Oggi si parla più serenamente del fallimento della startup, persino la normativa sulle startup innovativa ne prevede la depenalizzazione per gli amministratori. Gli unici a non accettarlo serenamente siamo noi founder. Perché in gioco è tutta la nostra persona, tutta la nostra professionalità. Se la startup a cui hai dedicato anni di immensi sforzi, slanci di passione e indefessa abnegazione; per la quale hai scalato montagne, siglato accordi, forzato il tuo carattere in modi che non avresti voluto fare per niente e nessun altro, alla fine e nonostante tutti gli sforzi fallisce, è bene che tu lo sappia con certezza: “non sei un impostore”. Non sei un imbroglione. Non è solo un modo di dire. Nel 2012, Valery Young scrittrice e conferenziera americana scrive il libro “Vali di più di quel che pensi” dedicato ad una sindrome chiamata “Sindrome dell’impostore”. Una sindrome che affligge almeno occasionalmente oltre il 50% delle persone. Soprattutto nell’ambito di professioni creative e intellettuali. Da quel momento si accumulano centinaia di pubblicazioni e articoli sull’argomento. Chi ne soffre (qualcuno sporadicamente, qualcuno regolarmente) ritiene che nonostante i tanti riscontri positivi, i propri traguardi siano più frutto del caso o di un colpo fortunato del destino, che non un merito. Gli “impostori” (quelli della sindrome) minimizzano i propri successi e hanno un pensiero/incubo ricorrente: che un giorno arrivi qualcuno – qualcuno che ne sa davvero della disciplina in cui si cimentano– e li smascheri definitivamente.
Mi sono sentito così, qualche volta. Non ho studiato da imprenditore/manager e ho sempre minimizzato i miei successi. Ho sempre pensato che ci fosse lo zampino del caso e della fortuna. E che tutto fosse appeso a un filo. Così, quando arrivano le battute d’arresto, ti sembra che i tuoi peggiori sospetti fossero nel giusto. E che la pacchia era finita. E qualcuno stava venendo a prendermi. Non c’è esempio migliore di battuta d’arresto che il fallimento della propria startup. La presa d’atto che il progetto non funziona e che nonostante gli infiniti sforzi e tentativi è giunta l’ora di chiudere i battenti. Questo articolo è dedicato a chi ha subito il fallimento della propria startup. Voglio condividere 4 buoni motivi per essere certi che anche in caso di fallimento non si è impostori. 1. Ci hai provato. Hai affrontato rischi e hai percorso il sentiero dell’ignoto. E questo è già di per sé molto di più di quello che la maggior parte dei professionisti fa. Hai affrontato mille imprevisti, ti sei messo in discussione. Ci hai messo la faccia. E ti sei confrontato con una sfida grande e importante. Che se avesse funzionato avrebbe cambiato il destino di tante persone. E questo è già di per sé qualcosa di notevole. 2. Hai perseverato. Sei stato resiliente, forse un po’ ossessivo e compulsivo con la tua idea, ma comunque determinato. Hai sopportato le avversità. Hai aggregato e supportato un team, costituito la società e attratto i primi capitali. Hai resistito alle obiezioni e hai sopportato quantità innumerevoli di “no” e “non mi interessa”. Probabilmente hai investito tue risorse, non solo temporali. Ma anche economiche. E anche solo per questo ti meriti ben più del premio di consolazione. 3. La maggior parte delle startup fallisce. Non dimentichiamocelo. Non hai navigato in un mare sicuro, sei andato al largo in mezzo agli squali. Non hai scelto di aprire un’attività tradizionale. Ti sei proposto di creare un nuovo mercato. Non ci sei riuscito, è vero. Come non ci riescono anche i più grandi imprenditori. E lunghissimo l’elenco delle startup che non sono riuscite. Anche tra gli imprenditori che avevano il curriculum più altisonante. Il tuo fallimento era l’evento più probabile che ti potesse accadere. Nessuno può obiettare a questo. Anzi hai avuto persino il coraggio di riconoscerlo e non indugiare nell’accanimento terapeutico della tua startup. 4. Hai fatto degli errori. Ma chi non li fa? Ne hai fatti sicuramente tanti. E qualcuno poteva forse essere evitato. Ma non avevi un manuale. Stavi imboccando una strada nuova ed eri senza navigatore. Il libretto per le istruzioni non era presente quando dal notaio hai iniziato la tua grande avventura. Tutti i tuoi errori sono stati il risultato del tuo coraggio.Pierluigi Casolari – Startupper, Imprenditore seriale, CEO di YoAgents
https://about.me/piercasolari linkedin.com/in/pierluigicasolari
© RIPRODUZIONE RISERVATA