Gamindo è un’app molto particolare che permette di convertire il tempo spesso sui video giochi in donazioni a enti non profit. Funziona così: Gamindo contiene diversi videogiochi che permettono di accumulare delle gemme alla fine di ogni partita. Queste gemme hanno un valore economico e possono essere donate in beneficenza agli enti non profit presenti nella piattaforma. Ma come fanno queste gemme ad avere un valore? Grazie agli investimenti pubblicitari effettuati dalle aziende che si promuovono all’interno dei giochi di Gamindo. Un modello di business digitale in cui alla fine si crea valore per tutti, le persone possono divertirsi e donare senza spendere, le aziende possono promuoversi in modo innovativo e ad alto impatto sociale, e gli enti non profit possono raccogliere fondi senza costi sensibilizzandole persone alle proprie cause sociali. Come funziona esattamente questo modello ce lo spiega Nicolò Santin, uno dei due fondatori e Ceo. “Gamindo è un aggregatore di advergame, ossia videogiochi brandizzati che nascono per promuovere un’azienda ed è un’applicazione scaricabile gratuitamente da Google Play e Apple Store. Le aziende ci commissionano un videogioco e fissano un budget da donare in beneficenza. Lo sviluppo del gioco è la nostra fonte di guadagno, che ci permette di garantire la sostenibilità economica della piattaforma. Il budget stanziato per la donazione da parte dell’azienda viene poi diviso in gemme dal valore di 1 centesimo, che gli utenti che giocano ai giochi di Gamindo ricevono al termine di ogni loro partita in base al punteggio fatto. Gli stessi utenti scelgono poi gli enti a cui donare le gemme che hanno raccolto giocando. Gli enti vengono scelti assieme alle aziende sponsor. Il budget per la donazione viene quindi interamente devoluto in beneficenza. In Gamindo vincono tutti: le persone donano senza spendere e divertendosi, le aziende si promuovono in modo coinvolgente e fanno un’attività di responsabilità sociale d’impresa, gli enti non profit sensibilizzano la causa e raccolgono fondi. Win-win-win.” Attualmente la piattaforma, che è appena stata lanciata sul mercato, contiene già una decina di giochi sponsorizzati da altrettante aziende e i primi enti non profit, tra cui l’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano ed Emergency. La startup è nata dall’idea sviluppata nella tesi di laurea in Economia da Nicolò Santin, che ha poi convinto l’amico Matteo Albrizio a dimettersi dal suo lavoro e a fondare insieme la società, a Treviso, grazie anche al contributo di un primo business angel e di un grant. Il progetto riscuote subito incoraggianti apprezzamenti, come il Premio Nazionale Innovazione in Senato Italiano, il prestigioso Seal of Excellence della Commissione Europea, e piace anche a Plug and Play, che la seleziona per un periodo di tre mesi di accelerazione in Silicon Valley.
“Il tema della sostenibilità è diventato centrale nella nostra società, soprattutto tra i più giovani – sottolinea Nicolò Santin – Al tempo stesso stiamo assistendo ad una crescita esponenziale del mercato del gaming (più grande di quello del cinema e della musica messi insieme!), con fenomeni come Fortnite o Candy Crash e con oltre 2,3 miliardi di videogiocatori nel mondo. Proprio per questo nasce Gamindo (gaming + donation). Se fino a ieri giocare ai videogiochi era un semplice passatempo, da oggi potrà avere un impatto positivo sulla società e il binomio videogiochi- donazioni appare oggi naturale”. Il mercato del gaming, come riportavamo in questo articolo, si stima che arriverà a valere 300 miliardi di dollari entro il 2025, solo in Italia (dove 8 persone su 10 utilizzano video giochi) si tratta di un giro d’affari che vale 1,7 miliardi di euro. Nel mondo si contano oltre 2,5 miliardi di giocatori, in Italia sono oltre 25 milioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA