Forum PA 2017, sostenibilità e il nuovo ruolo del settore pubblico

Più volte abbiamo parlato di come il mondo stia affrontando un cambiamento epocale, in cui la tecnologia ha giocato un ruolo di fattore scatenante, ma può anche offrire gli strumenti per dare a questi cambiamenti la giusta direzione. Anche le organizzazioni statali stanno entrando in crisi e le città stanno assumendo un nuovo ruolo. Emergono nuovi modelli di cittadinanza, nuovi modelli organizzativi, nuovi modelli aziendali, ed è chiaro che trovare la quadra tra queste nuove realtà è una delle sfide, poiché solo partecipazione, network, decentramento possono all’unisono portare a obiettivi realmente condivisi e duraturi. Un evento apre una finestra su tutto questo scenario. Il Forum PA è l’evento che in Italia oramai da 28 anni segue la modernizzazione della pubblica amministrazione e l‘edizione 2017, che si terrà a Roma come di consueto il prossimo maggio, (per la prima volta nella “nuvola di Fuksas”), è ambiziosa e mira ad allargare la prospettiva entro la quale osservare l’evoluzione della PA italiana che deve oramai confrontarsi con una cambiamento paradigmatico a livello mondiale, con sfide incombenti che richiedono attenzione prioritaria da parte di ciascun Paese e la collaborazione di tutti. La PA, oggi, a tutti i livelli, deve avere un cambio di passo culturale e capire che non ha solo compiti e doveri nei confronti dei propri cittadini, ma è chiamata a sostenere attivamente un ruolo nello scenario mondiale. “L’innovazione e il cambiamento sono possibili solo se si attivano realmente processi partecipativi – sottolinea  Gianni Dominici, Direttore generale di FPA, azienda che organizza la manifestazione  – questo approccio deve diventare la prassi e non l’eccezione, superando definitivamente il modello tradizionale che vede da una parte la PA e dall’altra i cittadini e le imprese”. L’indirizzo in questa direzione lo hanno dato le Nazioni Unite, che con il programma dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (da raggiungere entro il 2030) indica che modo le varie nazioni del mondo (quindi anche le loro amministrazioni pubbliche) sono chiamate ad attivarsi affinché si raggiunga un benessere e una qualità della vita distribuito in tutto il pianeta. Per qualunque cittadino è possibile verificare quotidianamente attraverso la propria esperienza, o l’ascolto di notizie, che il mondo intero vive una crisi profonda di tipo economico, ambientale, lavorativo, politico, sociale. Che il mondo è arrivato a uno di quei momenti storici “epocali”. La digitalizzazione del mondo, che ha dato prove positive di sé in moltissimi settori,  oggi mostra anche i rischi che comporta e la necessità che venga gestita nella giusta maniera affinché non diventi un ulteriore elemento di disuguaglianza sociale. L’industria 4.0, l’automazione, ha già cominciato a modificare il mercato del lavoro, distruggendo posti di lavoro, ma anche creando nuove figure professionali qualificate. Un cambiamento che è appena cominciato, ma porterà in tempi anche piuttosto brevi a dover rivedere completamente tutta la disciplina del lavoro e il nostro modello pensionistico e fiscale.  Questo passaggio industriale significa anche una cosa: che la ricchezza prodotta industrialmente si sposterà, grazie all’automazione, con molta decisione verso il capitale. Descrive molto efficacemente questo aspetto  Jeffrey Sachs, economista, esperto di tecnologie, professore della Columbia University, saggista, tra i 100 leader mondiali più influenti secondo il Times, e quest’anno keynote speaker al Forum PA. 

  “I robot sono dunque un male? – chiede Sachs – No. Perché i robot ci permettono di essere più produttivi, di avere un’economia migliore e, se lo usiamo bene, di avere più tempo libero per noi, di avere un ambiente più sicuro, più pulito, pensiamo alle auto a guida autonoma. Ma, bisogna condividere i benefici in modo che non tutti finiscono nelle mani di poche persone molto, molto ricche di capitale. Questo è il punto fondamentale. È sì, espandere la produttività dell’economia, utilizzare le tecnologie, ma assicurarsi che la distribuzione del reddito non sia selvaggia.” Ascoltare la lectio di Jeoffrey Sachs è il primo momento imperdibile del Forum PA 2017. Ma non è l’unico. La manifestazione avrà, oltre a un’area espositiva completamente rielaborata rispetto alle passate edizioni, caratterizzata da spazi (e mood) più open, un programma congressuale molto ricco che si articolerà in eventi di scenario, per guardare ai temi dello sviluppo sostenibile nell’ottica di un’agenda per i prossimi quindici anni; convegni tematici dedicati alle singole grandi politiche d’innovazione, dalla PA digitale alle politiche di sviluppo e coesione, dalle politiche attive del lavoro alla riforma dell’amministrazione, dalla governance delle città ai grandi programmi di politica industriale come “Industria 4.0”, solo per citarne alcuni; tavoli di lavoro riservati ai vertici delle amministrazioni e delle aziende; seminari e academy, occasioni di formazione gratuita su temi di grande attualità Sono queste le tipologie di evento che animeranno la tre giorni di FORUM PA 2017. “Quello che vogliamo – dice Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA, che presenta ufficialmente la nuova edizione in questo post – è una PA che usi le tecnologie, come anche gli strumenti di partecipazione e collaborazione, per fare la sua parte nel costruire uno sviluppo sociale ed economico sostenibile. Le tecnologie, non ci stancheremo mai di ripeterlo, sono un mezzo, uno strumento abilitante, non sono mai fini a se stesse”. L’agenda dei lavori, in progress, è consultabile su questa pagina.

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