L’open innovation non lo fanno solo le aziende, anche altre organizzazioni possono rivolgersi all’innovazione fatta dalle startup per migliorarsi ed essere maggiormente competitive, organizzazioni come per esempio le università. Ed è proprio un’università, la Luiss, a lanciare un progetto di ed-tech di ampio respiro e che prevede anche una call rivolta sia a team con idee sia a startup già costituite che sono pronte a sviluppare proof of concept. La call si chiama Shaping the future of higher education ed è aperta a team e startup di tutto il mondo e c’è tempo fino al 15 gennaio 2021 per inviare l’application (tutte le info qui ). A guidare il progetto sono Simona Romani, professoressa di comportamento del consumatore delegata del rettore sull’innovazione didattica Luiss Guido Carli Roma e Anna Fiorentino, open innovation project leader e docente di sales management in Luiss Business School. “Già da tempo il nostro ateneo sviluppa progetti per innovare il modo in cui la formazione viene erogata – dice a Startupbusiness Romani – progetti che sono nati in modo indipendente tra loro e che hanno il grande ruolo di dimostrare come la Luiss ha una mentalità aperta e pronta all’innovazione e come sia convinta della fondamentale importanza di innovare nell’education e come anche questo periodo storico costituisca un forte elemento di discontinuità rispetto al passato e quindi una grande opportunità per dare spazio all’innovazione”. “Con la call cerchiamo sia progetti già pronti che possiamo rapidamente implementare con il modello della open innovation, sia idee che hanno bisogno di un supporto per diventare dei proof of concept e siamo anche pronti a valutare rapporti più stretti come per esempio l’ingresso nell’equity qualora trovassimo startup particolarmente interessanti – spiega Fiorentino – . Questa call è per noi il primo passo verso progetti più ampi che potrebbero anche evolvere in un acceleratore verticale dedicato a ed-tech per esempio ed è per questo che nello sviluppare questa iniziativa ci siamo messi in contatto con una serie di partner in tutto il mondo”. Tra questi partner spiccano i nomi di GESA – Global EdTech Startup Award , competizione globale di startup ed-tech che si tiene ogni anno, con semifinali regionali, organizzato da MindCet che quest’anno ha visto la partecipazione di mille startup; EdTechX global , una piattaforma collaborativa per player nel mondo Education, con focus ed-tech; Swiss EdTech Collider , acceleratore verticale ed-tech che ha fatto un pre-screening per Luiss di una decina delle loro startup che meglio rispondono ai criteri della call; HolonIQ, piattaforma di intelligence che fra le altre cose mappa le startup globali in ambito ed-tech per age group/tecnologia/finalità. “Oltre alle attività sull’estero di cui sopra con le quali stiamo lavorando anche per fare screening di startup per noi interessanti – aggiunge Fiorentino – abbiamo fatto e stiamo facendo un reach out diretto importante nell’ecosistema ed-tech. Al momento abbiamo contattato o stiamo contattando circa 250 startup, metà italiane e metà internazionali, oltre cento incubatori in Italia; oltre venti università italiane e altrettanti Centri di trasferimento tecnologico e oltre ottanta associazioni di studenti nonché una ventina di player in Italia e all’estero come Plug and Play, PCampus, Enry’s Island”. Benché manchi poco più di un mese alla deadline della call sono state già ricevute una trentina di application di cui circa un quarto proveniente dall’estero, i progetti possono abbracciare tutta la “student journey”, ovvero l’esperienza dello studente dal momento in cui sceglie di iscriversi alla Luiss fino a dopo la laurea, quando entrando nel mercato nel lavoro inizia la sua attività professionale. Le aree di particolare interesse sono l’Intelligenza artificiale, la Realtà virtuale e aumentata, le Tecnologie adattive, IoT e Smart object, Data analytics. L’idea alla base del progetto – aggiunge Romani – è quella dell’on-life learning: come in molti altri settori di attività, la tecnologia sta radicalmente modificando la matrice delle necessità e delle opportunità dei processi di apprendimento, tanto nella cosiddetta età dello sviluppo che coincide con le scuole primarie quanto nella cosiddetta higher education, università e post-graduate. Da un lato infatti la tecnologia modifica i concetti stessi e le forme dell’abilità cognitiva, della comunicazione didattica, della concentrazione degli studenti e dei docenti, ma anche del coinvolgimento, e quindi della motivazione e della finalizzazione che guidano ogni processo di apprendimento; dall’altro offre strumenti nuovi e opzioni di ibridazione strutturalmente superiori a quelle che è possibile usare, sperimentare e a volte addirittura immaginare, per accrescere l’efficacia dell’apprendimento e ancor prima della didattica, a cominciare dal coinvolgimento emotivo, ‘immersività’ delle esperienze didattiche e ingaggio, di studenti e docenti. Tutto ciò poi è declinabile per le diverse forme di conoscenza, competenza e capacità che l’higher education dovrebbe produrre, sempre di più in logica costruttivista, secondo i principi definiti da Jean Piaget circa un secolo fa. La tecnologia in tal senso di continuo spariglia il contesto ma offre nuove opportunità. E quasi tutte le Università del mondo sono ‘vittime’ dei cambiamenti del contesto in cui accadono i processi didattici ma possono diventare attive, e magari iperattive e ‘provocative’, nella sperimentazione delle innovazioni guidate al contempo dalle opzioni tecnologiche e dal profilo della domanda didattica”. Anche per le Università quindi, come per ogni altra organizzazione o istituzione, vale così il principio ‘cheesbroughiano’ dell’open innovation, Henry Chesbrough, inventore dell’espressione open innovation, non a caso è part-time faculty member, oltre che a Berkeley, anche in Luiss con il titolo di Aire Tecnimont professor of Open innovation. “C’è molta più intelligenza innovativa fuori dai confini di qualunque impresa o istituzione che dentro, ben a prescindere da dimensione, capacità innovativa, presidio delle tecnologie, della singola impresa o innovazione: perché credere che le persone più intelligenti e innovative stanno già lavorando per te? ce ne sono molte di più fuori che dentro una singola impresa – sottolinea Fiorentino -. E quindi avanti con l’open innovation anche per l’ed-tech se davvero vogliamo adeguare contenuti e contenitori, messaggi e mezzi che diventano messaggi, ma anche messaggi che diventano mezzi, all’intelligenza della next generation, di gran lunga la più intelligente nella storia dell’umanità, e alle sfide di mercati, ambienti e comunità del futuro, anche quello molto prossimo. La necessità di individuare nuove soluzioni tecnologiche nell’education è testimoniata dalla crescita dell’ed-tech, che ha visto un aumento degli investimenti nel settore pari al +40% nel 2019 rispetto all’anno precedente secondo quanto rilevato da HolonIQ, società di ricerche e studi specializzata nel mondo ed-tech la quale ha anche reso noto che dall’inizio del 2020 sono stati registrati round di finanziamento per un valore di 954 milioni di dollari in startup ed-tech, contro i 520 milioni del 2019, una crescita dell’83%”. La call Shaping the future of higher education si innesta quindi in questo quadro complessivo e nel filone di progetti che la Luiss ha già attivato come per esempio 42 Roma Luiss che è la scuola di coding avanzato che è sostenuta da importanti sponsor e facoltosi alumni, una scuola dove non si paga ma si entra solo per merito.
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