La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), evoluzione della NFRD (direttiva 214/95/UE), mira a ridurre l’ambiguità della terminologia ESG e la loro educazione e comparabilità nel mercato. Tra gli obiettivi vi è quello di estendere l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità a una fetta più ampia di aziende, comprese le PMI. Sulle direttive UE legate alla Sostenibilità ne avevamo approfondito in questo articolo. A oggi l’obbligo per le PMI quotate è previsto a partire dal 1° gennaio 2026, mentre per quelle non quotate a partire dall’esercizio finanziario 2028 (rendicontazione nel 2029), e non saranno soggette all’obbligo di revisione. Per le PMI non quotate, l’8 novembre 2023, l’EFRAG sustainability reporting ha pubblicato il draft del principio di rendicontazione di sostenibilità “ESRS volontario” per le micro imprese come startup e PMI non quotate. Ottimo strumento per avvicinarsi in vista di un futuro obbligo, come la quotazione o la possibilità di rientrare in due dei tre criteri imposti dalla CSRD: 20 milioni di euro di totale dell’attivo, 40 milioni di euro di ricavi netti, 250 dipendenti medi annui. Se il 31 luglio 2023 la Commissione aveva adottato i primi standard (ESRS – European Sustainability Reporting Standard) e norme trasversali per tutti i temi della sostenibilità al fine di facilitare tale rendicontazione, non aveva ancora adottato i benchmark settoriali e quelli relativi alle grandi aziende extra-UE. Finora la data di adozione di tali standard era stata prevista per il 30 giugno 2024, ma è stata fatta slittare, grazie all’accordo tra i co-legislatori, al 30 giugno 2026. La data di applicazione per le imprese di paesi terzi rimane invece fissata all’esercizio 2028, come stabilito già nella CSRD. L’accordo provvisorio tra Parlamento europeo e Consiglio europeo della scorsa settimana, su proposta della Commissione dello scorso anno, è stato accolto dalla Commissione europea. L’accordo politico sostiene gli obiettivi, ma modifica la natura giuridica del testo (da una decisione della Commissione a una direttiva) al fine di rispettare la base giuridica della proposta, e suggerisce che la Commissione pubblichi otto principi di rendicontazione settoriali non appena siano pronti prima del nuovo termine fissato al 30 giugno 2026. Tale accordo provvisorio raggiunto con il Parlamento europeo dovrà essere approvato e formalmente adottato da entrambe le istituzioni.
Più tempo per l’adeguamento
Mairead McGuinness, Commissaria per i servizi finanziari, la stabilità finanziaria e l’Unione dei mercati dei capitali dichiara: “Questa decisione dimostra che ascoltiamo le preoccupazioni delle imprese e stiamo rispondendo. La rendicontazione sulla sostenibilità da parte delle aziende è fondamentale per la transizione verde e per la trasparenza nei confronti degli investitori. Nel medio e lungo termine obblighi di reporting standardizzati significano meno oneri per le aziende, non di più. Ma comprendiamo che il ritmo del cambiamento può rappresentare una sfida per molte aziende. Ecco perché sono lieto che il Consiglio e il Parlamento abbiano concordato con la nostra proposta di concedere più tempo per adottare standard di rendicontazione specifici per settore. Ciò è pienamente coerente con il nostro obiettivo di ridurre i requisiti complessivi di rendicontazione”. Tale accordo consentirà alle imprese di concentrarsi sull’attuazione della prima serie di ESRS. Sarà inoltre concesso un lasso di tempo maggiore per lo sviluppo di principi di sostenibilità settoriali e di principi per imprese specifiche di paesi terzi. Nello specifico la proroga per l’adeguamento riguarda i settori con emissioni hard-to-abate ed extra UE, come: petrolio e gas, estrazione mineraria, trasporti stradali, prodotti alimentari, automobili, agricoltura, produzione di energia e tessile. (Foto di Gonzalo Leon Jasin su Unsplash )
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