Per avere una visione il più possibile completa e dettagliata di quanto succede in un contesto è necessario scattare una fotografia. Un’immagine capace di mettere a fuoco i contorni di ciò che si desidera conoscere meglio, capace di enfatizzare quelli maggiormente nitidi e di portare l’attenzione su quelli che invece richiedono attenzione perché migliorabili. Da tempo si ha la sensazione che a Milano il settore delle startup fintech – quelle che si occupano di finanza, di servizi bancari, di risparmio, di pagamenti, di servizi legati al mondo delle assicurazioni, delle cripto-monete, dei finanziamenti – si stia sviluppando e stia crescendo in modo strutturale. Tanto che l’ecosistema cittadino avrebbe anche tutti i numeri per proporsi come punto di riferimento per il sud Europa e anche in questo senso i segnali non mancano, si pensi per esempio a Revolut (qui l’intervista che abbiamo fatto al Ceo e co-fondatore Nikolay Storonsky ) che ha scelto proprio Milano come centro delle sue operazioni per i mercati dell’Europa del sud appunto. Per comprendere meglio se e come le startup fintech a Milano stanno attecchendo serviva una fotografia appunto, un’analisi che aiutasse a comprendere quali sono gli elementi favorevoli e quali invece gli ostacoli ancora presenti e i problemi ancora da risolvere. Ci ha pensato Endeavor (l’organizzazione internazionale no profit che aiuta le aziende innovative a scalare e a diventare internazionali – qui la intervista alla sua fondatrice Linda Rottenberg ) con il supporto di Fintech District, BIP e Simbiosity. Endeavor Insight, la divisione che si occupa appunto di ricerche, ha infatti presentato lo scorso 4 febbraio il report Mapping Milan Fintech che può essere scaricato a questo link e dal quale emergono elementi che aiutano a capire ciò che accade. A livello quantitativo – viene messo in evidenza dal report – l’ecosistema è fertile ma c’è un numero ridottissimo di scaleup con più di 50 dipendenti, che sono il fattore trainante in termini di impatto, fatturato e crescita occupazionale. A livello di social network analysis si evidenzia la scarsa prevalenza tra gli imprenditori fintech in Italia dello strumento della mentorship in comparazione ad altri ecosistemi. A livello culturale vi è un grave ‘buco di percezione’ tra i rispondenti alle interviste, che inseriscono la disparità di genere all’ultimo posto tra i problemi del fintech in Italia, ma che sono loro stessi meno del 10% donne. “Sono stati evidenziati pochi rapporti di mentorship, ma è emerso come centrale il ruolo delle organizzazioni di imprenditori come Endeavor, Fintech District o Italia Fintech – spiega a Startupbusiness Gloria Seveso, manager Entrepreneur selection & growth di Endeavor Italia -. Questo accompagnato da un alto livello di fiducia segnalato degli imprenditori verso gli altri imprenditori, mentre sono molto bassi i livelli di fiducia nei confronti di politici e investitori. Il risultato più evidente è che a Milano, e in Italia in generale, le aziende fanno fatica a scalare. Delle oltre 80 realtà fintech nate a Milano negli ultimi 5 anni, solo il 5% ha raggiunto o superato i 50 dipendenti. Si tratta di un limite significativo, perché l’effettiva crescita dell’ecosistema è trainata proprio da queste realtà”. “La finanza è il sistema nervoso dell’economia e il fintech si configura come un abilitatore formidabile per migliorare il modo di vivere e di lavorare delle persone e delle imprese – aggiunge Raffaele Mauro, managing director di Endeavor Italia – . Anche in Italia si sta aggregando una massa critica di startup nel settore fintech, principalmente nell’hub di Milano. Lo studio presentato il 4 febbraio, analizzando i legami e le prospettive degli imprenditori operanti in quest’area, fa luce sui limiti e sulle potenzialità dell’ecosistema locale. La rete milanese mostra alcuni punti di forza importanti, come la sua crescita costante e la presenza di un’elevata fiducia reciproca tra i soggetti coinvolti, dall’altro lato c’è molto da fare per risolvere le criticità: rendere la regolazione compatibile con la sperimentazione e l’innovazione, ridurre le disparità di genere, facilitare l’accesso ai fattori abilitanti, principalmente capitale e talento, per crescita delle imprese al fine di far maturare casi di scaleup”. La fotografia che Endevor Insight ha scattato aiuta ad avere la visione dello scenario, ciò che emerge è però poco sorprendente perché ricalca le criticità che da sempre caratterizzano l’ecosistema italiano: accesso e disponibilità di fondi per gli investimenti ancora troppo limitata, cosa che obbliga spesso le imprese che vogliono scalare a spostarsi all’estero; mercato ancora tiepido soprattutto in relazione all’attenzione da parte delle grandi imprese e aspetti regolatori e normativi che rendono il processo più complesso. Elementi questi che valgono non solo per il fintech ma in generale per tutti coloro che fanno imprese innovative, sappiamo, e lo scriviamo, che negli ultimi anni la situazione è di gran lunga migliorata sia a livello di maturazione dell’ecosistema, sia a livello di fondi disponibili, sia a livello di consapevolezza generale verso l’importanza dell’innovazione d’impresa, ma non è ancora sufficiente, bisogna fare di più e bisogna essere più ambiziosi. È opportuno che report come quello realizzato da Endavor Isnight vengano realizzati, pubblicati e divulgati perché ci permettono di tenere viva l’attenzione sui problemi e le questioni che, se risolte, potrebbero veramente dare una accelerazione allo sviluppo di nuove imprese, che significa sviluppo dell’economia, che significa posti di lavoro qualificati, che significa capacità di giocare sullo scacchiere internazionale, che significa investire sul futuro sempre più imminente. @emilabirascid
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