Filippo Renò ha creato Epinova, startup che qualche giorno fa ha vinto il primo premio nella categoria delle imrpese sociali al Premio Marzotto. Ecco tutto ciò che è successo prima di quel giorno e anche un’occhiata su ciò che succederà d’ora in poi nel racconto che Filippo condivide con i lettori di Startupbusiness.
Lavoro nel campo dell’ingegneria tissutale e della biocompatibilità (materiali per impianti prostetici) dal 1999-2000, da quando cioè mi sono trasferito a Novara, dopo aver lavorato a Bologna e Ferrara e dopo un periodo nella University of Washington a Seattle.
Nel 2010 penso di brevettare una matrice bioattiva che vorrei utilizzare nell’ingegneria tissutale della pelle. E’ un’idea che inseguo da anni avendo lavorato con ustioni e cicatrici varie e, dopo diversi tentativi e pochissimi finanziamenti, sono riuscito ad arrivare a un primo risultato. Chiedo aiuto alla mia Università per cominciare l’iter brevettuale e mi aiuta per questo che è il mio secondo brevetto (l’altro è per un polimero con capacità antiossidanti e anticoagulanti).
Per strada leggo un manifesto della startcup Piemonte e Valle d’Aosta. Mai sentita prima. Chiedo in giro e mi indirizzano all’incubatore d’imprese che l’università sponsorizza. Mi chiedono se ho intenzione di creare uno spin-off. Io rispondo che non so neanche esattamente di cosa si tratti. Fatto sta che dopo due mesi (aprile 2011) raccolgo intorno a me e alla mia idea una borsista varesina brava, ma dalle prospettive molto incerte, un mio tesista che stava laureandosi in Scienze dei materiali, due colleghi odontoiatri con cui lavoro da anni e creiamo la Epinova (epidermide nuova o da Novara) e ci aggiungiamo biotech perché le nostre competenze ricadono tutte nell’ambito biotecnologico.
Decidiamo di chiamare la nostra matrice Epigel e mettiamo giù, con l’aiuto dell’incubatore, il primo business plan. Un incubo, non ci capisco niente. Finpiemonte ci aiuta con le spese di creazione della srl, noi ci autofinanziamo per il resto.
Ci iscriviamo alla statcup 2011 Piemonte Valle d’Aosta e veniamo selezionati tra una ventina di idee in campi diversissimi. Molto gasato arrivo a Torino per parlare davanti alla giuria. Do il meglio di me, ma non basta. Entriamo nella rosa dei primi dieci, ma vinciamo un premio di consolazione di settemila euro e molte pacche sulle spalle.
Mi trovo cosi a un primo bivio. Mollare o continuare? L’università italiana è nel bel mezzo della riforma Gelmini, i finanziamenti sono pochissimi, tira una brutta aria e io non ho intenzione di arrendermi. Cominciamo a cercare finanziatori e ne incontriamo diversi, tutti interessatissimi ed entusiasti, ma con nessuna reale capacità imprenditoriale.
Per sviluppare la nostra idea di una pelle artificiale ci vogliono molte centinaia di migliaia di euro (per cominciare) e impariamo che quando ti dicono “non c’è problema!” vuol dire che ce ne sono molti, moltissimi.
Allora comincio ad andare in giro a cercare di qualificarmi meglio, devo imparare e capire la lingua delle aziende. E’ il settembre del 2012. Contatto Filarete e vengo ben accolto, parlo a un loro incontro per Healthy Startup, mi presentano alcuni possibili investitori a cui piacciamo e con cui resto in parola per un ulteriore contatto. A novembre 2012 nulla. Intanto lo staff dell’incubatore di imprese ci iscrive a una competizione che non conoscevamo organizzata da Italia-Camp. Lo veniamo a sapere quando ci comunicano che siamo stati selezionati come partecipanti agli Stati Generali del Centro Nord Italia. Primo dicembre 2012, Verona. Veniamo ascoltati da una giuria di personaggi qualificati, docenti universitari e manager. Applausi scroscianti e vinciamo la selezione come prima startup piemonetese.
Appuntamento a Roma per febbraio a Palazzo Chigi. Mi si sloga la spalla per le pacche, ma dopo poco cade il Governo Monti e l’incontro si sposta a data da destinarsi.
