Brandon, la startup fondata da Paola Marzario (nata come distributore digitale b2b che rafforza i brand nel commercio elettronico, nella top 10 delle 35 startup milionarie d’Italia), porta il suo business nel mondo della moda con la produzione di 4 nuovi brand di abbigliamento. Lo fa sfruttando i big data derivanti dal suo core business, ma anche rivitalizzando i distretti manifatturieri della moda made in Italy. “Dal 2012 monitoriamo le tendenze della moda online e questo ci permette di identificare in tempo reale le abitudini degli utenti web, molto diverse da quelle del cliente tradizionale. Chi acquista online è più attento al prezzo, alla vestibilità e solitamente cerca modelli, fantasie, stili e colori nuovi rispetto a quelli che vede nei negozi”, ha commentato Paola Marzario, Fondatrice e Amministratore Delegato di Brandon.
La vulcanica Paola, che nei giorni scorsi ha raccontato la sua esperienza di imprenditrice allo Startup Grind organizzato a Milano in collaborazione con GIT Italy e women@google, non si ferma al digitale e intraprende una nuova attività che permette di valorizzare piccole aziende manifatturiere italiane (i cosiddetti fasonisti), creando nuovi sbocchi commerciali, nonchè posti di lavoro. Sono quattro i nuovi private label nel settore del “lusso accessibile” creati: Conte of Cashmere, Solo Capri, Isabella Roma e Les Sofistiquées. Brandon inizia così un progetto di diversificazione, con la produzione di quattro linee di abbigliamento e oltre 1000 modelli. “Le nostre collezioni sono in continua evoluzione. Creiamo modelli ad hoc che soddisfino le esigenze che di volta in volta osserviamo nel web. Entro fine anno prevediamo di vendere cento mila capi”. I quattro marchi di abbigliamento, prodotti di maglieria prêt-à-porter made in Italy rivolti prevalentemente a un pubblico femminile, sono venduti esclusivamente online, sui principali siti di flash sales – Privalia, Showroomprivee, Amazon BuyVIP e Saldi Privati. Sebbene il lancio dei marchi avvenga ufficialmente adesso, è da circa un anno che Brandon sperimenta la vendita delle sue linee (e l’approccio data-drive che c’è dietro) sui mercati esteri e i risultati raggiunti (in sei mesi 35.000 capi venduti per 355 k di fatturato) hanno già dimostrato come il business funzioni. L’operazione offre diversi spunti di riflessione interessanti, primo fra tutti l’elemento “big data” come fattore che, opportunamente gestito, apre nuove opportunità non solo per la singola impresa, ma per interi settori, anche tradizionali. Nel caso specifico, i 4 marchi moda lanciati da Brandon rivitalizzano la produzione all’interno di distretti che sono il cuore dell’autentico “made in Italy”, fatto di sapienza sartoriale ineguagliabile in altri Paesi del mondo. Seguendo le precise indicazioni stilistiche di Brandon, tutti i modelli sono confezionati da fasonisti italiani dei distretti tessile-moda del napoletano, pratese e carpigiano, territori tradizionalmente specializzati nel confezionamento di capi d’abbigliamento. Per il made in Italy ora gli stilista di riferimento sono i big data. Chapeau!© RIPRODUZIONE RISERVATA