Lunedì 13 agosto: IX tappa Marzamemi – Siracusa
Verso le 6 del mattino Francesco ci butta giù dal letto, oggi siamo in pochi e vuole preparare tutto per bene e partire presto. Decidiamo di percorrere tutta la tratta trainando Maribelle poiché sono previste onde di un metro e inoltre non c’è nessuno di esperto a cui affidare il Bad. Salpiamo, salutiamo un altro porto che ci ha accolto come in un abbraccio. Arrivati a un miglio dal porto ci concentriamo sugli strumenti e sulla costa per cercare di capire dove si trova l’imboccatura del porto, quanto fondale c’è lì intorno, dove e come saremo ormeggiati… mentre abbiamo tutti gli occhi puntati a prua, Francesco si volta indietro e urla: “Cazzo, Maribelle si è staccata!”. Non ce ne eravamo resi conto, presi com’eravamo da tutte le delicate operazioni che precedono l’arrivo, specie in un porto che non si conosce. Facciamo una virata e affianchiamo senza problemi Maribelle, che si trova a cento metri da noi. Per entrare al porto le cartografie segnano una lingua di mare centrale profonda 8 metri, ai lati, invece, la profondità è troppo poco per il Bad. Inoltre più a destra ci sono tanti piccoli ma pericolosissimi scogli. Francesco è tesissimo al timone, ha un occhio a prua e una sulle carte, Chiara controlla la rotta, Silvia gli legge i dati riportati dal profondimetro e Giovanni a prua controlla che non ci siano boe e quant’altro davanti a noi. Tutto va per il meglio, raggiungiamo il molo della Lega Navale, ormeggiamo e sbarchiamo. Usciti dal porto, a sinistra c’è un chioschetto famoso a Siracusa per i panini con la carne grigliata, in particolare quella di cavallo. Ad attenderci lì c’è l’ammiraglio Leuzzi, che ha già ordinato il suo bel panino con carne di cavallo. È una gioia rivederlo, sapere che navigherà ancora con noi. Silvia e Giovanni, che avevano deciso di fermarsi lì, decidono di continuare fino a Catania: non possono perdersi una veleggiata con l’ammiraglio a bordo. Dopo un pranzo che trasuda grasso da tutte le parti, il pomeriggio trascorre a fare lavoretti sulle due barche. Chiara si chiude in cabina e divora la prima metà di un libro che l’ammiraglio le aveva promesso a Castellammare e che adesso le ha portato, Allora vengo con te di Sabina Cordone, la storia di una donna che non era mai salita in barca e che per amore si imbarca su un catamarano per compiere il giro del mondo assieme al suo uomo. Poco prima di cena ci raggiunge anche Carlo Sisalli, un documentarista che effettuerà delle riprese per un documentario su Periplo. Ci lasciamo sedurre da Siracusa, dalle sue strade che ribolliscono di turisti e da un ristorantino dove mangiamo del pesce delizioso, chiacchierando fino ad essere gli ultimi clienti rimasti. L’ultima tappa è un chioschetto per un bicchiere digestivo di seltz, limone e sale, poi ci rintaniamo nella nostra casetta galleggiante. L’ammiraglio prende la sua copertina di pile e decide di dormire su Maribelle.
