Prosegue oggi con questo terzo articolo la mini serie “MIT Bootcamp Diaries“. In questa puntata Rachel Hentsch Spadafora, business developer di useit startup italiana di sharing economy, ci racconta dei mentor e speaker che sono stati chiamati ad intervenire nell’ambito del corso accelerato di imprenditoria, il MIT Global Entrepreneurship Bootcamp.
Il fittissimo programma di training imprenditoriale che andava a comporre il contenuto del MIT Entrepreneurship Bootcamp (lungo ufficialmente 14 ore quotidiane, ma che poi diventavano di fatto quasi 19) è stato ricco di interventi e racconti di personaggi leggendari del mondo dell’innovazione tecnologica e dell’imprenditoria. Un confluire sbalorditivo di expertise giunto da tutti le parti del globo, per ritrovarsi nel cuore di una pulsante ed infaticabile Seoul, a condividere con noi il tesoro della loro esperienza, a cominciare dal corpo Docenti della Massachusetts Institute of Technology stessa, che vanta alcuni tra i massimi esperti mondiali in materia di tecnologie avanzate e di gestione imprenditoriale. Alle lezioni in aula e ai seminari con loro si alternavano presentazioni da parte di start-uppers di grido (molti dei quali erano già a loro volta passati attraverso dei programmi di istruzione presso il MIT), che stanno attualmente conducendo aziende di grande successo internazionale. Ed a chiudere l’intensa esperienza del bootcamp è intervenuta una commissione di investitori ed imprenditori a valutare e votare i progetti da noi sviluppati nel corso del programma.
Il Corpo Docenti MIT: uno straordinario mix di serietà e divertimento, sono dei “Navy Seals nell’esecuzione, ma dei Pirati nell’animo!”
Per capire il tenore e la portata del contributo mondiale MIT in materia di innovazione, tecnologia e imprenditoria, credo che basti ricordare alcune metriche. Nel 2014 le aziende condotte da ex studenti MIT (che si appoggiano al Martin Trust Center for MIT Entrepreneurship: questo è un centro risorse che fornisce agli studenti del MIT competenze e connessioni a supporto delle loro nuove imprese) ammontavano a circa 30,000, creando oltre 4 milioni e mezzo di impieghi e generando un fatturato mondiale annuo di quasi $2 trilioni.
Bill Aulet è Docente alla Sloan School of Management del MIT e Direttore Amministrativo del Martin Trust Center for MIT Entrepreneurship. Il Prof. Aulet vanta un curriculum impressionante come imprenditore seriale. In seguito ad un periodo di 11 anni trascorsi in IBM, ha condotto tre imprese (Cambridge Decision Dynamics, SensAble Technologies, e Viisage) al successo rafforzandone l’innovazione tecnologica e la struttura aziendale, oltre a dirigere round di raccolta fondi per oltre 100 milioni di dollari, decuplicandone quindi crescita e fatturato. Il suo principale messaggio a noi, tesi che viene sviluppata ed illustrata nel suo manuale best seller intitolato “Disciplined Entrepreneuship “, è che imprenditori non si nasce, anzi: è una capacità che si può acquisire e sviluppare attraverso dei precisi passi pratici ed una metodologia improntata al rigore, ovvero: “Entrepreneurship can be taught”. Nel suo corso il Prof. Aulet sfata una serie di miti che circondano l’imprenditoria. Pone quindi grande enfasi sull’importanza del team (in contrasto con il diffuso mito del supereroe solitario, mito spesso rafforzato dalle success stories di cui si legge sui media ma che in realtà presentano solo una sfaccettatura della storia), sull’attenzione e la dedizione (in contrasto con il mito del genio puro, altra credenza distorta), sulla “humbition” (una commistione di humility/umiltà e ambition/ambizione), sulle capacità esecutive (in contrasto con il mito del solo carisma), sulla calcolata gestione dei rischi (in contrasto con il mito della scommessa sconsiderata), e sull’autodisciplina “an entrepreneur has the spirit of a pirate with the execution skills of a Navy Seal” un imprenditore ha lo spirito di un pirata con le competenze esecutive di un Navy Seal (in contrasto con il mito della sregolatezza). Secondo il Prof. Aulet sono queste le premesse indispensabili per un’attitudine imprenditoriale vincente, acquisibile e soprattutto trasmissibile. Ci ha anche avvertiti che “there’s no innovation in the comfort zone”, ovvero: l’innovazione non è una passeggiata, comporterà dolori e fatica.
