L’edizione 2019 dell’annuale conferenza di EIT Digital si svolge a Bruxelles il medesimo giorno in cui la nuova presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che si insedierà il prossimo 1 novembre annuncia la sua squadra di governo che vede, tra gli altri l’italiano Paolo Gentiloni agli affari economici e la danese Margrethe Vestager assumere la carica di vicepresidente e commissario alla concorrenza e al digitale. Edizione che viene presentata dal Ceo di EIT Digital Willem Jonker il quale spiega come negli ultimi due anni siano raddoppiate le partnership, siano state aperte nuove location come Praga, Edimburgo e la Silicon Valley e la EIT House a Bruxelles che funge non solo da sede operativa centrale ma da casa per l’intera community di EIT Digital che conta oltre 1500 partner in tutta Europa. “Continuiamo a operare nelle cinque aree che abbiamo individuato come fondamentali – dice il Ceo – e che sono: smartcity, industry, finanza, wellbeing e tech declinato soprattutto in cybersecurity e intelligenza artificiale e abbiamo rafforzato il nostro ruolo sul fronte education consolidando i rapporti con il mondo delle università europee”. Serve però un approccio sempre più consapevole del ruolo dell’Europa nell’ambito delle tecnologie e dell’economia digitale ed EIT Digital si propone come strumento principe per dare all’Unione un ruolo maggiore nello scenario globale: “oggi il mondo digitale è dominato da aziende di tecnologie ma la gente è sempre più preoccupata per il rischio di creazione di monopoli e per la poca trasparenza che ha già avuto modo di emergere (si pensi al caso di Cambridge Analytica, ndr) – spiega Jonker – ed è perciò che è importante creare il giusto equilibrio trai maker e gli shaper, quindi tra coloro che fanno le cose e coloro che le regolano, fino a oggi l’Europa si è dimostrata un ottimo shaper con norme come Gdpr e Psd2 ma possiamo migliorare molto anche come maker”. “Già oggi ci sono alcuni esempi di aziende tech europee che stanno diventando globali – continua il Ceo di EIT Digital – come per esempio è il caso di N26 e Booking.com e in Europa abbiamo costruito un sistema dove fare startup non è più difficile che altrove, un sistema che sostiene le startup a livello locale ma che poi le aiuta, e in questo EIT Digital ha un ruolo importante, poi a crescere come scaleup a livello europeo. Per i politici europei il digitale è sempre più importante, tra le priorità è oggi secondo solo a quelle che riguardano il clima”. Segnale questo estremamente forte che la nuova Commissione europea promette di rafforzare ulteriormente come anche dimostra l’anticipazione sulla nascita del fondo da 100miliardi di euro per sostenere le imprese europee innovative come abbiamo scritto qui . La guerra commerciale tra Cina e Usa è l’anticamera della prossima evoluzione dell’industria tecnologica e Jonker vede che questa terza fase, dopo quella della creazione e quella dello sviluppo delle piattaforme, guarderà alla diffusione e allo sviluppo di tecnologie per la super-miniaturizzazione, della fotonica per le reti, della quantistica per il computing e del grafene per i sensori e i cosiddetti Nems (Nano electronic mechanical system). Eva Kaili, membro del Parlamento europeo e molto attenta ai temi dell’innovazione ha enfatizzato alcuni concetti che devono assumere ruolo di fondamenti come la formazione, l’uso della blockchain, per esempio per inserire time-stamp nei video e arginare il fenomeno delle deep-fake, ha parlato di ‘passive income’, ovvero della possibilità per chiunque di guadagnare dai propri dati e che i dati sono la benzina dell’intelligenza artificiale, del fatto che i robot non sostituiranno gli umani ma consentiranno di migliorare tutte le cose che facciamo, una sorta di augmented-human e che l’innovazione non è seguire le regole, se si impongono regole troppo rigide si frena l’innovazione, e se si pensa che le regole attuali possano valere sempre si commette pure un errore ed è perciò che bisogna bilanciare al meglio il rapporto tra maker e shaper e aggiornarlo costantemente e l’Europa in questo ha dimostrato di essere avanti a tutti nel mondo. Ma è Chahab Nastar, chief innovation officer di EIT Digital con il quale Startupbusiness ha avuto un colloquio più approfondito, a completare il quadro di questo scenario: “questa è l’era della distribuzione, del deployment, delle tecnologie e il nostro compito è quello di accelerare il processo di passaggio tra l’innovazione e il mercato, lo facciamo incubando l’innovazione e sostenendo la crescita delle scaleup”. “Oggi – continua Nastar – fare startup in Europa è ampiamente possibile, non è più un fenomeno raro, ciò grazie agli ecosistemi locali, alle legislazioni locali, la vera sfida oggi è quella della fase di crescita, di scaleup appunto. Ed è qui che noi interveniamo con il nostro programma di accelerazione per colmare quel gap non solo strutturale ma anche di mentalità che deve essere sempre più intriso di approccio e di visione europea. Noi quindi favoriamo la fase pre-startup portando la ricerca verso il mercato, lasciamo poi che le startup sboccino in autonomia e torniamo a intervenire quando esse sono pronte per fare il salto dimensionale”. Per fare questo le attività coordinate da Nastar fanno leva su un gruppo di 40 national business developer che basati in tutti i Paesi della UE hanno diretti contatti con le scaleup da un lato e con il mondo dell’impresa e della finanza dall’altro: “il potere di questo network è formidabile – aggiunge il Cio – nel 2019 abbiamo aiutato a svilupparsi 70 scaleup, noi siamo come una sorta di ‘extended sales force’ da un lato, e di supporto all’eccesso alla finanza dall’altro”. Questo progetto è nato nel 2012 ma solo nel 2016 si è interamente focalizzato sulle scaleup e anche qui i casi di successo non mancano ricorda Nastar: “come quello dell’italiana Enerbrain, della tedesca Konux e della olandese SecurityMatters, ma con fondatori italiani, che ha di recente fatto una exit da 100milioni di euro presso una corporation Usa”. Il servizio che EIT Digital offre alle scaleup si sostiene in parte con i fondi della UE e in parte con una fee che le scaleup pagano, il servizio è aperto a tutti ma vi è un processo di selezione che ogni anno porta a una giornata in cui vengono annunciate le aziende che entrano nel programma, quest’anno sarà il 6 novembre a Bruxelles presso la nuovissima EIT House, inoltre durante tutto l’arco dell’anno le aziende interessate possono richiedere di essere ammesse al programma e opportunamente valutate: “principalmente cerchiamo aziende che sono alla ricerca di round di investimento tra i 3 e i 15 milioni di euro, che mostrano di avere una crescita molto rapida, che hanno uno staff attorno alle 30 persone e che fatturano un milione di euro – dice il Cio – questi sono i parametri di riferimento, ma è soprattutto il tasso di crescita che ci interessa perché noi vogliamo rendere il processo di sviluppo il più efficace possibile, dimostrare che l’Europa è attrattiva, che le città europee sono attrattive, che la vita per l’imprenditore non è ostacolata da burocrazia o dalla legislazione, fare in modo che si costruisca un approccio paneuropeo presso le imprese di nuova generazione, favorire il fluire degli investimenti dei venture capital e contribuire a rendere la UE sempre più competitiva, magari portando il nostro contributo verso i futuri grandi cambiamenti come per esempio l’armonizzazione dei sistemi fiscali tra i Paesi dell’Unione”.
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