Dematerializzazione delle quote delle Srl, opportunità per le startup

Antonella Grassigli, CEO e co-fondatrice di Doorway illustra come la dematerializzazione delle quote della Srl ha il potenziale per valorizzare l’asset class startup, che sono generalmente costituite come Srl, così come la gran parte delle PMI. Una nuova attenzione da parte degli investitori che possono, qualora la riforma venga resa operativa, dare liquidità finanziaria all’investimento in aziende e quindi rendere tale valore pienamente parte del patrimonio finanziario che può essere gestito alla stregua di altri investimenti ad alta liquidità. Bisognerebbe partire ponendosi questa domanda. E ricordare che la finanza nasce come strumento a supporto all’economia: un concetto che spesso rischia di essere offuscato da interessi contrapposti. Il fintech, sorto sulle ceneri della crisi dei mutui subprime del 2008, per riportare l’investitore al centro e scavalcare l’establishment finanziario, doveva essere una via. Sono passati 15 anni, ma l’eco non si è silenziata. La soluzione si chiama educazione finanziaria, ambito nel quale gli italiani non hanno mai brillato: l’ultimo Rapporto Consob, che indaga le conoscenze finanziarie degli italiani, restituisce un quadro poco roseo. E in un’epoca in cui le risorse delle famiglie sono sempre di meno, sapersi muovere in questo ambito sarebbe un elemento importante per proteggere e far crescere i capitali. Spingere verso la democratizzazione di ogni forma di investimento rappresenta un volano in questa direzione e, anche per questa ragione, meriterebbe di essere incentivata. La dematerializzazione delle quote delle società a responsabilità limitata è un deciso passo in avanti in questa direzione. Lo scorso 11 aprile, il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento (Ddl Capitali) che contiene una serie di interventi a sostegno della competitività dei capitali, una riforma che di fatto semplifica i vincoli burocratici e incentiva le operazioni di quotazione societaria. All’art 3 c’è la previsione relativa alla possibilità, per chi farà questa scelta, quindi su base volontaria e non obbligatoria, di dematerializzare le quote delle Srl, come già previsto per altri strumenti finanziari come le azioni, i titoli di debito emessi dalle srl, ecc. In sostanza, le quote delle Srl potranno assumere forma scritturale e la società emittente potrà richiedere l’assegnazione del codice Isin – il codice internazionale che identifica in maniera univoca gli strumenti finanziari – con conseguente inserimento dello strumento finanziario (la quota) nel conto titoli detenuto dai singoli investitori presso i propri Istituti di Credito. Questa innovazione tecnica elimina dunque un importante ostacolo, che ha impedito fino a ora al risparmio amministrato e gestito di avvicinarsi a questa tipologia di investimenti in economia reale: la maggior parte delle startup e PMI innovative in Italia sono costituite in forma di Srl.

Semplificazione, liquidità, mercato secondario

La semplificazione nella circolazione dello strumento finanziario favorisce quindi la creazione di un mercato secondario su piattaforme debitamente autorizzate dall’Autorità Finanziaria, e conseguentemente la “liquidabilità” dell’investimento: un vero e proprio game changer per l’asset class del venture capital, caratterizzato fino a oggi da una reale difficoltà nel realizzare in tempi brevi l’investimento. Un’occasione, forse irripetibile, per veicolare parte dei 2000 miliardi di euro dormienti sui conti correnti degli italiani verso l’economia reale, restituendo alla finanza il suo ruolo originario e nobile. Nella pratica, gli effetti della dematerializzazione sono dirompenti. Il 60% del risparmio italiano è ancora governato all’interno del classico circuito bancario, e le operazioni di acquisto e scambio di quote societarie sono gestite da consulenti finanziari che registrano le operazioni sul conto titoli. Per poter passare attraverso il conto titoli è però necessario che le azioni dispongano di un codice Isin: di fatto con la dematerializzazione le quote delle Srl entreranno per la prima volta nel circuito bancario. Inoltre, finora per PMI e startup la possibilità di scambio delle quote era regolamentata attraverso operazioni autenticate da notai o commercialisti, con relativi costi per il deposito dell’atto di acquisto e la certificazione del passaggio di titoli e azioni. Anche questo passaggio viene eliminato. È una rivoluzione che tocca interessi diversi e può far paura come ogni rivoluzione, ma se non si abbraccia il cambiamento si rimane travolti. E allora meglio prepararsi a qualcosa che comunque avverrà, sfruttando la digitalizzazione a nostro vantaggio e a vantaggio di tutti. Sarà importante poi scegliere le piattaforme che garantiscano rigorosa selezione delle opportunità d’investimento da parte di operatori in grado di valutare il potenziale di crescita dell’azienda e sostenibilità del suo modello di business, in modo da ridurre il rischio di execution: informazioni che devono essere disponibili per l’investitore, rese di facile lettura e comprensione per favorire un investimento informato e consapevole. La formazione, attraverso la disintermediazione guidata, è quindi un pilastro fondamentale per far crescere i singoli e l’ecosistema in generale. (Foto di Annie Spratt su Unsplash )

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