Elaine Chen è Docente alla Sloan School of Management del MIT, dove insegna imprenditoria, ricerca primaria di mercato, e sviluppo organizzativo nel contesto delle startup. Laureata (BS e MS) in ingegneria meccanica presso il MIT, esperta in innovazione nonché consulente aziendale (è autrice dell’opera “Bringing a Hardware Product to Market”), ha ricoperto ruoli in Vice Presidenza in numerose startup tra cui Rethink Robotics, Zeo, Zeemote e SensAble Technologies. Attualmente fondatrice e Direttore Amministrativo di Concept Springs, la Prof.ssa Chen unisce competenza, grinta, dolcezza e umorismo con una fluidità comunicativa assolutamente disarmante e accattivante. Abbiamo ciascuno avuto l’opportunità di sottoporre i nostri personali quesiti imprenditoriali nel corso di sessioni nucleari di approfondimento a gruppi di 10-15 studenti insieme ai Docenti MIT, in degli incontri chiamati Fireside Chats per via della loro atmosfera rilassata e amichevole, come fosse appunto una chiacchierata a bordo camino. In tale occasione, veniva lasciata a noi la scelta dei temi da affrontare (abbiamo votato gli argomenti da trattare) ed il ventaglio di domande da porre: ad esempio, in una delle sessioni intitolata “Choosing the right problems to solve” (scegliere i giusti problemi da risolvere) abbiamo aperto la discussione porgendo ciascuno dei quesiti molto specifici, tuttavia le risposte che ci forniva Elaine poteva dare spunti di riflessione a tutti i partecipanti: “come decido chi è il mio cliente?”, “su cosa dovrei focalizzare per prima cosa?”, “quali idee portare avanti a discapito di altre?”, “come posso operare una de-selezione delle problematiche?”
Charles Fine, Docente alla Sloan School of Business del MIT, è un altro esempio ancora di “Mens et Manus” (il motto universitario del MIT), cioè personifica splendidamente tramite il suo operato come pratica e teoria si riversano l’una nell’altra. Plurilaureato (presso le Università di Duke e Stanford) in matematica, scienze della gestione, ricerche operative e amministrazione aziendale, consulente presso clienti come 3M, Accenture, BellSouth, Chrysler, Fluor, HP, Intel, Kodak, Merryll Lynch, Motorola, Nokia, Oracle, Polaroid, Rolls-Royce, Toyota, Unilever, Volkswagen e Volvo, il Prof. Fine ha lavorato a programmi autoveicoli internazionali dirigendo aspetti come la gestione di qualità, la flessibilità della produzione, la gestione della catena di approvvigionamento, e la strategia operativa. Dopo una bellissima premessa introduttiva su come inquadrare e gestire l’organizzazione aziendale attraverso le lenti e gli strumenti della strategia (grazie al planning), della politica (gestendo il potere) e della cultura (comprendendo a fondo ed integrando conoscenze sulle abitudini del posto— quest’ultimo argomento in particolare ha toccato molte corde nella nostra audience che raggruppava partecipanti da oltre 35 paese di provenienza, quindi con i relativi “poli culturali”), il Prof. Fine ci ha accompagnati attraverso la case study del Tesla Roadster: il veicolo elettrico con accelerazione da 0 a 97km/h in meno di 4 secondi, zero emissioni ed autonomia di 320km, destinato a sfidare Porsche, Ferrari e Lamborghini ma che non raggiunse mai la redditività prevista a causa di errori di pianificazione. Lesson learned: ci sono tre fasi, successive e chiave, per uno sviluppo imprenditoriale di successo e duraturo: “nail it, scale it, sail/sale it” (“inchiodalo”, “espandilo”, e “fallo salpare”/”cedilo”, in inglese ci sta anche il gioco fonetico sulla parola).
Erdin Beshimov, Docente del MIT ed uno dei principali mastermind dietro al MIT Entrepreneurship Bootcamp stesso (è un Co-Fondatore del programma), è tornato ad insegnare al MIT dopo aver co-fondato Ubiquitous Energy e lavorato presso Flagship Ventures nell’ambito dello sviluppo delle energie alternative. Vincitore di diversi premi, borse di studio e prestigiosi riconoscimenti, Erdin porta avanti una missione eccezionale: rendere accessibile l’istruzione MIT al di là dei confini geografici ed economici tradizionali, diffondendola grazie alle nuove tecnologie in tutto il mondo. I tre MOOC attualmente firmati MIT (i corsi online “Entrepreneurship 101”, “Entrepreneurship 102” e “User Innovation”) che ha registrato ad oggi oltre 300,000 iscrizioni lo vedono non solo come ideatore ma anche come presentatore e protagonista attivo di quasi tutte le puntate video che costituiscono il fulcro del materiale didattico. Grande comunicatore, il carismatico Erdin ha in comune con i suoi colleghi MIT un’attitudine amichevole, scherzosa e molto alla mano, che non pregiudica affatto la serietà dei contenuti o la portata dei suoi insegnamenti, che anzi testimoniano la sua profonda autorevolezza.
