Il volto ‘umano’ dei social network. Stanno prendendo forma, e anche piede, piattaforme online che hanno l’obiettivo di mettere in contatto le persone affinché esse possano conoscersi fisicamente e condividere momenti, esperienze, risorse nella vita di tutti i giorni. Per raccontare questo fenomeno abbiamo scelto due startup: Comehome e Vicinimiei, diverse nel modo in cui si propongono perché guardano a utenti diversi e a momenti della vita diversi, ma simili in relazione all’idea di dare una fisicità al concetto di rete sociale. Trarre quindi vantaggio dalle potenzialità offerte dagli strumenti digitali senza però fermarsi alla immaterialità della relazione ma andando oltre per contribuire a costruire, o ricostruire, una socialità che si declina sia sfruttanto gli strumenti di comunicazione, sia ribadendo la centralità delle relazioni fisiche. Di Comehome ci racconta Alessandra Barraco che in veste di communication manager di TechItaliaLab ha conosciuto da vicino questo progetto aiutandolo a espandersi a Londra. Dall’ultima indagine condotta da We Are Social in collaborazione con Hootsuite è emerso che la diffusione dei social media è in aumento: il numero di persone che in tutto il mondo utilizzano i social è cresciuto di oltre 100 milioni nei primi tre mesi del 2018, raggiungendo quasi i 3,3 miliardi alla fine di marzo, con un incremento del 13%. Le statistiche relative all’Italia dicono che gli utenti dei social media nel nostro Paese sono cresciuti del 10% nell’ultimo anno, raggiungendo a marzo 2018 i 34 milioni di utenti con una penetrazione del 57%: ciò significa che il 57% della popolazione italiana, composta da 59,55 milioni di abitanti, è attivamente presente sui social. Un altro dato significativo da mettere in evidenza emerso dalla stessa indagine, che desta preoccupazione tra i sociologi di tutto il mondo, è quello relativo alle ore trascorse online. Sono sei le ore che dedichiamo giornalmente all’utilizzo di internet, di cui un terzo dedicato ai social e circa 45 minuti all’ascolto di musica in streaming. I mezzi di accesso alla rete che la fanno da padrona, sono i dispositivi mobile: su 49 milioni di utenti mobile, quasi 39 li utilizzano per connettersi a internet. Questi dati ci regalano una fotografia della società mondiale odierna. È difficile oggi pensare alle nostre giornate senza aprire il computer o usare il cellulare; la nostra esperienza quotidiana ha subito dei pesanti condizionamenti poiché è cambiato il modo di partecipare alla vita sociale. L’utilizzo di internet, dei social network e delle nuove tecnologie ha indotto molti cambiamenti, a partire dal rapporto con se stessi e soprattutto con gli altri, che diventa più diretto ma allo stesso tempo anche molto più mediato. Cambia, inoltre, il modo di concepire la quotidianità. Le nuove tecnologie offrono maggiori opportunità di condivisione, ci permettono di conoscere ed incontrare nuove persone, ma non è detto che questa condivisione sia poi effettiva. Oggi se vogliamo socializzare, chiacchierare o svagarci, spesso lo facciamo attraverso internet, nonostante siano noti gli effetti collaterali, in particolare legati ai social media. L’ansia e la depressione sono aumentate del 70% negli ultimi 25 anni, soprattutto tra i giovani. Alcuni parlano proprio di “Depressione da Facebook”: da un utilizzo inadeguato dei social network possono infatti scaturire alcune problematiche, come il F.O.M.O, Fear Of Missing Out, la paura cioè di perdersi qualcosa quando non si è connessi. Un altro effetto collaterale conseguito da un eccessivo utilizzo del web è la tendenza a perdere contatto con la realtà. Diversi giovani hanno sviluppato una straordinaria capacità di socializzare online ma si trovano in difficoltà nei rapporti reali. L’aspetto più pericoloso di Facebook, infatti, sopraggiunge quando il tempo dedicato ai rapporti di amicizia online è di gran lunga superiore rispetto a quello dedicato ai rapporti interpersonali reali; in questo modo si rischia infatti di vivere solamente una vita virtuale, fatta di amici dei quali magari non si conosce nemmeno il volto. In questo scenario in cui i social network ci spingono a trascorrere sempre più tempo online “attaccati” a uno smartphone o a un pc, nasce Comehome, piattaforma che avvicina gli utenti attraverso esperienze reali di incontro informale. Michele Cesario, uno dei fondatori insieme a Daniele Chierchia, Federico Santaroni e Andrea Vitale,classe 1989 di Cosenza, racconta che l’idea di dare vita a Comehome è nata per risolvere un problema che lui stesso ha vissuto. Studente bocconiano fuori sede, si rese conto di quanto fosse difficile conoscere realmente i suoi colleghi universitari. Come è successo a Mark Zuckerberg, quando dalla sua camera del campus di Harvard, insieme ad alcuni colleghi, decise di rivoluzionare il mondo delle relazioni umane nel lontano 2004, Michele qualche anno dopo realizzò che serviva avvicinare le persone non attraverso il web, ma attraverso un social network “reale”. Attraverso questa piattaforma puoi scoprire, ma anche organizzare, gli eventi nella tua città come cene, apertivi, feste, musica dal vivo e molto altro. Michele, girando il mondo, osservò che nonostante i modi di socializzare fossero diversi da Paese a Paese, il problema comune era sempre lo stesso: difficoltà di stringere amicizie in luoghi pubblici, come pub, discoteche e bar. Ma dietro questa piattaforma che da visibilità agli eventi privati c’è molto di più. La mission di Comehome è infatti quella di avvicinare le persone, nella stessa area geografica, con