Quanto vale il crowdinvesting in Italia? Ce lo dice l’Osservatorio sul crowdinvesting in Italia del Politecnico di Milano ha presentato nei giorni scorsi il primo report sulla nascente industria della raccolta di capitale da parte delle imprese attraverso investimento diretto da parte degli Internet users: equity crowdfunding (sottoscrizione di capitale di rischio), lending crowdfunding o P2P lending (finanziamento a titolo di prestito) e invoice trading (anticipazione fatture). Una modalità di finanza alternativa molto utilizzata in ambito startup. Infatti in Italia l’equity crowdfunding è consentito alle imprese startup innovative ( D.L. 179/2012) e alle PMI innovative (D.L. 3/2015). In particolare, l’offerta deve essere veicolata attraverso portali autorizzati dall’organo di vigilanza CONSOB.
Altrettanto recenti, sebbene non oggetto di una disciplina specifica, sono gli sviluppi dei portali specializzati nel lending crowdfunding (soggetti a vigilanza di Banca d’Italia) e nell’invoice trading. Il 1° report italiano sul crowdinvesting è stato presentato il 29 giugno 2016 presso il Politecnico di Milano, campus Bovisa e il primo dato che emerge è che in Italia questo settore vale circa 45 milioni di euro. Il report distingue tre forme di crowdinvesting: l’equity crowdfunding, ovvero l’appello rivolto al pubblico di Internet per finanziare progetti offrendo come controparte la sottoscrizione online di quote partecipative del capitale; il lending crowdfunding, appello per finanziare online progetti offrendo come controparte il rimborso futuro del capitale e la remunerazione attraverso un tasso di interesse; e l’invoice trading, appello per finanziare un’impresa attraverso l’acquisto online di sue fatture commerciali.Scarica qui la versione integrale del report-crowdinvesting2016
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