Fondo Nazionale Innovazione, ecco il Piano industriale 2020-2022

Tanto tuonò che piovve. Il governo ha presentato il piano di azione, o meglio il Piano industriale 2020-2022 intitolato “Dall’Italia per innovare l’Italia” di CDP Venture Capital SGR, vale a dire del Fondo Nazionale Innovazione. Il Fondo Nazionale Innovazione è sempre quello che emise i primi vagiti a marzo del 2019 quando fu presentato ufficialmente dall’allora ministro per lo Sviluppo economico Luigi Di Maio (ne scrivemmo qui) e che oggi si presenta con un piano di azione più strutturato, e soprattutto operativo. Alla conferenza stampa di lancio del nuovo piano industriale sono intervenuti il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, l’amministratore delegato di CDP Fabrizio Palermo, la presidente di CDP Venture Capital SGR (che è il nome ufficiale del veicolo di investimento Fondo Nazionale Innovazione) Francesca Bria e l’amministratore delegato di CDP Venture Capital SGR Enrico Resmini. Il ministro ha sottolineato come l’innovazione tecnologica sia fondamentale soprattutto ora che serve gestire i cambiamenti e che l’emergenza Covid-19 ha accelerato notevolmente la necessità di sviluppare e adottare nuove tecnologie, ha enfatizzato come il governo sia cosciente del fatto che l’Italia è in forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei in relazione agli investimenti in innovazione d’impresa. Ritardo che deve essere colmato, cosa che può accadere solo se si accelera sull’azione e se la massa critica di fondi arriva a chi fa innovazione d’impresa, certo nei mesi scorsi sono state fatte dal Fondo Nazionale Innovazione alcune operazioni ma siamo ancora lontani dall’avere generato quel salto strutturale capace di colmare il suddetto gap, ci auguriamo quindi che il Piano Industriale rappresenti tale accelerazione. Fabrizio Palermo ha introdotto la struttura tecnica del piano che poi è stata dettagliata da Enrico Resmini affermando che vi sono quattro mega trend su cui lavorare e che si declinano nell’innovazione tecnologica, nella transizione energetica, nei cambiamenti sociali e nello sviluppo del commercio internazionale. Ricorda che oggi CDP è azionista di oltre 500 aziende e che la questione dei finanziamenti si articola sì sulla disponibilità di fondi, ma anche sulla necessità di avere dei professionisti che sappiano gestire tali investimenti, su un sistema che sia capace di integrare le università con le aziende e sulla presenza di investitori capaci di rispondere a tutto il ciclo di vita delle startup, quindi dalle fasi iniziali a quelle di crescita. C’è anche, dice sempre Palermo, un nuovo contesto normativo favorevole al venture capital ed è quindi giunto il momento di alzare il livello di ambizione e puntare a una crescita strutturale del venture capital con particolare attenzione al centro-sud. Lo si fa con i vari fondi che sono stati creati sotto il cappello del Fondo Nazionale Innovazione che è appunto la CDP Venture Capital SGR con sede a Roma e con l’obiettivo di investire, entro il 2022, un miliardo di euro in mille startup.