I nostri Guest Speakers e Giudici: chicche e segreti di imprenditori e startuppers mondialmente rinomati
Le nostre quasi interminabili giornate di studio e laboratorio erano momentaneamente alleggerite ed intervallate da una serie di interventi puntiformi di imprenditori in ascesa o già mondialmente rinomati: esperti in campi così vari, da spaziare dall’abbigliamento tecno-urbano (Ministry Of Supply, Aman Advani), all’orologeria (Eone Timepieces, Hyungsoo Kim), alla robotica (Rethink Robotics, Rodney Brookes, famoso anche per aver creato iRobot ed il celebre Roomba), al custom streaming digitale (OnDemandKorea, Young J. Cha), all’e-commerce della cosmetica (Memebox, Hyungseok Ha), al fumetto digitalizzato (CosmiXology, Douglas Hwang). Il ritmo quotidiano era per tutti così serrato ed il tempo tanto prezioso al punto di dover talvolta saltare la pausa pranzo e mangiare durante le presentazioni dei nostri eminenti ospiti.
Questi speakers ci hanno regalato le loro personali storie di gavetta, speranza, errori, cambiamenti di rotta (chiamati in gergo “pivot”), coraggio e determinazione. Abbiamo appreso che nulla è regalato, che dietro ciascuna storia di successo imprenditoriale ci sono mille porte prese in faccia ed altrettante impennate di fiducia, e che i risultati sono il frutto di passione, perseveranza e disciplina. Dagli inizi dove si lavora con il portatile per terra o apoggiato sulla valigia a mo’ di tavolino, in una stanza spoglia, fino ad arrivare a “Ramen profitability”, fino a sfondare.
Aman ci ha confessato che l’equazione “più prodotti = più entrate” fu una supposizione errata e che per giungere al tipping point fu necessario correggere molte ipotesi che la realtà dei fatti non andava a validare. Hyungsoo ci ha narrato come durante la fase di studio del mercato (il loro target iniziale erano gli ipovedenti) hanno dovuto ricredersi su molti dei loro presupposti di partenza riguardo i non-vedenti: il percorso imprenditoriale diventò quindi un apprendimento non solo tecnico ma anche umano, una lezione di ascolto e di immedesimazione. Oggi il loro prodotto ha raggiunto una maturità estetica tale da essere pronto per la conquista di nuovi mercati. Il Dott. Brooks ci ha raccontato come il cliente non sempre vuole ciò che desidera o si immagina l’inventore: prima di arrivare al modello Roomba (robot domestico aspirapolvere) provarono ben 14 modelli, ed in genere la progettazione del prodotto rimane in ogni caso una specie di conflittualità soppressa tra produttore e utilizzatore: scherzando ci disse che “a volte per poter creare prodotti migliori bisogna aspettare che muoiano i nostri clienti!” Douglas ci ha avvertiti di non lasciarci paralizzare dall’analisi (“analysis paralysis), ma di agire sempre per progredire velocemente: “ACTION is much more time-efficient than ANALYSIS! Waikit, che con ironia si auto-definisce “l’investitore riluttante” (essendo lui stesso stato da entrambi i lati della barriera: sia lato imprenditore che lato VC) ci ha consigliato di accertarci sempre bene che qualsiasi nostra idea sia sempre ben inquadrata nel “rumore” delle cose che stanno accadendo, e non solo in un ideale vuoto astratto e privo di riferimenti reali.
Ma la perla di saggezza più preziosa e forse al contempo più sconvolgente (per chi come noi è alla ricerca di un metodo e di certezze cui ancorarci), fu questo avvertimento del Prof. Brooks: “Everyone giving you startup advice is wrong. Every situation is unique” (hanno torto tutti quelli che vi danno consigli per la vostra startup. Ogni situazione è unica”). Direi che il compito nostro è quindi senz’altro di digerire questa gigantesca raffica di informazioni ricevuta, e trasformarla in nostra esperienza personale di successo, attraverso un percorso necessariamente unico ma rafforzato dall’esperienza tramandata di chi ha già fatto e conquistato. E chissà, forse alcuni di noi potranno tornare a raccontare la propria storia a dei futuri Bootcampers?
Contributor: Rachel Hentsch Spadafora
Rachel Hentsch Spadafora, 45 anni, è architetto con Lauree conseguite alla University of Cambridge e a l’Università La Sapienza di Roma con un’esperienza lavorativa molto variegata che spazia dalla progettazione architettonica e la direzione di cantiere, all’interpretariato e PR in ambito appalti, alla partecipazione come protagonista di Donnavventura. E’ stata selezionata tra oltre 850 canditati dal MIT per il Global Entrepreneurship Bootcamp di Seoul 2016. Dal oltre 2 anni lavora alla startup italiana useit in qualità di Business Developer. Parla correntemente inglese, italiano, francese, tedesco e mandarino. Sposata da 24 anni e madre di 5 figli, ha sempre amato sfidare i luoghi comuni per cimentarsi in imprese “impossibili”. E’ motociclista appassionata nonché Campionessa Regionale Lazio 2015 di enduro. – Si ringrazia la Camera di Commercio di Terni che grazie al suo patrocinio e contributo ha reso possibile la mia partecipazione al MIT Global Entrepreneurship Bootcamp.-
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