Martedì 14, X tappa: Siracusa – Catania
Strascichiamo un po’ la partenza stamane, anche per permettere a Carlo di organizzare le sue apparecchiature e decidere come fare le prime riprese. Ieri sera ci ha mostrato il funzionamento di una piccolissima macchina fotografica che ci lascerà fino alla fine di Periplo, grazie alla quale potremo “raccontare” i nostri giorni anche quando lui sbarcherà, insomma il viaggio visto con i nostri occhi. La navigazione di oggi scorre particolarmente serena, anche perché con l’ammiraglio a bordo Francesco è tranquillo e può finalmente ritornare a essere comandante a tempo pieno di Maribelle! A pranzo Francesco prepara di nuovo la pasta che s’era inventato a Marzamemi, beccandosi i sinceri complimenti dell’ammiraglio. Arriviamo a Catania verso le 17, l’ammiraglio ha già contattato un suo amico cameraman di Antenna Sicilia che si fa trovare al porto con una giornalista per realizzare un servizio su Periplo. Ci racconta che quando era pilota della Marina Militare, accompagnava questo suo amico sulla cima dell’Etna per fare riprese ravvicinate durante le eruzioni. Appena arriviamo all’imboccatura del porto, vediamo da lontano la telecamera che riprende l’arrivo delle due imbarcazioni e, sul pontile, si fa l’intervista. Silvia e Giovanni vanno via, noi ci fiondiamo al bar del porto per una birra refrigerante e poi sfruttiamo questo mezzo pomeriggio pre-Ferragosto comprare qualcosa che ci serve in città. Catania è la città di Carlo e dell’ammiraglio, quindi sono loro a consigliarci strade e negozi nei pressi del porto. Il centro storico non è affollato, i negozianti sono lì giusto per quei pochi turisti biancolatte che, guida turistica alla mano, preferiscono i monumenti al mare. A ora di cena ci ritroviamo nuovamente tutti al porto (l’ammiraglio ha fatto un salto a casa e Carlo va nella barca del padre, ormeggiata poco distante dalle nostre), sfidiamo il caldo cittadino alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Prenotiamo prima in una rinomata trattoria (adesso rinomata anche per cafoneria), dove ci dicono di tornare dopo un’ora per poi liquidarci con un “non abbiamo posto, non possiamo farci nulla”, poi, dopo avergliene dette di tutti i colori, ci fermiamo in un altro locale che si trova in un baglio tranquillo. È una trattoria a conduzione familiare, e a servirci è spesso un bimbo di appena sei o sette anni che aiuta il padre ai tavoli. Ci fa sorridere il modo in cui accompagna i gesti con delle frasi da adulto, e anche come incamera le occhiatacce del padre se dimentica di portare o dire qualcosa. Dimentichiamo in fretta il trattamento ricevuto prima e ci godiamo la serata, chiacchierando del più e del meno. Decidiamo di non navigare domani che è festa, ma di limitarci a una gita ad Acicastello e Acitrezza, anche per effettuare qualche ripresa più suggestiva.
Mercoledì 15 agosto, Catania
Sveglia con calma, giornali, caffè e granita con brioche: conditio sine qua non per affrontare questo giorno di Ferragosto. Carburiamo verso le undici e, prima di mollare gli ormeggi per la nostra gita, l’ammiraglio invita la famiglia di un socio della Lega Navale che si trova lì in porto per fare un’uscita in barca, a venire con noi. Veleggiamo con tutta calma, per la prima volta non abbiamo l’ansia della tappa da raggiungere, dell’orario da rispettare per l’ormeggio. Francesco Chiara e Carlo vanno su Maribelle, l’ammiraglio si mette saldo alla ruota del timone del Bad, che ormai conosce meglio delle sue tasche. Ci rincorriamo, facciamo foto da una barca all’altra, Carlo fa le sue riprese e l’ammiraglio sfodera le sue doti da timoniere facendo piroettare il Bad intorno a Maribelle, a volte quasi a pelo, con buona pace di Francesco. Ci fermiamo sotto la rocca di Acicastello, ed è meraviglioso fare il bagno lì: l’acqua è quasi tiepida, di un blu cobalto intenso. Carlo ne approfitta per qualche ripresa subacquea, in particolare a Francesco che con il remo dà una pulita alla chiglia del Bad, ricoperta di denti di cane, delle incrostazioni che si formano sullo scafo. Dopo un po’ ritorniamo a bordo, mangiamo della frutta e facciamo quattro chiacchiere con i nostri ospiti. Entrati in porto, il Bad torna al suo ormeggio, mentre la piccola Maribelle, con a bordo Francesco e Chiara, deve aspettare il transito e le manovre di una grossa nave appena entrata. Nel tardo pomeriggio Carlo fa una lunga intervista a Francesco che servirà per il documentario, mentre l’ammiraglio va a prendere un’amica svizzera arrivata oggi a Catania che domani si imbarcherà con noi. A cena ancora una trattoria, Carlo, Francesco e Chiara, cibo buonissimo (involtini sfiziosi di tanti tipi e antipasti siciliani su cui primeggia una delicatissima frittata di ricotta) e amabili conversazioni in una serata che, pur essendo quella di metà agosto, sfodera un fresco inaspettato e ci accompagna in una passeggiata senza troppe pretese. E anche questo Ferragosto è passato, senza che lo percepissimo diverso dagli altri giorni. È questa la bellezza della vita in barca: il tempo è scandito dai venti, da quello che succede in mare, dalla gente che si incontra e dai racconti. L’orologio quasi lo si dimentica, sapere che giorno è non serve a nulla, tutto è ritmato da altre necessità, cadenzato da altri desideri… e poi, come dice l’ammiraglio, “in barca si dorme quando non si ha sonno e si mangia quando non si ha fame”.