Francesca Bria, presidente CDP Venture Capital SGR

Bria sottolinea che il piano industriale è già partito e che si tratta di un salto di qualità per il venture capital in Italia. Serve agire in modo nuovo anche a seguito del Covid-19, serve elevare la competitività del Paese, serve fare leva sul patrimonio di startup e imprese innovative e sulle tendenze emerse durante l’emergenza come l’e-commerce, lo smart working e la didattica a distanza. Il Fondo Nazionale Innovazione ha anche il compito di enfatizzare la centralità dell’innovazione nell’economia del Paese e di attrarre capitali anche dall’estero. Serve sostenere startup, scaleup, acceleratori di nuova generazione, serve coordinarsi con tutti gli attori del settore, serve operare nel quadro europeo affinché l’Europa ritrovi la sua leadership sull’innovazione e la sua sovranità tecnologica come di recente ha affermato anche EIT Digital in un rapporto di cui abbiamo scritto qui. Sempre Bria afferma come le startup siano fonte di crescita occupazionale e di come il ritardo rispetto alle altre economie simili alla nostra si stia già colmando in termini di fondi raccolti, di creazione di unicorni, di exit benché ci sia ancora molto lavoro da fare perché il venture capital in Italia è ancora troppo piccolo e poco attrattivo, l’Italia è decima in Europa per capacità di sostenere le startup e investe un settimo di quanto viene investito in Francia. Il Fondo Nazionale Innovazione deve essere perno di questa accelerazione, deve sapere catalizzare gli investimenti badando anche al Mezzogiorno. Deve collaborare attivamente con Banca europea degli investimenti e Fondo europeo degli investimenti ma soprattutto deve avere una missione non solo finanziaria ma anche culturale contribuendo alla transizione digitale e alla transizione verde, è di certo una sfida impegnativa ma è un progetto necessario per il sistema Paese. Resmini ha illustrato la struttura del progetto con i diversi fondi tra cui quelli nuovi che sono il Fondo Acceleratori costituito a marzo 2020 con una dotazione iniziale di 125 milioni di euro nel cui quadro si innesta anche l’iniziativa Acceler-ORA per sostenere il lavoro degli acceleratori che hanno sofferto a causa dell’emergenza Covid-19 e che partirà entro settembre 2020 con una dotazione complessiva di 8,75 milioni di euro e interventi singoli fino a un massimo di 300mila euro. Il Fondo Tech Transfer che sarà attivo entro il terzo trimestre 2020 con una dotazione iniziale di 150 milioni di euro a supporto del trasferimento tecnologico, il Fondo Corporate Venture Capital che pure partirà entro il terzo trimestre e che pure avrà una dotazione iniziale di 150 milioni di euro e che si propone di coinvolgere alcune delle principali aziende partecipate da CDP in veste di limited partner, e poi il Fondo Late Stage che partirà entro la prima metà del prossimo anno, che avrà una dotazione iniziale di 100 milioni di euro e che si dedicherà a startup che sono in fase di maturazione più avanzata e che devono quindi consolidare il loro business ed espandersi a livello internazionale. Questi fondi si affiancano a quelli già esistenti che sono il Fondo Italia Venture I con 80 milioni di euro di dotazione attivo dal 2015 che opera in modalità di co-investimento e che oggi gestisce un portafoglio di 20 aziende in fase di crescita. Il Fondo Italia Venture II – Fondo Imprese Sud che punta a investire in startup e Pmi innovative nelle regioni di Abruzzo, Campania, Sardegna, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia, questo fondo ha una dotazione di 150 milioni di euro e benché non abbia ancora aziende in portafoglio ha deliberato investimento per complessivi 16 milioni di euro di cui 6 milioni nell’iniziativa Seed per il Sud per finanziare startup in fase seed e pre-seed. Il Fondo di Fondi VentureItaly che ha una dotazione di 300 milioni di euro e che investe in fondi VC e che fino a ora ha deliberato la sottoscrizione dei fondi Primo Space Fund gestito da Primomiglio SGR, Claris Biotech I gestito da Claris Ventures SGR e un terzo fondo dedicato alle scaleup.

