Marco Rampazzo, il nuovo managing director di Endeavor Italia (che succede a Raffaele Mauro che ne gestì il lancio a partire dal 2016 ), si propone di dare nuovo slancio all’iniziativa che oggi nel nostro Paese raccoglie 54 dei più innovativi imprenditori che guidano le scaleup di maggiore rilievo. Rampazzo torna a Milano dopo esperienze professionali a Londra, Dubai, Kuala Lumpur: “Oggi Endeavor è presente in 40 mercati nel mondo e per gli imprenditori che fanno parte del network rappresenta una vera e propria finestra sul mondo, un network in cui possono confrontarsi tra pari di diversi Paesi. In tutto il mondo abbiamo circa 4mila mentor, di cui un centinaio in Italia e ci concentriamo soprattutto sulle scaleup, anche se abbiamo un programma anche per le startup che sono in fase ancora meno matura che si chiama Elevator”. “I 54 imprenditori italiani di Endeavor – aggiunge Pietro Sella che è membro del board del capitolo italiano dell’organizzazione internazionale fondata da Linda Rottenberg – sono attivissimi sia con le loro imprese nel generare valore e posti di lavoro, sia nel network per portare la loro esperienza e competenza ed entrando pienamente nello spirito di Endeavor che si basa su concetti come il give back, la meritocrazia, il ruolo dell’imprenditorialità, la capacità di innovare e quella di creare esempi positivi, ma soprattutto Endeavor è importante per gli imprenditori perché li fa sentire meno soli, parte di una community che li aiuta a crescere più rapidamente”. Due degli imprenditori del network sono Stefano Portu, co-fondatore e CEO di Shopfully e Giorgio Tinacci, fondatore e CEO di Casavo. “Se vogliamo crescere come Paese servono più startup di grandi dimensioni, quindi scaleup, e perciò servono più soldi per gli investimenti e serve formare sempre più imprenditori e per questo motivo è importante lavorare su quello che io considero un asset ancora scarso e cioè la possibilità di avere accesso a persone che hanno già esperienze di impresa e in questo Endevor gioca un ruolo importantissimo”, dice Portu. “Della nostra esperienza in Endeavor, iniziata con la selezione internazionale a Riad all’inizio del 2020, considero fondamentale gli aspetti legati ai confronti costruttivi che abbiamo avuto e in particolare relativamente allo sviluppo del capitale umano, la formazione è per noi importante ed Endeavor ci da’ supporto in questo, così come ci supporta nel cogliere le opportunità generate da una sempre maggiore globalizzazione del mercato dei capitali”, aggiunge Tinacci. “Il capitale umano è fondamentale ed è per questo che abbiamo mentor anche per questi aspetti – aggiunge Rampazzo – abbiamo creato community con i manager C level delle nostre aziende per favorire la conversazione su aspetti specifici e in tale modello la qualità dei mentor risulta elemento fondante”. Mentor come Aline De Lucca market HR cluster lead di Google per l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia che pone enfasi sulla necessità di cambiare il formato stesso del lavoro in relazione alla gestione del business e del capitale umano: “Le attività di HR deve passare dall’essere visto come un servizio a diventare elemento strategico delle decisioni di business”. E come Paola Bonomo che ha esperienza di management di alto livello ed è business angel: “Dobbiamo lavorare affinché vi siano anche in Italia round Serie A di dimensioni maggiori rispetto alla media attuale, anche in Paesi come la Nigeria e l’Indonesia si sta registrando una crescita progressiva dei round A, e ciò si ottiene lavorando sulla governance e alzando sempre più il livello qualitativo di imprenditori e mentor”. “L’obiettivo attualmente – dice ancora il managing director di Endeavor Italia – è fare entrare nel network 2, 3 nuovi imprenditori all’anno, puntiamo ad aziende che hanno mediamente un fatturato sopra i cinque milioni di euro e possibilità di crescita esponenziali, che siano vicine al cosiddetto inflaction point, il punto in cui scatta l’esponenzialità, questo in linea generale, poi naturalmente valutiamo ogni caso in modo specifico, in particolare quando si tratta di aziende del biotech che hanno dinamiche molto specifiche”. “Il livello medio degli imprenditori e degli ecosistemi si sta alzando – conclude Sella – perciò anche noi abbiamo alzato l’asticella sia in termini qualitativi sia quantitativi ed è perciò che benché siano sempre tanti gli imprenditori che si candidano a entrare nel network, la selezione è molto approfondita e quindi sono poi pochi quelli che effettivamente vi entrano”. (Photo by Wolfgang Hasselmann on Unsplash )
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