Food economy, perchè My Cooking Box funziona

Il settore alimentare è certamente uno di quelli in cui l’Italia può essere considerata un’autorità: abbiamo la cultura del buon cibo riconosciuta in tutto il mondo, abbiamo tradizione culinaria, abbiamo ottime materie prime, abbiamo industrie alimentari note nel mondo, la dieta mediterranea ha persino l’avvallo dei nutrizionisti perché è sana ed equilibrata. Dunque, anche nella food economy (o se si preferisce food tech), come abbiamo altre volte accennato, dobbiamo convincerci che possiamo diventare un punto di riferimento internazionale. La startup My Cooking Box può essere considerata figlia di questa convinzione, lo dimostra anche il successo ottenuto nella campagna di equity crowdfunding lo scorso novembre con la quale è andata in overfunding del 400%: cercava modestamente 50 mila euro, raggiunti in 20 giorni, cui hanno seguito altri 200 mila da 85 investitori nel mese successivo. Qual è stato il segreto di questo successo? “La campagna di Equity Crowdfunding ha avuto un risultato inaspettato, considerando che eravamo partiti con un budget prefissato di 50mila euro e ne abbiamo ottenuti 200mila. – dice la fondatrice Chiara Rota – Crediamo che il successo di questa campagna sia stato determinato da come abbiamo presentato il nostro modello di business, fortemente focalizzato sugli obiettivi e sul target. Un progetto, il nostro, di per sé molto semplice, ma che, riteniamo, parte da una giusta intuizione e capace di avere un grande potenziale, in Italia, ma soprattutto all’estero”. My Cooking Box in effetti ha semplicemente ideato un bel sistema di distribuzione di prodotti di qualità italiani, appoggiandosi alla tradizione culinaria e sfruttandone il potenziale in maniera molto contemporanea. Ha creato un cofanetto molto carino che contiene tutti gli ingredienti, condimenti inclusi, per realizzare un piatto tipico del territorio italiano, studiato ad hoc da chef di fama dell’Accademia del Gusto;  tutto dosato al punto giusto affinché nulla vada sprecato, la preparazione sia perfetta, tutto è spiegato in italiano e inglese: come realizzare il piatto ma anche la descrizione sulla provenienza degli ingredienti utilizzati (Gli ingredienti sono selezionati tra le eccellenze alimentari (eccellenze DOP, IGP, STG). Il target di clientela è ampio e va dal turista che vuole un souvenir gastronomico “evoluto” da portare a casa alla coppia che lavora, o il single, e ha poco tempo per fare la spesa e per cucinare.

L’innovazione: dall’acquisto per prodotto all’acquisto per ricetta

L’idea di riunire in una scatola tutti gli ingredienti per fare un piatto, non è certo nuova nella distribuzione, basta fare un giro al supermercato e si scoprono il kit per fare la torta Margherita piuttosto che le fajitas, ma in genere si va incontro a due problemi: il primo è la scarsa qualità degli ingredienti della scatola; il secondo è che c’è sempre bisogno di aggiungere un ingrediente extra che magari è proprio quello che ci manca.. Proprio da questo parte Chiara Rota, la fondatrice di My Cooking Box, che osservando il processo d’acquisto, nota che  il  consumatore ha l’abitudine ad acquistare per prodotto e, spesso e volentieri, si ritrova con la  dispensa piena ma senza quell’ultimo ingrediente necessario per realizzare il piatto preferito. Quindi, perché non cambiare questo processo e indurre il consumatore ad acquistare per ricetta?

L’intuizione di Chiara piace e le permette di accedere, nel febbraio 2015, all’acceleratore d’impresa SpeedMiUp dell’Università Bocconi e Camera di Commercio di Milano. Un mese dopo viene depositato il marchio My Cooking Box e costituita Ricetta Italiana Srl, una società a responsabilità limitata che vede la partecipazione di tre soci. Oltre a Chiara, entrano a farvi parte Francesca Pezzotta, bergamasca di quarantatre anni, ex amministratore di una società di servizi logistici per aziende nel settore alimentare e Alessandro Riva, trentadue anni, anche lui di Bergamo, con una laurea in Economia e Commercio e l ’esperienza presso la Direzione del Personale di differenti realtà multinazionali. I risultati fin qui ottenuti hanno permesso ai tre soci di capire che proprio il target internazionale è quello principale per il loro prodotto.
Partendo, dunque, da un capitale iniziale di 100mila euro, investiti dai fondatori, si sono aggiunti i
200mila euro provenienti dal crowdfunding che consentiranno di perseguire piani
più ambiziosi: per esempio, si vuole mettere in produzione, nel 2017, ulteriori quattro cofanetti, l’assemblaggio dei quali avviene attualmente a Gorle in provincia di Bergamo. Qui arrivano tutti gli ingredienti già precedentemente confezionati dalle aziende produttrici e ogni pack “ricetta” è brandizzato My Cooking Box. Inoltre la startup intende muovere i primi passi all’estero, partendo da Germania, Spagna, Svizzera e UK.
Attualmente, in Italia, My Cooking Box è presente negli shop enogastronomici, ma l’obiettivo è di
raggiungere la distribuzione negli aeroporti, nei negozi di località turistiche, in hotel e strutture ricettive in generale. Inoltre, a breve, sarà attivo un sito di e-commerce dedicato.
Attualmente i cofanetti si possono acquistare anche  su Amazon, costano tra i 15 euro ai 45 euro (2-5 persone).

 

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