Enrico Resmini, amministratore delegato CDP Venture Capital SGR

È stato poi fatto un riepilogo delle startup in cui i fondi hanno investito: Sweetguest dove il Fondo Italia Venture I, già azionista della società al 7%, nel 2020 l’ha supportata nell’affrontare la crisi di liquidità provocata dall’emergenza Covid-19 partecipando insieme ad altri soci investitori a un round di complessivi 2 milioni di euro; Echolight dove sempre il Fondo Italia Venture I che era già azionista per il 9% ha, sempre nel 2020, partecipato al round da 5 milioni di euro complessivi con altri soci investitori al fine di supportare l’ulteriore validazione clinica del prodotto all’estero e la commercializzazione negli USA. Sardex che ha visto sempre il Fondo Italia Venture I che è azionista dal 2016, guidare quest’anno un round di investimento su più tranche per complessivi 3,8 milioni di euro insieme a Primomiglio e Fondazione di Sardegna con l’obiettivo di continuare a supportare la crescita della società. Infine da dicembre 2018 Restorative Neurotech è stata selezionata dal percorso di accelerazione di Social Fare Seed ricevendo un round pre-seed da 110 mila euro, qui è previsto l’ingresso del Fondo Italia Venture II (quello che come detto investe nelle startup con sede nel Mezzogiorno) attraverso un aumento di capitale da 600mila euro per supportare lo sviluppo della società in co-investimento con altri investitori. Resmini ha sottolineato che in Italia ci sono tantissime startup ma che esse hanno oggi due problemi principali: restano piccole e hanno un tasso di mortalità troppo basso, circa il 3% rispetto al 30% della Francia. Problemi che possono essere risolti con le azioni del Fondo Nazionale Innovazione nel sostenere lo sviluppo dell’industria del VC che oggi vede la presenza di pochi operatori che sono ancora troppo piccoli, nella razionalizzazione degli acceleratori che oggi sono quasi 200 ma da loro passa solo meno del 20% delle startup, e con la accelerazione su open innovation corporate venture capital dove siamo ancora molto in ritardo. Ciò che il piano vuole fare, ha aggiunto l’AD, e che nonostante l’emergenza Covid-19 deve diventare pienamente operativo, è rilasciare capitali in modo efficace, sostenere lo sviluppo del VC generando effetto leva, fare in modo che aumenti il numero di startup che passa dagli acceleratori i quali però devono essere ben fatti e avere visione internazionale. Si intendono realizzare investimenti per 250-300 milioni di euro entro la fine dell’anno, lo slogan di questo Piano industriale è riassumibile in ‘mille milioni per mille startup’. È positivo rilevare che coloro che governano questa iniziativa hanno le idee chiare sia relativamente ai problemi da risolvere, sia sul fatto che vi è urgenza di risolverli, sia su quali sono gli strumenti per risolverli (maggiori dettagli sui fondi, sulle startup investite e sulle altre iniziative, comprese quelle di marketing e comunicazione a supporto del Piano Industriale li trovate sul sito di CDP Venture Capital SGR) E’ fondamentale che si passi rapidamente all’azione perché il tempo è scaduto e non si può attendere oltre per dare all’intero ecosistema italiano dell’innovazione d’impresa quella spinta che si attende da anni. Spinta che può arrivare solo da forti sinergie tra le risorse pubbliche e private, che deve concentrarsi sulla creazione di valore reale con obiettivi nel breve, medio e lungo termine, che deve evitare che il pubblico si sostituisca al privato ma che si comporti da facilitatore, acceleratore e vero sostenitore delle azioni che comunque devono, per essere sane, operare in regime di libero mercato. Abbiamo scritto in questo articolo le cose che sono state dette durante la conferenza stampa di presentazione del Piano Industriale di CDP Venture Capital SGR perché è sulla base di queste dichiarazioni che poi si potrà verificare – alla fine di quest’anno e a metà del prossimo prima, e alla fine del periodo del piano industriale poi – quali saranno i risultati ottenuti, risultati che valuteremo in termini di investimenti, di qualità, più che di quantità, di aziende che sono state supportate e che si sono sviluppate, andremo a vedere quali sono le aziende che parteciperanno al fondo di CVC e come i capitali saranno erogati, con quali modalità, con quali tempi, con quali criteri. Solo così il progetto del CDP Venture Capital SGR, il Fondo Nazionale Innovazione, potrà essere efficace e solo così potrà uscire da quelle secche che gli hanno impedito di fare nell’ultimo anno e più, ciò che ora si propone di fare. Ciò che ci auguriamo vivamente è che la prossima conferenza stampa non sia un nuovo lancio o rilancio del progetto ma un consuntivo dei risultati raggiunti magari accompagnato da ulteriori azioni per dare sia una visione a lungo termine sia per proporre eventuali aggiustamenti qualora alcuni degli strumenti abbiano ottenuto risultati meno soddisfacenti del previsto. @emilabirascid   Photo by Dario Veronesi on Unsplash

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