Sebbene la città dell’Expo 2015 sia Milano, è da Bologna che arrivano i primi segnali di una food revolutionary road, che è una delle forme che piacerebbe potesse assumere l’Expo, oltre il gran giro di soldi, appalti, lavori, scandali, marketing e buone intenzioni.
L’Expo potrebbe essere davvero il momento determinante per esplorare il tema di vitale importanza, oggi più che mai, “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e vorremmo tutti che fosse non solo una meravigliosa “fiera” da visitare, ma un’esperienza immersiva e alla quale collaborare con le nostre idee, un’occasione per esprimere non solo magnificenza, ma soluzioni. Un laboratorio lungo un anno, anzi un hackaton lungo un anno.
La nascita a Bologna del Future Food Institute, lanciato con due hackaton, potrebbe essere considerato una best practice in tal senso.
“Per il momento non abbiamo alcuna relazione con Expo, ma ci piacerebbe avere l’opportunità di portare il nostro contributo – afferma Sara Roversi, fondatrice di You Can Group, la società che ha messo in piedi l’iniziativa – You Can Group, come business incubator, lavora nel settore food dal 2005, quindi non è un tema nuovo per noi. E’ grazie a questa nostra esperienza che è maturata in noi un’attenzione e una sensibilità particolare verso i prossimi trend, per capire i quali abbiamo concepito Future Food Institute, iniziativa no-profit che vuole dedicarsi ad analizzare le tendenze, i nuovi bisogni e attraverso la collaborazione con partner importanti ed eventi di disruptive innovation, proporre soluzioni.”
Il Future Food Institute (FFI) è nato come spin-off di You Can Group, business incubator italiano “out of the box”, che promuove e realizza progetti imprenditoriali in differenti settori di business, tra cui il food.
L’iniziativa FFI ha l’obiettivo di innescare un cambiamento radicale, un impatto positivo a favore del pianeta e del nostro nutrimento, rafforzando le economie locali e la crescita culturale, creando opportunità di lavoro e rendendo il mondo un posto migliore. Vale a dire, affrontando il tema “cibo” in un’ottica di sostenibilità a 360 gradi.
“Uno dei nostri impegni è che vogliamo “misurare” l’impatto delle nostre iniziative, capire se sono efficaci per modificare comportamenti e generare significativi cambiamenti. – continua Sara – Anche perchè l’intento ultimo è aiutare le organizzazioni e gli imprenditori del settore a pianificare un futuro a lungo termine sostenibile, per le persone e per il pianeta. Stiamo già lavorando su questo con partner internazionali, per esempio Institute for the future (IFTF) di Palo Alto, una no-profit di altissimo livello e prestigio che si dedica alla ricerca dei trend e allo studio degli scenari futuri sin dal 1968. Con loro abbiamo già creato una sorta di “mappa” concettuale, Rethink Food to Remake the World, una guida utilizzabile anche nei food hackaton che delinea le cinque direzioni verso cui sarebbe utile spingere il cambiamento.”
Il sistema prescelto per far emergere nuove soluzioni sono gli hackaton, eventi normalmente legati al mondo della tecnologia, vere e proprie maratone, dove a correre sono i pensieri, le menti, le creazioni, i progetti di giovani studenti, lavoratori, imprenditori che vogliono sviluppare start up, realtà imprenditoriali, che riescano ad abbattere la barriera della consuetudine e portino ad innovativi progetti di business.
L’hackaton, o meglio i due hackaton, già realizzati da Future Food Institute il primo a Milano in aprile durante la Design Week e il secondo a Bologna l’8 e 9 maggio, si chiamano Bibimbap, termine coreano che significa “riso mescolato” e la cui preparazione funge da metafora di un metodo di lavoro disruptive: mettere insieme persone con differenti competenze per distruggere i vecchi concetti e dare spazio a quelli più nuovi e performanti.
Nell’evento milanese che ha richiamato 150 persone, principalmente studenti universitari, il focus principale è stato il cibo biologico, salutare, sano, ma poco conosciuto, se non da una ristretta cerchia di bio-lovers. Sono emersi progetti come Be Bio, una campagna pubblicitaria emozionale, basata sulla bontà naturale del cibo biologico, che ha lo scopo di sensibilizzare i fruitori più giovani; Organic Lab, uno spazio per l’educazione dei bambini al cibo biologico, che racconti in maniera interattiva come questo viene prodotto e come ne viene creato il valore; Orgasmic, un’azione di marketing orientata a rivoluzionare totalmente il mondo del bio; Pausa Pane Bio, un servizio che propone la creazione di un truck itinerante per i quartieri di Milano che si dedichi alla produzione di pane biologico e Organic Code, un Qr code, che attraverso la lettura del codice a barre, possa dare informazioni sul prodotto, ripercorrendo digitalmente il concetto di etichetta narrante.
A Bologna l’hackaton ha richiamato presso Alma Graduate School circa 150 partecipanti che hanno lavorato sul tema della “ristorazione collettiva”. I tre principali progetti emersi e vincitori sono stati Rethink Canteens!, un’app dedicata a migliorare il booking e la gestione delle mense; Slower is healthier, un progetto che vuole trasformare il concetto di mensa in una boutique del buon cibo e della socializzazione; FoodAction Production, progetto di comunicazione che vuole far leva sui social network per aumentare l’attenzione al cibo sano.
“Riunire con background e competenze diverse in un contesto comune, facendole lavorare su un tema specifico può generare una grande capacità innovativa. – sostiene Sara Roversi – Come Future Food Institute contiamo su questi metodi per aprire dialoghi e, messe sul tavolo le questioni, fornire risposte frutto della conversazione tra professionisti di vari settori, studenti, mentor, docenti, startupper. Inoltre, intendiamo offrire ai progetti meritevoli il nostro supporto, sia come FFI che come You Can Group, per fare in modo che possano concretizzarsi.”
Tim West, prima chef, poi fondatore di Future Food Tech e “inventore” dei Food Hackaton, mentor all’evento di Bologna ha affermato: “I think the future is going to be delicious. There’s this thing I love right now and it is a critique about the US: “the US will always do what is right after exhausting every other option”. I think that our food system now is so broken that we have exhausted every other options. We need to improve it. And that’s what the future holds for us: all of us coming together beyond the US and really enjoying this process of changing the food system.”
Un prossimo food hackaton di FFI dovrebbe essere organizzato già per il prossimo settembre, intanto è possibile entrare nella community e augurarci che anche l’Expo 2015 milanese possa abbracciare la filosofia di food hackaton.
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