EIT Digital Conference, tra business e cultura digitale

Il futuro dell’innovazione digitale in Europa. Così recita il titolo della edizione 2018 della EIT Digital Conference che si è svolta a Bruxelles l’11 settembre. Una conferenza intensa e organizzata attorno a due filoni principali: la spinta verso lo sviluppo di una cultura europea dell’innovazione digitale e la traduzione di questa cultura in valore economico e di business. Willem Jonker, Ceo di EIT Digital ha enfatizzato alcuni elementi dai quali è necessario partire per definire strategie efficaci come per esempio la consapevolezza che in termini di dimensioni e di risorse l’Europa difficilmente è in grado di competere con i colossi americano e cinese ma che proprio per questo può maggiormente impegnarsi a essere più smart, più efficace, più precisa nel suo definire obiettivi e raggiungerli: “noi dobbiamo essere più attenti al rapporto tra tecnologie digitali e persone, dobbiamo essere più user centric, dobbiamo tenere presente che oggi utenti e imprese fanno fatica a stare dietro al ritmo con il quale si sta verificando il cambiamento grazie alla sempre nuova disponibilità di tecnologie digitali”, dice Jonker, che aggiunge: “Noi come EIT Digital abbiamo un budget limitatissimo se confrontato con la potenza di fuoco di miliardi di euro che hanno Cina e Usa ma allo stesso tempo siamo in grado di usare questo budget per generare crescita esponenziale attraverso un efficace utilizzo di tali fondi come per esempio i 25 milioni di euro che abbiamo usato per supportare scaleup che hanno poi intercettato oltre 400 milioni di euro di investimenti da parte di privati”. E poi bisogna puntare sulla formazione, sulla creazione degli skill: “è vero che i diversi Paesi in Europa hanno sistemi educativi diversi ma è vero anche che alla fine il risultato che dobbiamo ottenere è omogeneo, una startup a Helsinki non è diversa da una a Milano o Roma, vi sono competenze e cultura imprenditoriale che sono assolutamente trasversali e hanno valenza europea”. Infine il Ceo di EIT Digital sottolinea anche che non devono essere i governi a stimolare la crescita dell’industria dell’innovazione digitale, ma che ognuno deve fare la sua parte, dobbiamo lavorare per creare una nuova generazione di imprese e puntare anche a creare imprese di grandi dimensioni capaci di giocare un ruolo globale, e lo sappiamo fare, lo abbiamo dimostrato e lo dimostriamo ogni giorno con Airbus per esempio, non ci manca nulla per costruire realtà simili anche nell’ambito di altre tecnologie come per esempio quella delle reti di telecomunicazioni in cui l’Europa è oggi ancora leader mondiale grazie a colossi come Nokia ed Ericsson che nel 5G sono avanti a tutti. E anche i numeri sono promettenti: il piano di proposta del budget della UE per il 2021-2027 vede un rafforzamento dei fondi destinati al digitale con un programma Digital Europe che complessivamente prevede investimenti per nove miliardi di euro e con i risultati che sono stati ottenuti fino a qui che hanno visto EIT Digital formare oltre 1500 studenti, supportare oltre 270 startup e scaleup, favorire la nascita di 60 nuove imprese e il lancio di oltre 250 prodotti e servizi sul mercato. Un ruolo quello di EIT Digital che si conferma quindi efficacissimo per le imprese che aderiscono come è per esempio il caso di T.net Italia che ha proprio in questi giorni annunciato la sua adesione come conferma a Startupbusiness l’amministratore delegato dell’azienda Francesco Mazzola: “noi ci occupiamo di sviluppare tecnologie integrate a supporto della tech mobility e lo facciamo anche coinvolgendo terze parti, comprese le startup, che su queste tecnologie creano applicazioni, la nostra decisione di aderire a EIT Digital è motivata soprattutto dalla possibilità di ricevere supporto per la crescita a livello europeo come sta già succedendo grazie soprattutto al lavoro del satellite milanese del nodo italiano della organizzazione europea”. T.net Italia che ha sede a Catania e a Milano è in particolare impegnata nello sviluppo di tecnologie per il monitoraggio delle infrastrutture e per la gestione del trasporto merci, fattura oltre 2,5 milioni di euro e occupa 21 persone nelle due sedi. Cultura digitale da un lato e business dall’altro quindi, cose che, come detto, passano dalla formazione come ha confermato anche Themis Christophidou, direttore generale per l’educazione, i giovani, lo sport e la cultura della Commissione Europea che nel suo keynote di apertura della sessione plenaria della conferenza ha posto questo elemento come fondante per lo sviluppo della industria digitale europea. Elemento che non è naturalmente solo europeo: “di recente per la prima volta il G20 ha riunito anche i ministri dell’educazione – dice – non era mai successo prima e durante il meeting che abbiamo fatto in Argentina è emersa in tutta la sua importanza e in tutta la sua forza la necessità di definire nuove politiche a sostegno della formazione e dello sviluppo delle competenze per il futuro del lavoro (qui il comunicato del G20 sul tema).

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