L’ecosistema delle startup è e deve essere perno della strategia per dare un futuro di crescita al Paese. In estrema sintesi è questo il messaggio che la quinta edizione del convegno di Italian Angels for Growth ha voluto trasmettere. Il presidente di IAG Antonio Leone ha declinato questo concetto affermando che“l’Italia è un paese di capitali, ma non di capitalisti: il nostro obiettivo è quello di farlo diventare anche un paese di capitalisti. Le famiglie italiane hanno sui conti correnti liquidità disponibile per 1.682 miliardi di euro, come segnalato dall’ultimo bollettino mensile dell’Abi. Se si mobilitasse lo 0,5% di questa liquidità dedicandola al seed investment, grazie alle eccellenti esperienze e conoscenze della cultura italiana, saremmo un Paese allo stesso livello degli altri Paesi europei. Italian Angels for Growth ha oggi 210 soci e in oltre dieci anni di attività ha analizzato 5.510 startup, finalizzato 91 investimenti per un totale di 202 milioni di euro raccolti e realizzato 10 exit (tra cui l’ultima in ordine cronologico quella di Spreaker come abbiamo scritto qui , ndr). Numeri che dimostrano che in Italia il potenziale per favorire la cultura dei business angel e la strategia degli investimenti nel seed esiste”. Per favorire la cultura dei business angel e la cultura dei team imprenditoriali e manageriali, occorrono quindi delle modalità innovative di collaborazione con l’accademia come conferma anche Giancarlo Rocchietti del Club degli Investitori di Torino in questa intervista . Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della ricerca ha deciso di portare il suo contributo al messaggio di IAG sottolineando come “l’Italia è un Paese ricco di talento, di creatività, di qualità della ricerca che nasce da una lunga formazione e che rappresenta una base di partenza indispensabile per il rilancio strategico del Paese”. Gli ha fatto eco Andrea Bairati, presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale che ha voluto organizzare la sua giornata dell’innovazione proprio in collaborazione con l’edizione 2020 del convegno IAG : “industriali, finanziari e universitari devono cambiare il loro modello di ingaggio. Il percorso di formazione deve cambiare. Spesso le idee non sono male ma non altrettanto di livello sono i business model o i team manager. Gli investitori dovrebbero andare incontro all’accademia come avviene in tutto il mondo: partecipando al processo di crescita e di formazione delle startup”. Luigi Nicolais, fondatore e presidente di Materias ha posto enfasi sul fatto che l’innovazione non può non passare anche dalla ricerca, instaurando incentivi che permettano agli accademici italiani, oggi molto legati alla carriera accademica, di dedicarsi alla startup l’innovazione non è la stessa cosa della ricerca. Si risolve con investitori che orientano strategie e le startup devono essere pronte a recepire gli stimoli”. “Perché gli investitori istituzionali investono in innovazione? Perché lo fanno le aziende? E come lo fanno? – si è domandato Alessandro Scortecci, responsabile della Strategia e business development di CDP Venture Capital Fondo Nazionale Innovazione – . È un asset class che nell’ottica italiana sta nascendo, con opportunità sostanziali per quegli investitori che saranno i primi a posizionarvisi. Lo stesso potrebbe valere per investitori privati con grandi disponibilità”. Carlo Robiglio, presidente Piccola industria Confindustria ha aggiunto: “abbiamo la necessità di creare un vero ecosistema dell’innovazione che faccia interloquire al meglio i vari attori che non sono in grado di creare percorsi comuni, per valorizzare le startup e la loro ricaduta sul sistema paese. La startup è una parte integrante fondamentale della catena dell’innovazione, che oggi diventa una realtà diffusa anche per le piccole e medie imprese”. Anche se ancora molto si può fare, non è un terreno del tutto inesplorato quello della sinergia tra industria, finanza, accademia, pubbliche istituzioni come dimostrano il lavoro di Elena Zambon, presidente di Zambon e ideatrice del progetto OpenZone “dove imprese grandi, piccole e startup diventano sorgente di opportunità per sé stesse e per gli altri”, e il fenomeno del Corporate venture capital come ha sottolineato Diva Moriani, vicepresidente INTEKGroup e KME, e membro dei CdA di Assicurazioni Generali e Moncler: “il fenomeno del Corporate venture capital è molto importante, soprattutto in questo particolare momento storico serve la partecipazione delle aziende a piattaforme di investimento dove entrano anche altri investitori, cosa che consente alle stesse large corporate di essere sul mercato, osservare quali sono i trend sull’innovazione e capire cosa può servire da inglobare all’interno dell’azienda”. Anna Gatti che siede nei CdA di Intesa Sanpaolo (ISP), Fiera Milano, Lastminute Group, WiZink Bank ha aggiunto:“più che cosa manca in Italia, la domanda è: che cosa ha in più l’Italia rispetto alla Silicon Valley? Quali sono i valori per cui noi definiamo il successo? Quest’organizzazione si chiama Italian Angels for Growth, e non Italian Angels for profit”. “I business angel giocano quindi un ruolo fondamentale in questo ecosistema tra startup, accademia, venture capital e corporate: persone che abbiano sì i capitali da investire, ma anche voglia di condividere la loro esperienza non solo nello spirito del ritorno dell’investimento ma anche di quella del give back” afferma Paola Bonomo, che ha chiuso la giornata insieme a Valerio Caracciolo, in qualità di vice presidenti di IAG.
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