Non ci perdiamo d’animo, pensiamo a una prima applicazione in vitro, solo per ricerca. Mettiamo in vetrina il brevetto su una rete europea che ci ha indicato Finpiemonte. Siamo gli unici a farlo nella nostra università. Incontriamo un grosso player francese, che ci cerca, analizza e dopo un mese ci dice che per la nostra applicazione in vitro non c’è mercato.
Siamo molto allegri.
Nel frattempo cerco finanziamenti per la ricerca, lavoro conto terzi e pubblico lavori su riviste scientifiche nel mio campo. Miglioriamo e raffiniamo l’idea, cerchiamo di lavorare in prospettiva. E intanto mi mangio il fegato.
Febbraio 2012. Basta!
Decido di attaccarmi al telefono e a internet. Non voglio mollare. Ricomincio da quello che ho vicino. Cerco contatti con aziende del biomedicale nei dintorni di Novara. Ne trovo una, un mese per un incontro. Nasce l’idea di un cerotto. Cerchiamo di fatturare con qualcosa di piccolo per arrivare alla nostra pelle artificiale, creare altri brevetti, perché nel frattempo le idee si evolvono, ne nascono altre. Un altro paio di mesi per trovare un produttore. Intanto ricontatto Filarete, tentiamo di iscriverci a Intesa Startup per poter essere selezionati e dopo un corso di formazione con dei business angel incontare dei veri finanziatori. Sicuramente non ci sceglieranno mai, invece siamo tra le dodici startup selezionate, finalmente si impara a tenere un pitch, a programmare il proprio sviluppo, non bisogna navigare a vista. La competizione è fortissima, noi non siamo maturi. Ci fermiamo solo alla formazione, non entriamo nell’arena, ma abbiamo imparato molto. Poco dopo tentiamo di entrare in Seedlab, il nostro incubatore continua a starci accanto e ce la facciamo. L’unica donna della compagnia si sobbarca i viaggi e tutto il lavoro di apprendimento che riversa in Epinova appena possibile. L’attività di ricerca rallenta, ma abbiamo molta fortuna allo stesso tempo. Contattiamo tre tutor di Seedlab e scegliamo quello con cui siamo subito in sintonia, un italiano che vive in Svizzera ma pensa come un anglosassone. Impariamo molto, scorgiamo nuove possibilità nel campo cosmetico senza abbandonare il biomedicale, l’uno farà da volano per l’altro. Nel frattempo ci iscriviamo al Premio Marzotto. Figurati, più di 900 idee in competizione! Il nostro tutor crea un network importante con le piccole-medie aziende che lavorano nel cosmetico, un mondo incredibile sconosciuto e vicinissimo geograficamente a noi. Cambiamo formulazione del nostro Epigel e ci adattiamo, evolviamo. Poi tutto accelera: il Premio Marzotto ci chiama per essere esaminati da una giuria specializzata a settembre, per fine ottobre siamo invitati ad italiax10 al Festival della Scienza di Genova, ci invitano per marzo -aprile per partecipare a Cosmoprof a Bologna, un importantissimo appuntamento per il settore cosmetico non solo italiano, siamo in finale per il Premio Marzotto come nuova azienda sociale e culturale.
Vogliamo curare e creare posti di lavoro, dateci una possibilità!
E intanto una girandola di appuntamenti insieme al nostro tutor che vogliamo ora portare in Epinova. E poi arriva la finale del Premio Marzotto.
Impossibile descrivere tutte le emozioni. Siamo in un gruppo di gente in gambissima, capace e onesta. Mi sento onorato della loro amicizia. E’ questa la mia Italia? Poi vinciamo. E ancora non ci credo.
Ora l’importante è restare con i piedi per terra e continuare a lavorare day by day, a costruire. Adesso pensiamo ai prossimi appuntamenti. Due anni fa di questi tempi non ci avrei scommesso un euro. Ora siamo in ballo e non ci possiamo fermare. Abbiamo troppo da fare, abbiamo una responsabilità nei confronti di chi ha sempre creduto in noi. Dobbiamo crescere, trovare finanziamenti, creare posti di lavoro e migliorare e ci sono una montagna di idee che aspettano di diventare realtà. Testa bassa e pedalare.
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