Ecosistema startup in Austria, acceleratori, incubatori, investitori, dati

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Questo articolo è il primo di una serie che esplorano l’ecosistema startup austriaco. In questa prima puntata riportiamo le conversazioni avute con alcuni attori dell’ecosistema: Austrian Startup Monitor, Female Founders Global, Initis e Speedinvest, quindi un think tank, un programma di accelerazione, l’incubatore universitario e uno dei principali investitori del Paese per offrire una prima fotografia di come l’Austria si sta muovendo sul fronte startup. Nei prossimi articoli scriveremo delle interviste con i Ceo dei due unicorni austriaci: BitPanda e GoStudent, delle attività legate alle startup che si occupano di life science e biotecnologie, e di come scaleup internazionali hanno scelto l’Austria come il caso di N26 che ha a Vienna uno dei suoi tech hub e il caso di Gurkerl, emanazione austrica di un gruppo che ha origine nella Repubblica ceca e poi anche l’esperienza di Robo Wunderkind nata in Austria da un’imprenditrice di origine ucraina e ora in fase di scale

Austrian Startup Monitor

Austrian Startup Monitor è un’organizzazione no profit la cui missione è supportare gli imprenditori, diffondere la cultura imprenditoriale e attirare l’attenzione verso l’importanza delle startup anche attraverso i media, la creazione contenuti, i social media, la partecipazione a eventi, la creazione di community, una rete presente anche a livello locale e connessioni dirette con le iniziative di respiro europeo.  Markus Raunig, chairman di Austrian Startup Monitor dice: “Siamo impegnati nel fare opera di educazione e divulgazione, per esempio abbiamo avviato il programma di entrepreneur leadership che è attualmente attivo in 70 scuole in tutta l’Austria e pubblichiamo un report annuale che raccoglie tutti i dati e le tendenze e che oltre a essere uno strumento che offre una fotografia dettagliata dell’ecosistema è il veicolo che ci permette di raccogliere tutte le informazioni che poi in veste di think tank ci consente di elaborare raccomandazioni che condividiamo con il governo del Paese”. La più recente edizione del report di Austrian Startup Monitor ha dati che sono stati raccolti nell’autunno del 2020 e ha coinvolto quasi 600 tra Ceo e fondatori di startup. Si contano in totale 2600 startup fondate a partire dal 2009 la metà delle quali ha sede nell’area di Vienna, la percentuale di imprenditrici è del 18% tendente alla crescita, sono 1300 le fondatrici contro i 5700 fondatori (più avanti nell’articolo l’intervista alla fondatrice di Female Founders Global), l’intero settore delle startup impiega oggi circa 20mila persone, oltre il 90% delle startup fondate in Austria genera o pianifica di generare fatturati sui mercati internazionali e una su cinque è già profittevole. Oltre la metà delle startup, il 52% ha raccolto capitali esterni e il 58% ha fatto ricorso a strumenti di supporto pubblico per fare fronte alla crisi covid-19. Intelligenza artificiale, big data energie rinnovabili e automazione sono le tecnologie considerate più importanti (l’idrogeno è per esempio è un settore considerato molto importante anche sul fronte della ricerca) . “Austrian Startup Monitor è nato otto anni fa e in tale periodo il numero di startup in Austria è raddoppiato – aggiunge Raunig – così come è cresciuto il supporto al settore da parte delle istituzioni anche se molto lavoro deve essere ancora fatto per innescare l’aspetto culturale in relazione all’importanza delle startup, alla cultura del rischio, alla cultura imprenditoriale affinché anche il processo di crescita dell’ecosistema austriaco delle startup acceleri allineandosi con quelli delle altre economie europee più attente al settore. Inoltre dobbiamo continuare a fare crescere gli investitori, c’è stato uno sviluppo sul fronte early stage e business angel, mentre bisogna fare qualche passo in più sul fronte late stage anche se abbiamo visto che le startup austriache diventano internazionali molto presto, anche perché il mercato interno è piccolo, e quindi spesso trovano i fondi da investitori internazionali ed è anche per questi motivi che io personalmente sono molto d’accordo con la creazione di un ecosistema startup di respiro europeo”. Crescita quella dell’ecosistema austriaco che ha visto compiere balzi in avanti soprattutto nell’ultimo anno, quindi aggiungendo elementi nuovi ai dati dell’Austrian Startup Report, un balzo che ha visto per esempio la crescita di due aziende diventate unicorni che sono BitPanda e GoStudent con i cui fondatori e Ceo, Eric Demuth e Felix Ohswald rispettivamente, abbiamo conversato e pubblicheremo le interviste nei prossimi articoli dedicati a questo approfondimento sull’ecosistema delle startup austriaco. “Quando le startup crescono hanno bisogno di diventare internazionali come abbiamo visto ma anche di assumere persone e oggi in Austria è ancora non semplicissimo trovare le persone con le giuste competenze ma non è molto più difficile che in altri Paesi Europei semmai è più facile attirare qui talenti dall’estero per via della qualità della vita che il Paese e la città di Vienna offrono, inoltre le università lavorano bene e anche i centri di ricerca e quindi vi è sempre più disponibilità di persone con gli skill adatti a lavorare in startup e scaleup soprattutto in ambiti come le life science, l’education-tech e non solo per via di GoStudent, il fintech e non solo per BitPanda, il green-tech”.

