Dual company, cosa si intende e quante sono quelle europee

In Europa, una scaleup su sette muove il proprio headquarter all’estero, e con questo parte delle proprie attività, generalmente marketing e vendite. È il risultato della ricerca di Startup Europe Partnership (SEP), realizzata da Mind The Bridge in collaborazione con Wilson Sonsini Goodrich & Rosati, e presentata ieri a Londra in occasione dell’evento “Dual Companies: How and Why European Scaleups Expand to the U.S.” In realtà, più che di muovere, si tratta di espandere. Infatti, queste aziende mantengono una forte presenza operativa nel proprio Paese di origine, dove continuano a svolgere attività come ricerca e sviluppo. Il modello che sembra essere più ricorrente vede, almeno in un primo momento, il trasferimento in un altro Paese di un founder e un team di vendita che possa sviluppare il nuovo mercato. Le aziende con queste caratteristiche rispondono al nome di “Dual Company”. La statistica più rilevante è che le Dual Company europee raccolgono in media il 30% di capitale in più rispetto alle scaleup che si affidano esclusivamente a investitori domestici.  In Italia, il 16% delle scaleup ha optato per il modello duale, riscuotendo il 23% del capitale totale raccolto da scaleup italiane, un dato superiore alla media europea (17%). formazione in silicon valleyQuali sono le destinazioni preferite? L’82% delle scaleup europee analizzate ha scelto gli Stati Uniti per i propri headquarter esteri, di cui più della metà ha aperto uffici nella Silicon Valley e un quarto a New York. Il 9% ha scelto Londra. La Spagna sembra stia riscuotendo sempre maggiore interesse, mentre nessuna scaleup europea ha scelto Israele, secondo i dati di SEP, nonostante la fama come tech hub globale. Secondo Daniel Glazer, partner presso Wilson Sonsini Goodrich & Rosati, non c’è miglior posto dell’Europa per lanciare una tech company, e non c’è miglior posto degli Stati Uniti per espanderla. Dietro questa affermazione si celano le ragioni del trend di diffusione del modello duale. Accesso al Capitale Per una startup europea non si avverte la pressione di migrare per raccogliere finanziamenti early-stage. Gli investitori europei sono ben equipaggiati per rispondere alle necessità di capitale delle prime fasi di sviluppo. Le prime difficoltà sorgono nel reperimento del capitale per sostenere una crescita accelerata, adeguata a un’espansione internazionale. La scarsità di capitale later-stage porta le aziende a cercare risorse fuori dall’Europa, in particolare negli Stati Uniti, dove la disponibilità di growth capital è 14 volte superiore rispetto all’Europa. La dimensione media dei fondi di venture capital gioca sicuramente un ruolo fondamentale: i fondi europei hanno una dimensione media di 60 milioni di dollari, circa metà rispetto alle loro controparti statunitensi. A questo si aggiunge un mercato delle IPO (Initial public offering, la quotazione in Borsa, ndr) ancora limitato nel Vecchio Continente, con solo il 2% delle scaleup europee che scelgono di quotarsi. Dimensione del Mercato Le aziende americane si avvalgono di un vantaggio “originale”: la dimensione del loro mercato domestico. Per converso, nonostante gli sforzi di replicare un mercato unico europeo, le differenze linguistiche, culturali, fiscali e talvolta monetarie tra i Paesi europei, richiede alle scaleup europee un investimento separato per ogni nuovo mercato che si decide di penetrare. La presenza negli Stati Uniti, quando rilevante per lo specifico business, permette di avere accesso a un enorme mercato unico. Tuttavia, questa opportunità non viene senza rischi: l’investimento da considerare è ingente e il mercato è molto competitivo nella corsa alle risorse, umane e finanziarie, da parte di aziende concorrenti e grandi imprese tech. Implicazioni per l’ecosistema Secondo lo studio di SEP, il fenomeno delle Dual Company è maggiormente presente in ecosistemi emergenti, come l’Italia, e Paesi piccoli, come i Paesi scandinavi. I benefici per l’ecosistema sono numerosi: alimentate da fondi internazionali le Dual Company crescono più velocemente, generano occupazione nel proprio Paese di origine, reinvestono i propri capitali in Europa, internamente e tramite l’esternalizzazione di servizi, e servono da modello per l’imprenditoria locale. Per l’Italia, le Dual Company rappresentano un’opportunità. Un ecosistema giovane come il nostro può solo beneficiare dell’attenzione ricevuta da aziende italiane da parte di investitori internazionali e grandi corporate globali. Non bisogna guardare a questo fenomeno come una fuga dei migliori, ma piuttosto come l’affermazione di uno standard di qualità. In Italia, disponiamo di un pool di talenti che esportiamo costantemente verso altri Paesi. La possibilità di respirare ambiente internazionale dentro le mura di casa contribuisce alla crescita del nostro capitale umano, importando le best practice apprese in ecosistemi più avanzati del nostro, replicandole o adattandole a livello locale. Questo il link per scaricare il Report SEP: http://mindthebridge.com/research/ Contributor: Gabriele Tundo  

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