Giovedì 16 agosto, X tappa: Catania – Riposto
Di buon mattino sentiamo il solito richiamo dalla banchina dell’ammiraglio che imita i venditori ambulanti di bibite sulle spiagge: “Acqua, Coca Cola, birra, Topolino, vado via?”. È il suo modo di svegliarci, menomale che non adotta i metodi della Marina Militare. Con lui c’è anche Milvia, una signora svizzera che resterà con noi per qualche tappa. La granita è d’obbligo, oramai ci siamo abituati troppo bene, questa colazione estiva tipicamente siciliana ci piace troppo. Partiamo per le dieci e facciamo una sosta per effettuare ancora qualche ripresa subacquea, Carlo a Riposto sbarcherà e bisogna “sfruttare” la sua presenza il più possibile. Molliamo l’ancora. Un bagno è proprio quello che ci vuole, oggi c’è un caldo torrido. Anche l’ammiraglio si concede un tuffo. Quando risaliamo prepariamo una pasta al pesto, mentre un gruppo di “ammiratori” di Maribelle si avvicina in gommone. “Ma è fantastica… Ma quanto producono i pannelli?… Possiamo farle delle foto?”. L’ammiraglio si lascia andare a una delle sue suggestive presentazioni di Maribelle e delle vele fotovoltaiche, corredando il tutto con brevi aneddoti su Periplo. Ma non abbiamo tanto tempo per soffermarci a chiacchierare, a Riposto ci aspettano. Senza altri indugi ci riprendiamo la nostra bella ancora e ci rimettiamo a navigare. Incontriamo onde che arrivano a un metro e mezzo, sembra di stare sulle montagne russe. Milvia ha un po’ di mal di mare, ci spiega che non saliva in barca da un po’ e che l’ultimo periodo è stato particolarmente stressante per lei, cosa che contrasta con l’improvviso relax che le offre il mare. A Riposto arriviamo al tramonto: entrare in un porto al calar del sole ha un fascino tutto particolare, dà una sensazione di sicurezza mista a tepore, è come rientrare a casa dopo una giornata trascorsa fuori. Sulla banchina della Marina di Riposto, ad aspettarci, la solita calda accoglienza dei soci della LNI del posto. Sbrighiamo le pratiche relative ai documenti e poi andiamo a prenderci una birra al bar del nuovissimo porto. Ormai è un rituale, è il “premio” che ci concediamo dopo la navigazione, che oggi è stata particolarmente afosa. Scarichiamo sul computer le ultime riprese e Carlo ci saluta, torna a Catania. A cena siamo ospiti al ristorante del vice presidente della LNI di Riposto, ma non possiamo far tardi: domattina bisogna mollare gli ormeggi presto, a Giardini Naxos stanno preparando un’accoglienza con stampa, autorità e pranzo al ristorante. Ci sentiamo coccolati, adottati come nipotini da tutte le sedi della Lega Navale che incontriamo sul nostro cammino, e ci sembra di non ringraziare mai abbastanza per tutto quello che ci offrono.