Female Founders Global

Oggi contiamo in Austria e in particolare a Vienna una percentuale tra il 15 e il 20 di fondatrici di startup – esordisce Nina Wöss, co-fondatrice e Coo di Female Founders Global – e il numero continua a crescere ma desideriamo che cresca sempre più rapidamente perciò abbiamo creato Females Founders”. Si tratta di un programma di accelerazione aperto a startup di tutto il mondo che hanno almeno una donna nel team dei fondatori e che si propone di aiutare le startup al femminile a raccogliere fondi, ad avere supporto anche formativo e a fare parte di un network. “Il programma dura tre mesi e lo facciamo due volte l’anno e in tutto selezionato 20 startup, accanto al programma di accelerazione poi organizziamo eventi e workshop su temi specifici”. Il programma di accelerazione è aperto alle imprenditrici di tutta Europa, può essere gestito interamente online ed è gratuito, non è richiesta equity ma solo una finding fee in caso si verifichino investimenti grazie al lavoro dell’acceleratore. “Abbiamo startup dal Regno Unito, dalla Germania, dall’Austria, anche una dall’Italia e abbiamo già registrato alcuni casi di successo in cui business angel e piccoli fondi hanno investito in alcune delle startup da noi accelerate, un investimento medio di circa 400mila euro e noi applichiamo una fee del 5% con un cap a 15mila euro. Certo queste cifre non sono sufficienti a tenere in piedi tutto il nostro progetto però abbiamo altre fonti di revenue come gli eventi che facciamo che spesso sono sponsorizzati, abbiamo poi alcuni partner come Microsoft e alcuni VC e poi va sempre considerato che oggi con tutte le nostre diverse attività raggiugiamo una community di circa 25 mila imprenditori in tutta Europa e ovviamente la gran parte di loro sono imprenditrici”. Oggi Female Founders Global rappresenta uno dei pochi programmi di accelerazione specificamente dedicati all’imprenditoria femminile, ha uno staff di 14 persone e ritiene fondamentale stabilire una relazione sempre più stretta con gli investitori: “Oggi il 90% degli investimenti va a startup con team di soli uomini – conclude Wöss -, noi vogliamo fare in modo che vi sia più equilibrio dimostrando che le imprenditrici sono altrettanto valide soprattutto in settori come health-tech, fem-tech (le tecnologie per il mondo femminile, ndr), l’enterprise software, consumer good che sono i settori nei cui ambiti operano la gran parte delle centinaia di application che riceviamo per ogni batch del programma di accelerazione da cui poi selezioniamo le 10 che partecipano”.

Inits

Incubazione, accelerazione e trasferimento tecnologico è anche la missione di Inits l’incubatore tecnologico di Vienna che fa capo all’università e che è guidato dal Ceo Irene Fialka: “Il progetto è nato nel 2002 per risolvere il problema del trasferimento tecnologico, inizialmente ci concentravamo su spin-off accademici, oggi invece guardiamo a tutte le idee di business basate su tecnologie che siano altamente scalabili e in diversi ambiti: life science, health-tech, clean-tech, edu-tech, fintech, information technology, in una parola siamo un incubatore per startup deep-tech”. Inits offre una serie di servizi che vanno dal mentoring al network con gli investitori, opera in sinergia con l’università e altri centri di ricerca al fine di dare la possibilità alle startup di accedere a strutture come laboratori, ha attive partnership con il mondo industriale e applica la metodologia lean startup in tutte le sue fasi: dall’early stage fino al late stage. “Riceviamo circa 250 application ogni anno e ne selezioniamo tra 15 e 20 che devono passare un processo di selezione che valida le proposte, per tutti invece organizziamo workshop in modo che anche chi non accede al programma può comunque entrare a fare parte della nostra community”. Il programma di incubazione ha una durata di un anno con i primi tre mesi che sono molto intensi e servono per validare le idee, i modelli di business, la scalabilità e realizzare l’mvp (minimum viable product, ndr), di solito dopo questo periodo gli imprenditori imparano a gestire al meglio le risorse, a diventare più veloci nello sviluppare la startup e alla fine di questo periodo organizziamo un demo day con investitori, aziende, agenzie pubbliche di investimento, poi i restanti nove mesi sono dedicati al raggiungimento dei risultati e allo sviluppo di un programma di supporto che è personalizzato per ognuna delle startup”. Il programma di Inits è interamente gratuito e le startup che partecipano ricevono anche supporto finanziario in regime di de minimis, inoltre è possibile che venga anche finalizzato un investimento fino a 100mila euro in quelle startup che sono ritenute maggiormente interessanti: “In caso di investimento prendiamo una sorta di virtual share e se le cose vanno bene abbiamo un ritorno ma non sediamo nel board della società, Inits è finanziato da fondi pubblici del ministero federale dell’Innovazione e dalla città di Vienna nonché da alcuni privati, in Austria le università non posso per legge detenere azioni di aziende ad alto rischio di investimento pertanto nel caso di spin-off si realizzano accordi di licenza o di partnership oppure vengono costituiti veicoli appositi per detenere le quote di partecipazione, ciò che è importante è che non vi sia la presenza di soci che hanno troppi vincoli decisionali che rischierebbero di rallentare il processo di evoluzione della startup”. Negli anni tra le startup che hanno partecipato al programma di Initis vi sono state anche dell Ipo e delle exit, come per esempio quella di Themis avvenuta lo scorso anno . “Abbiamo anche programmi specifici con le grandi aziende che aiutiamo nello scouting di startup che hanno innovazioni per loro potenzialmente interessanti – aggiunge Fialka -, startup che siano corporate ready, questo programma è finanziato dalle aziende stesse ed guarda anche a startup che non necessariamente sono nel programma, infatti i nostri servizi sono disponibili a pagamento anche per aziende esterne come per esempio quelle in fase di crescita e interessate a esplorare le opportunità del mercato austriaco, infine abbiamo anche un programma specifico realizzato in collaborazione con Impact Hub Vienna e finanziato dall’Austrian Development agency a supporto di startup africane e del medio oriente”.