stessi interessi e passioni, creando la condivisione, affrontandole differenze e assumendo il tema della globalizzazione come un dato di realtà. La sua vision è invececreare una community di persone che da tutto il mondo entrano in contatto l’uno con l’altro in luoghi informali, assecondando la naturalità dei rapporti umani. Oggi Comehome ha oltre 30mila utenti, più di 700 eventi organizzati, più di 15mila accrediti: la diversità e la vastità delle aree tematiche oggetto degli incontri postati su Comehome, la rendono la piattaforma di networking con elevato impatto sociale. Esiste infatti un codice etico al suo interno, tra cui, per esempio, bere responsabilmente e l’integrazione di persone straniere, che permette di rendere il bacino degli utenti piuttosto selezionato: non solo eventi tra professionisti che viaggiano spesso per lavoro trasferendosi da un continente all’altro, ma anche eventi di beneficenza, attività ricreative, culturali e sociali. Iniziare non è stato facile, soprattutto se si pensa che Comehome nasceva mentre Facebook spopolava. Ma i giovanissimi fondatori, amici prima che soci, sono riusciti a superare le crisi e le difficoltà, autofinanziandosi fin dall’inizio e sono ora impegnati full time in questa azienda che vanta un team piuttosto numeroso. Comehome punta ora al mercato mondiale. La prima tappa internazionale è stata Londra. Attraverso il programma di accelerazione TechItaliaLab, Comehome è riuscita a spingere il proprio network nella città dal mercato più ricettivo a livello europeo, la città più popolata d’Europa che registra attualmente circa nove milioni di abitanti, quello che più colpisce è la fetta di popolazione non britannica che rappresenta quasi il 40% degli abitanti totali che risiedono nella metropoli inglese, tutti potenziali utenti di una piattaforma come Comehome. Prossime tappe internazionali già nel mirino sono la Spagna e la Silicon Valley. A raccontare Vicinimiei.it è invece Giulia Buffa che insieme a Christian Vollmann ha sviluppato il progetto e che spiega a Startupbusiness come la piattaforma fa parte del più grande gruppo europeo di social network di quartiere. Vicinimiei.it è infatti gestito dalla società tedesca Good Hood GmbH che, fondata nel 2015, conta oggi più di un milione di utenti tra Germania , Francia e Spagna , in Italia è operativa da marzo di quest’anno. “Dopo Milano, dove l’idea incontra un gran successo con già più di 100 quartieri coinvolti, siamo fiduciosi che la piattaforma prenda piede anche in altre città italiane. Siamo convinti che Vicinimei sia la soluzione a piccole e grandi problematiche che si riscontrano nel raggio del vicinato. Vicinimiei offre inoltre il sostegno di un piccolo e dinamico team sempre pronto ad aiutare le persone che fanno parte della nostra piattaforma. Il nostro obbiettivo è connettere i vicini l’un l’altro”. Vicinimiei.it è quindi un social network di quartiere, gratuito e solo per per i vicini di casa. La piattaforma serve ad effettuare in modo facile un primo contatto online, per poi permettere alle persone di incontrarsi offline. Esiste sotto forma di app per IOS e Android, ma anche su web. Vicinimiei.it ha principalmente due funzioni: permette di avere dei consigli sui fornitori locali come per esempio il migliore parrucchiere o trovare una babysitter, di aiutarsi e di prendere in prestito degli oggetti ecreare dei gruppi, per esempio il gruppo del jogging della domenica o il club di Bridge, trovare un gruppo di persone che coltivano gli stessi interessi o eventi come organizzare aperitivi per conoscere i vicini o andare al cinema o ad una mostra. “Ci impegnamo per controllare che tutte le persone che si registrano inseriscano i loro dati correttamente – aggiunge Giulia Buffa -. Vogliamo assicurare alla comunità di Vicinimiei che tutti gli iscritti siano veri e propri vicini, che non ci siano né profili falsi, né persone che in realtà non vivono nel quartiere in cui vogliono iscriversi. Anche per questo motivo, incitiamo sempre le persone ad avere sempre una foto profilo.Nonostante alcune regole di comportamento sintetizzate nel nostro slogan ‘si gentile, si onesto e si disponibile’, vogliamo che sia chiaro che la piattaforma è uno spazio libero, uno strumento che si propone di migliorare la vita di quartiere. Sta quindi agli utilizzatori decidere come usarla nel modo migliore in base alle loro esigenze”. Iniziative come Comehome e Vicinimiei rappresentano una nuova declinazione di social network, applicano quella strategia che un tempo si definiva come click-and-brick e che si propone di fondere le potenzialità dello strumento digitale con l’unicità dei modelli relazionali più tradizionali. È facile anche comprendere come questo tipo di iniziative, benché gratuite per gli utenti, possano sviluppare modelli di business ingaggiando il supporto di chi ha interesse a interagire con queste comunità a vario titolo ed è curioso pensare come sia dal digitale che debbano arrivare stimoli per ritornare a impiegare il digitale in modo non esclusivo, il che non è di certo negativo ma è sintomatico di come il processo di maturazione degli strumenti online stia uscendo, anche quando si parla di social network, dal concetto di pure digital mostrando anche qui una cosa fondamentale: che non vi è dicotomia tra vita online immateriale e vita offline materiale ma che sono due declinazioni della medesima sfera di interazione di una persona, di un’azienda o di una qualsiasi tipologia di organizzazione, entità o gruppo.
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