, MoneyFarm, Pedius, Sailsquare, Senso Immersive, Veasyt e Wenda), con l’Ambasciata italiana, con Ntt Data e nel corso dell’Italian Innovation Day, ospitato da Ntt Docomo Ventures, abbiamo incontrato quasi duecento tra investitori e imprenditori giapponesi: dai grandi costruttori di Mori, ad aziende come Nikon, Innex, organizzazioni come GrJapan e Jetro (Japan external trade organization) a rappresentanti della stampa come The Nikkan Kogyo Shimbun e il popolarissimo Nikkei. Abbiamo anche incontrato un imprenditore italiano che ha realizzato la sua startup tecnologica in Giappone, si chiama Michele Guarnieri e la startup, che ormai è cresciuta, si chiama HiBot e realizza robot industriali per compiti specifici come l’ispezione e la riparazione di tubature o di linee elettriche aeree, a breve pubblicheremo la sua video intervista insieme anche a quella con Masaru Ikeda di The Bridge che ci racconta come l’ecosistema delle startup giapponesi sta evolvendo, quali le opportunità, quali i settori di maggiore interesse e quale il ruolo del grandi conglomerati nipponici. Nel frattempo vi suggeriamo anche di guardare e leggere il servizio realizzato dal corrispondente a Tokyo de Il Sole 24 Ore, Stefano Carrer che racconta la cronaca dell’evento . @emilabirascid© RIPRODUZIONE RISERVATA