Speedinvest

Speedinvest è uno dei primi fondi di investimento in startup nati in Austria, era il 2011 quando nacque e oggi ha un capitale complessivo di oltre 450 milioni di euro e investitori a Vienna, Berlino, Londra, Monaco, Parigi e San Francisco. “Quando siamo partiti l’ecosistema delle startup in Austria muoveva i primi passi – spiega Markus Lang che di Speedinvest è partner – c’era solo qualche microfondo ma c’erano tante idee, tanti talenti sia in Austria sia nei Paesi vicini e quindi abbiamo creato ili veicolo proprio per rispondere a quella fase di crescita iniziale dell’ecosistema”. Speedinvest ha oggi una visione europea, si concentra sul seed fund con tagli di investimenti che vanno da 500mila euro a due milioni mediamente ed è un cosiddetto hands-on investor (ne scrivemmo qui ) , quindi porta non solo capitale ma anche competenze, ciò perché i fondatori di Speedinvest sono di genesi imprenditoriale e guardano soprattutto alla qualità dei team delle startup, alle skill e al commitment che è il metro di valutazione più importante quando si tratta di startup early stage. “In media quando investiamo prendiamo il 15-20% dell’equity e in alcuni casi possiamo anche fare round di tipo follow on, siamo generalisti anche se gli investimenti più numerosi li abbiamo fatti in startup che sviluppano marketplace e che operano nel fintech, nelle soluzioni per l’industria 4.0, nelle soluzioni Saas, nel digital health, oggi abbiamo circa 200 investimenti in startup”. Speedinvest è, come detto, un investitore molto attivo, supporta operativamente i fondatori in tutte le fasi di sviluppo, crea sinergie tra le startup in cui ha investito, crea gruppi di lavoro tra persone che hanno il medesimo incarico nelle diverse startup al fine di creare occasioni di confronto e individuare le best practice, aiuta le startup a individuare gli investitori per i round successivi, in particolare quando si stratta di startup austriache che hanno una forma giuridica molto simile a quella delle startup tedesche, cosa che facilita l’avvicinamento da parte degli investitori internazionali: “E’ importane fornire supporto oltre che capitale ma è altrettanto importante farlo in modo intelligente e mai sostituirsi all’imprenditore, ciò che conta è che le startup devono spendere bene i soldi che ricevono per poter crescere soprattutto quando si tratta di assumere persone, cosa che ho visto accadere sedendo nel board di GoStudent per cinque anni, trovare e assumere le persone soprattutto quando si è in fase di forte crescita è certamente l’operazione più costosa e delicata da fare e se la si fa bene si è anche capaci di attirare talenti anche da organizzazioni più tradizionali, ho visto gente lasciare il lavoro nelle grandi società di consulenza per andare a lavorare nelle scaleup in crescita. Serve però migliorare ancora, se devo assumere un Cmo per esempio oggi è ancora difficile, molti arrivano da fuori attirati anche dalla qualità della vita che c’è qui in Austria e a Vienna, le cose stanno migliorando sia perché casi come quello di GoStudent stanno dimostrando il valore che le startup generano anche in termini di opportunità per chi ha competenza, sia perché anche i legislatori stanno capendo questa opportunità e per esempio sono al lavoro a un progetto che consente alle imprese di applicare incentivi per i dipendenti, ciò che sta accadendo – conclude il partner di Speedinvest – è che per la prima volta tutti stanno capendo che le startup non sono più solo un piccolo gruppo di pionieri ma che il fenomeno sta effettivamente cambiando l’economia e la società”. (Photo by Jacek Dylag on Unsplash )

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