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A rigore nel mondo delle startup la exit (traducibile in italiano come disinvestimento) è la vendita di quote della società da parte di chi ha profuso capitali e ha investito nella startup e che determina la sua uscita dall’investimento. Un’uscita con soddisfazione, cioè con dei ritorni elevati. Si sa che l’investimento in capitale di rischio da parte di fondi VC e business angel, si regge sul presupposto che a fronte di un determinato numero di investimenti, solo una minoranza di questi, grazie a una “favolosa” exit (dai 5X in su), ripagheranno l’investitore anche delle perdite subite a causa delle società in portfolio che sono andate male. L’exit deve quindi avere un buon moltiplicatore. Tra le principali exit della startup c’è l’IPO ovvero la quotazione in Borsa. Il termine exit, soprattutto nell’ecosistema italiano, viene spesso esteso anche a forme di acquisizione da parte di una società che in realtà non sarebbero da considerare “exit”, sia con riferimento al valore economico della stessa, che con riferimento alla modalità tecnica. Ecco alcune cose da sapere quando si parla di exit.
Come può avvenire l’exit da una startup
L’exit si realizza principalmente in due modi. Quando le quote sono vendute sul mercato azionario, l’exit coincide sostanzialmente con la quotazione in Borsa. Diversamente, un’exit ha luogo cedendo le quote a un’azienda più grande, che generalmente collabora con la società acquisita anche dal punto di vista organizzativo e industriale, oppure a un altro soggetto che opera a livello finanziario, come un fondo di private equity.
Perché l’exit è desiderabile per l’investitore di startup
L’exit è l’obiettivo principale di chi investe in startup perché rappresenta il coronamento del percorso iniziato al momento dell’investimento. E si tratta di un’exit di successo nel momento in cui il valore a cui le quote sono vendute è nettamente superiore a quello a cui sono state acquistate. Per molti soggetti che fanno dell’investimento in nuove imprese ad alto potenziale di crescita il proprio mestiere è una buona exit solo quella in cui il valore è di almeno dieci volte la somma investita. Un fondo di venture capital, per esempio, raccoglie sul mercato le risorse da investire in startup e deve corrispondere una rendita ai sottoscrittori del fondo. Se il valore a cui le quote sono vendute non è abbastanza elevato, non ci sono abbastanza risorse per ripagare capitale e interessi di chi ha sottoscritto il fondo.
Perché l’exit è desiderabile per l’imprenditore-fondatore della startup
L’exit non è il fine ultimo di tutti gli imprenditori ma soltanto di quelli che creano un’impresa per poi ottenere un guadagno dalla vendita: è il caso, per esempio, dei cosiddetti imprenditori seriali, che venduta una propria società utilizzano una parte delle risorse ottenute per crearne una nuova. L’exit può essere inoltre l’obiettivo di quegli imprenditori che continuano ad avere un ruolo di riferimento nella propria società – continuando a esserne i CEO o comunque occupando una posizione da top manager – anche dopo la cessione a un’altra società o alla vendita sul mercato azionario.
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