Quando arriva la notizia di un round di investimento o di una exit la prima cosa che guardiamo prima di tradurla in un articolo da pubblicare qui sulle colonne di Startupbusiness è il valore dell’operazione. Quanto è stato investito o a che valore economico è stata chiusa la exit. E’, quella del valore, informazione fondamentale quando si tratta di dare una notizia di carattere finanziario, altrimenti perderebbe buona parte della sua notiziabilità.
Nella maggior parte dei casi questo valore è inserito nell’informativa. Di solito il valore, e i nomi degli investitori o degli acquirenti sono inseriti nelle prime righe di un comunicato e in questi casi quella diventa una notizia che può essere data rapidamente prendendo semplicemente le informazioni di base diffuse. In altri casi ala notizia viene ulteriormente elaborata magari approfondendo alcuni aspetti, per esempio le ragioni strategiche di una exit, o parlando con imprenditori e con investitori.
Non è però sempre così e non di rado questo tipo di notizie è oggetto di diffusione nonostante l’omissione di cifre o valutazioni.
In questi casi diventa più difficile pubblicare la notizia perchè, come detto, una notizia di carattere soprattutto finanziario senza cifre appare un po’ monca agli occhi del lettore che si aspetta di trovare risposte e informazioni negli articoli che legge.
Inoltre la notizia di una exit o di un round di investimento priva di cifre può facilmente fare pensare che abbia come sottostante un valore molto piccolo. Anche se la notizia magari è stata data con grande enfasi rischia comunque di perdere molto del suo impatto.
Ricordiamoci che ogni deal e ogni exit che viene comunicata per intero porta benefici non solo a chi vuole informarsi ma all’intero ecosistema degli investimenti in startup perché i round di finanziamento completati, ma soprattutto le exit di successo, rappresentano la più lampante delle dimostrazioni di quanto investire e sostenere le startup sia attività potenzialmente molto remunerativa. Questo impatta positivamente per attirare nuove attenzioni e risorse finanziarie verso l’asset class in modo ancor più potente dei comunque fondamentali incentivi fiscali e normative di supporto.
Detto questo abbiamo però deciso di approfondire il tema e cercare di comprendere quali possano essere le ragioni che spingono a fare annunci di round o di exit decidendo di non comunicare le cifre o le valutazioni. Ne abbiamo individuate tredici:
1 – Motivi di carattere legale: gli accordi prevedono riservatezza sui contenuti del deal e quindi confidenzialità, in questi casi si ha la volontà di dare la notizia ma, naturalmente, non si può tradire la fiducia delle parti che hanno firmato tali accordi.
2 – Motivi di privacy: quando l’exit ha generato un ottimo rendimento per gli azionisti che non vogliono necessariamente far sapere pubblicamente quanto hanno guadagnato. In particolare questo vale per i business angel singoli.
3 – Exit carta su carta: quando le valutazioni sono derivate dai rapporti di forza tra chi vende e chi compra e non essendoci scambio di denaro e quindi non c’è liquidità si applicano valutazioni e multipli che non sempre aderiscono al vero valore delle aziende. In questo caso non si può parlare di una exit vera e propria a meno che l’azienda che compra sia quotata (in tal caso le azioni sono “liquide”).
4 – Struttura complessa del deal: valutazione gonfiata a fronte di un acquisto a rate, chi compra è disposto ad accettare una valutazione più alta se il pagamento è posticipato, quindi dopo che l’azienda acquisita porta il suo contributo a quella che acquista (earn out).
5 – Exit “costretta”: la pressione strategica costringe a vendere anche accettando un prezzo basso, per esempio concorrente molto forte o azienda molto debole.
6 – Exit “contrastata”: dove un gruppo di soci guadagna e uno perde. Si evita di alimentare contrasti con ulteriore pubblicità. Ciò avviene per esempio in presenza di accordi di liquidation preference.
7 – Exit “politica”: il valore può essere anche negativo (paga il venditore) qualora vi siano motivazioni per cui il proprietario preferisce vendere l’asset per non liquidare e non licenziare direttamente.
8 – Exit “reputazionale”: alcuni dei soci investitori professionali preferiscono non far sapere il valore di cessione per evitare di intaccare il proprio track record, si ha quando il valore della exit è basso (intaccare il track record si traduce in cattiva reputazione per investitori che poi farebbero più fatica a raccogliere nuovi fondi dagli LP) ed è anche legato al fatto che le ragioni del deal non sono esclusivamente economiche ma anche strategiche e per esempio un prezzo troppo alto per una cosa che appare con una valutazione contenuta potrebbe intaccare la capacità decisionale di chi compra agli occhi di chi non ha la visione strategica della operazione. Così anche per i fondatori che se vendono a un prezzo troppo basso poi in futuro rischierebbero di fare maggiore fatica nel caso si trovino nella necessità di effettuare ulteriori raccolte, come accade con i serial entrepreneur.
9 – Exit “public relation strategy”: più che focalizzare il deal sul prezzo e sul valore effettivo dell’azienda oggetto dell’acquisto, si preferisce puntare a porre enfasi sulle ragioni strategiche dell’affare.
10 – Regulatory compliance: non si dice il valore perché comunque non è un obbligo e quindi si preferisce non comunicarlo.
11 – Motivo di concorrenza: non volere dare informazioni strategiche ai concorrenti potenziali, ciò può anche precludere alla comunicazione stessa dell’operazione.
12 – Leva negoziale: se dico il valore della exit poi è possibile risalire alla valutazione e ciò renderebbe più complesso un deal successivo (il valore funge da “ancora”).
13 – Asset e acqui-hiring: accade quando l’exit è fatta non tanto per il valore intrinseco del business dell’azienda target ma per l’interesse verso determinati asset della stessa come per esempio le competenze delle persone o la presenza in mercati strategici, o contratti con clienti importanti, quindi il valore dell’operazione risulterebbe non collegato al valore dell’azienda nel suo complesso.
Queste alcune delle possibili motivazioni che possono celare i motivi per cui il valore di una exit, o di un round, non viene comunicato. Non sempre si tratta di motivazioni pienamente giustificabili benché siano tutte più che comprensibili.
Resta il fatto che a livello giornalistico sarà sempre difficile riportare notizie di questo tipo senza le valutazioni, anche se potranno essere fatte eccezioni in casi particolari, ove per esempio il valore della notizia sia importante a prescindere dalle cifre per motivi strategici (per esempio espansione in nuovi mercati), o perché crea valore esponenziale anche non finanziario (per esempio creazione di nuovi posti di lavoro), o perchè comunque rafforza l’ecosistema (si pensi per esempio a un’azienda italiana che compra un’azienda internazionale). L’importante è che quanto meno si eviti di dare informazioni fuorvianti mischiando round di equity con round di debito gonfiando impropriamente le valutazioni sottostanti. (foto di zero take su Unsplash)
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