Era l’estate di un non lontano 2011 quando ho incontrato Fabrizio Gramuglio la prima volta: già rispettato esperto di riconoscimento vocale lui, già imprenditore navigante tra progetti di Artificial Intelligence e assistenti virtual io.
Fabrizio si presentò sottoponendomi un’idea a dir poco “folle”: sviluppare un prodotto che fosse in grado di creare esseri umani digitali realistici al punto di poter preservare, arricchire ed esternare i propri sentimenti, ricordi, passioni e capaci di discuterne con esseri umani in carne ed ossa. Chi non ha presente l’ologramma della Principessa Leila con cui parla Obi Wan Kenobi nel primo (.. quarto) episodio di Star Wars? Chi non né è rimasto in qualche modo affascinato, come se quella tecnologia bastasse a collocare gli eventi narrati nel futuro più fantascientifico mai agognato? Ecco, la nostra follia si proponeva di rendere reale una cosa simile ma molto, molto, più reale: la nostra Persona digitale avrebbe provato emozioni, avrebbe dialogato, preso decisioni non solo in base a meccanismi di Intelligenza Artificiale, ma anche in base ai propri valori etici, morali ed emotivi. Come si usa dire: “secondo coscienza”.
Un vero e proprio “doppio digitale” che balenava nella mente di Fabrizio da almeno 10 anni, attendendo e lavorando affinché le tecnologie maturassero abbastanza per poter esser coniugate alle nostre competenze e, finalmente, dar vita a Forever.
Alcuni giorni dopo il primo incontro, Fabrizio mi inviava già una mail dove compariva una prima ipotesi di architettura del progetto: ormai avvolti dalla calura ferragostana cominciammo a sviluppare Gantt, Business Model e Business Plan, pronti per presentare il tutto a Innovation Factory (http://www.innovationfactory.it/), incubatore dell’Area Science Park di Trieste.
Ripensandoci non posso che domandarmi, con un sorriso, come mai non ci abbiano sbattuto fuori dopo i primi 5 minuti: inaspettatamente ci offrirono tutto il tempo necessario per esporre e motivare sia il progetto sia i numerosi sottesi che si andavano via via formando.
Per tutta la durata della fase di incubazione del progetto, Innovation Factory ci sostenne finanziariamente e moralmente anche se, a dirla tutta, anni dopo ci confessarono che il ragionamento che li aveva portati a sposare la nostra causa non fosse altro che ” forse son matti, ma se avessero ragione…”
E allora le danze ebbero inizio: Business Plan, Scientific Committee (http://www.foreverproject.it/scientific-committee/) d’alto profilo, Advisors internazionali (http://www.foreverproject.it/advisors/) brevetti, HSI, prototipo. Dopo poco più di anno avevamo tutto: la fattibilità, financials ed un prototipo da mostrare. Pur partecipando ad importanti tender italiani e raggiungendo sempre la fase finale di questi, avevamo collezionato solo numerose pacche sulle spalle, vuoi perché “poco incasellabili”, vuoi perché ” troppo arditamente geniali”. Alla luce di questo decidemmo di fare armi e bagagli e, con gli ultimi soldi rimasti, partire per New York per presentare il nostro progetto Forever al Private Equity Forum. L’ atmosfera risultò da subito diversa, il non essere incasellati non risultava esser un problema ma, da pragmatici quali sono gli Americani, volevano toccare con mano il progetto: trovati gli advisor, ci chiusero in una stanza per tre giorni a “farci le pulci”.
Tutto ciò ci condusse alla fine del recentissimo 2013 con Società nata negli States; brevetti depositati, business plan rivisto, nuovi contatti e opportunità.
Dall’Hub della Singularity University a Susan Jewell dell’ISMC (International Space Medicine Consortium) (http://www.spacemedicineconsortium.com/) direzione Marte per partecipare alla costruzione della prima stazione medica spaziale oltre ad altre interessanti opportunità. Da veri precursori del futuro, siamo stati reclutati, infatti, dal ISMC per due differenti prodotti: Virtual Doctor Assistance (VDA) (http://www.spacemedicineconsortium.com/research/space-psychology-neurology/), figura medica di supporto per le missioni spaziali; e Virtual Spiritual Assistance (VSA) utile a creare un ambiente immersivo in grado di venir incontro alle necessita della squadra in missione sia da un punto di vista psicologico, sia da un punto di vista emotivo.
Contemporaneamente manteniamo uno sguardo verso il passato con l’iniziativa Genius Rebirth (http://www.foreverproject.it/genius-rebirth-documentary-series-agreement…): serie TV/documentario televisivo incentrato sul processo di ricostruzione dell’identità digitale di personaggi storici, primo dei quali, Leonardo da Vinci. Il trailer (realizzato da Zenit Audiovisivi, un produttore italiano indipendente), è stato presentato alle televisioni europee durante il “Sunny Side of the Doc” lo scorso luglio e a settembre si terrà la prima presentazione ufficiale alle televisioni americane.
Forse avremo anche trascurato la ricerca dell’investitore per dare priorità al mercato e allo sviluppo delle nostre utopie, ma un risultato l’abbiamo comunque già raggiunto: nessuno ci considera più solo dei ”folli”.
Giorgio Manfredi è co-founder di Forever
© RIPRODUZIONE RISERVATA