Venerdì 17 agosto: XI tappa, Riposto – Giardini Naxos
Consapevoli di non navigare sotto i migliori auspici, in mattinata predisponiamo il tutto per la partenza, non prima dell’ormai tradizionale granita con brioche. Oggi puntiamo su quella al pistacchio, Bronte è troppo vicina per non lasciarsi tentare. Mentre Chiara e Francesco fanno colazione, l’ammiraglio si intrattiene in banchina con i curiosi di Maribelle. Dopo ci racconta che gli stranieri gli han posto domande specifiche e si sono mostrati entusiasti, qualcun altro del luogo, con lo scetticismo e il passatismo talvolta tipico delle nostre parti, si è limitato a un semplice “ma funzioona?”, con la “o” aperta e strascicata propria del dialetto catanese. Ringraziamo tutti e ci rimettiamo in viaggio. Oggi è peggio di ieri, le onde non ci danno tregua, il Bad ne fa trampolino e ci costringe a tenerci ben saldi se non vogliamo correre il rischio di essere catapultati via dalla barca. A Giardini la Lega Navale non è ancora nata, o meglio, si costituirà come sezione tra una decina di giorni, in banchina saremo ospiti della Guardia Costiera. All’arrivo a Giardini, troviamo vento teso e non è presente un corpo morto in acqua. Molliamo l’ancora parecchi metri prima dell’ormeggio e procediamo velocemente verso la banchina, anche perché il forte vento di traverso non ci aiuta. Tuttavia, a pochi metri dalla banchina finisce la cima dell’ancora, il breve tempo necessario a prolungarla ci fa mettere di traverso. Niente da fare, dobbiamo uscire nuovamente e ripetere la manovra. Con Maribelle legata in murata e in una ragnatela di cavi di ormeggio stiamo molto attenti a schivare le cime. Alla fine, con una tensione che si taglia col coltello e davanti al comitato di benvenuto che dalla banchina osserva lo spettacolo, riusciamo ad ormeggiare. A terra veniamo travolti dall’entusiasmo: c’è il futuro presidente della LNI Giuseppe Taibi, il sindaco di Taormina, l’assessore all’ambiente di Giardini, un giornalista della testata La Sicilia, numerosi soci e appassionati di vela. Facciamo parecchie foto e ci presentiamo, anche se ci dicono di essere informatissimi su tutto quello che facciamo perché leggono il diario di bordo e consultano costantemente la nostra pagina Facebook. Scivoliamo verso il ristorante davanti al mare, dove hanno preparato un pranzo per noi. Davanti a un prosecco, Taibi e l’ammiraglio parlano del progetto ai presenti. L’atmosfera è rilassata, ci sentiamo tra amici. Periplo è il primo evento ospitato dalla nascitura sede, e l’entusiasmo dei soci che dipana lungo la tavolata ci colpisce. Dopo pranzo noi dell’equipaggio rispondiamo ad alcune domande del giornalista e poi torniamo tutti nuovamente alla barche, per altre foto, altre impressioni. Il pomeriggio trascorre tra una passeggiata in centro con il presidente, una sosta al bar e un riposino in spiaggia. La sera, prima di andare a cena, Francesco dà una controllata a Maribelle e si rende conto che facendo quelle brusche manovre di mattina all’ormeggio, s’era forzata la deriva in senso contrario spaccando la parte alta della testa. Proprio un venerdì 17, non c’è che dire. Rimandiamo i lavori all’indomani e schivando i carri (oggi c’è in paese una sfilata del Carnevale estivo) andiamo a Taormina, a cena con il presidente Taibi e la moglie, Marilena. Tavolo con vista sul golfo di Taormina e gli ormai tradizionali racconti dell’ammiraglio, piacevolissimo corredo delle nostre serate. Dopo cena ci godiamo una passeggiata lungo il corso della rinomata località, dove la maggior parte delle persone gioca a fare i VIP per una notte, ostentando vestiti, accessori e maquillage all’ultima moda. Ci sono posti che non conoscono crisi, proprio perché chi li frequenta – assiduamente, s’intende – può sempre permettersi lussi e sfarzi. La nostra passeggiata si snoda fino al teatro antico, dove si sta svolgendo il concerto di Vinicio Capossela. Entriamo in tempo per l’ultima canzone, ma quello che davvero mozza il fiato è la cornice, le luci, il golfo sullo sfondo con le sue lucine, l’atmosfera. I Greci c’avevano visto bene, e non a caso questa è la prima colonia che hanno fondato nella Sicilia orientale. Ormai pienamente appagati, facciamo strada verso la barca.
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