È la perfetta fusione tra fashion tech e food tech, la catarsi del made in Italy di nuova generazione che mette insieme la bontà del vino con la bellezza di borse, scarpe e abiti in pelle e l’innovazione ecosostenibile. Si chiama Vegea ed è un tessuto che ha le medesime caratteristiche fisiche della pelle di origine animale ma è derivata dagli scarti della lavorazione del vino: ogni dieci litri di vino si producono 2,5 chilogrammi di vinaccia che consentono di produrre un metro quadro di Vegea. La startup, che si chiama Vegea come il suo prodotto, nasce nel 2016, a Milano, come azienda produttrice di biomateriali da utilizzare nei settori fashion e design grazie all’intuizione e al lavoro dei due fondatori: Gianpiero Tessitore, classe 1979, architetto, e Francesco Merlino, classe 1989 chimico industriale, i quali, spinti dalla volontà di trovare soluzioni ecosostenibili per il settore moda, intraprendono un percorso di ricerca e investono per sviluppare una tecnologia innovativa per la produzione di tessuti tecnici bio-based. In collaborazione con Centri di Ricerca Specializzati nella sintesi di macromolecole viene condotto uno studio su molteplici matrici vegetali dell’agro-industria, con l’obiettivo di creare materiali bio-based da fonti vegetali rinnovabili. Questo studio ha portato ad identificare i derivati della lavorazione vitivinicola, la vinaccia: l’insieme dei semi e bucce dell’uva che si ricavano durante la produzione del vino, come la materia prima ideale. Essa contiene composti polifunzionali che costituiscono la base ottimale per la creazione di tessuti tecnici ecosostenibili. La valorizzazione dei sottoprodotti della lavorazione vinicola è importante per la sostenibilità ambientale. Nel processo produttivo di Vegea, tali derivati di natura organica vengono trasformati in un biomateriale dall’ alto valore aggiunto. Il modello di economia circolare adottato rappresenta una risposta alle problematiche connesse al sistema economico lineare, che diventa sempre più insostenibile, inefficiente e costoso, in quanto legato allo sfruttamento di risorse non rinnovabili. Recentemente il team di Vegea, oltre ai due fondatori anche la chief marketing officer Valentina Longobardo, hanno presentato a Milano, presso la Vigna di Leonardo, i primi prototipi delle collezioni di abiti, scarpe e borse realizzati con Vegea. Per la creazione di prototipi moda la startup italiana ha scelto di affidare alla direzione creativa dell’eco-designer Tiziano Guardini, talento emergente del suo settore, la prima sperimentazione. Insieme al designer hanno lavorato anche artigiani e artisti: Giovanna D’Ulisse e Francesca Latini dette “Le Mastro” per le calzature, artigiano storico Stefano Gambini per le borse, i couturier Antonio Martino ed Emilia Caccia per gli abiti e per la parte Gioiello Volpe la designer Emanuela Vannini, il tutto con la collaborazione di Pietro Pala Ako Studio per le operazioni di laser cut ed engraving. “E’ per noi questo un passo fondamentale – spiega a Startupbusiness Gianpiero Tessitore – perché ci permette di mostrare in modo completo le potenzialità effettive di Vegea che ha già attirato l’attenzione di vari potenziali partner a livello internazionale, dagli Usa alla Cina”. Vegea è quindi allo stesso tempo una innovazione in termini di materiale, una innovazione in termini di eco-sostenibilità e una innovazione in termini di efficienza con la sua capacità di utilizzare materiali abitualmente considerati alla stregua di scarti. Ed è pure caratterizzante del made in Italy sia per la sua capacità di essere utilizzata in prodotti ad alto valore di design, sia per il fatto che la materia prima arriva dalla produzione del vino, traducendosi quindi in opportunità anche per le case vinicole che desiderano esplorare nuove potenzialità di crescita e di business.
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