Chiudere le imposte

Ci siamo, dai, si può dire che il 2013 è archiviato. È stato un anno piuttosto convulso e impegnativo per l’ecosistema delle start-up italiane, si sono fatte tante cose interessanti, noi di Startupbusiness abbiamo trovato tantissimi nuovi partner e compagni di percorso che insieme a quelli con i quali già lavoravamo hanno condiviso e continuano a condividere con noi la filosofia della creazione di valore e della quotidiana costruzione della credibilità.

Sono tantissimi e tutti concentrati sul fare più che sull’apparire, non starò qui a fare un elenco per evitare di cadere in retoriche da piaggeria, ciò che conta è il processo di costruzione che giorno dopo giorno si sviluppa e cresce anche prendendo a volte strade prima impensate perché essere innovatori non significa solo fare cose nuove ma farlo in modo nuovo, con nuovi approcci abbandonando quella retorica vuota e pomposa che sta all’ecosistema come l’oroscopo e i predicatori stanno alla scienza.

Il meccanismo è innescato e funziona bene, i risultati ci sono, ora serve un bello slancio capace di scardinare quegli ostacoli che ancora frenano il processo di rinnovamento e che purtroppo sono ancora molti: la ancora non piena consapevolezza della svolta paradigmatica che viviamo da parte di chi ha le leve del potere, lo status quo e le rendite di posizione di chi continua a preferire il ‘si è sempre fatto così’ al cogliere le nuove sfide, lo strato superficiale in cui sguazzano i profeti dell’innovazione saliti sul carro di chi vuole andare veloce su strade mai percorse prima, quando ormai il carro era lanciato e solo per trarne il più possibile benefici e tornaconti personali di breve termine.

Abbiamo tutti insieme fatto molto e molto ancora faremo, c’è un grande imprenditore italiano che ogni tanto mi ricorda che: “l’innovazione è come il colera”, bisogna che come un’epidemia infetti tutti e crei quel tessuto di comune tensione al raggiungimento di nuovi obiettivi ambiziosi e complessi ma non impossibili a patto che si prenda atto che le regole del gioco sono cambiate.

L’anno che si appresta a sorgere sarà dannatamente interessante per tutti coloro che giocano con le nuove regole e che a farsi vedere preferiscono il fare, che prima lavorano e ottengono risultati e poi parlano di ciò che hanno fatto. Sarà interessante perché dovrà essere l’anno testimone della crescita internazionale del nostro ecosistema delle imprese innovative, è finito il tempo in cui possiamo permetterci di restare nel guscio, dobbiamo buttarci nella mischia, dobbiamo mettere l’Italia nel quadro dello scenario internazionale facendo leva sulla nostra posizione geografica unica, ponte tra Europa e Mediterraneo, sulla nostra eccezionale creatività e capacità di tradurre le idee in progetti, in aziende, in risultati economici e sociali.

Le basi perché ciò avvenga ci sono. Milano si appresta a vivere una stagione che la condurrà fino all’Expo 2015 durante la quale si svolgeranno una serie di eventi internazionali di grande rilievo e portata che porteranno a Milano e in Italia, attenzione, investimenti, personaggi, iniziative il cui insieme si sta formando grazie a connessioni, sinergie e collaborazioni perché nei prossimi 20 mesi abbiamo tutti una opportunità unica che non deve essere sottovalutata, non deve essere sprecata, ma deve essere colta nella sua pienezza e l’unico modo per farlo è dargli sostanza presentandosi agli appuntamenti compatti, credibili, con poche chiacchiere e molti fatti e con, soprattutto, la capacità di mostrare che si è compreso come il momento storico richiede maggiore coraggio, maggiore visione, e scelte che guardano al lungo termine e non solo si limitano ad arrancare nel cercare di cogliere piccoli risultati effimeri nel breve.

Serve il contributo di tutti, di quelli bravi e di quelli che bravi lo vogliono diventare, serve dare valore a ciò che di valore è stato fatto: alle start-up che crescono, alle decisioni strategiche prese che vanno nella giusta direzione, alle iniziative accademiche, istituzionali, industriali che come lampi di luce nel buio hanno aperto le prime brecce con lo scopo di dare un po’ di nuova fiducia a tutti.

Perché ciò accada non basta che ad attivarsi siano coloro che già oggi contribuiscono effettivamente alla crescita dell’ecosistema ma serve maggiore coinvolgimento consapevole da parte di tutti, serve rimettere in fila le priorità ma non a parole, serve ‘chiudere le imposte per fare in modo che l’aria fresca arrivi’ cercando efficienza, riducendo gli sprechi, riconquistando credibilità, riducendo la pressione fiscale, stimolando la nascita delle imprese, infettare con il colera dell’innovazione anche i dinosauri più feroci come la burocrazia fuori controllo che non si limita più a succhiare energie dalla parte produttiva del Paese per tenersi in vita ma è diventata così incontrollabile da avere imboccato la strada dell’auto distruzione perché vive per danneggiare quel pezzo del Paese che con il suo lavoro la alimenta.

Insomma come mi ha detto una volta un amico: è ora che l’era geologica del ‘cartaceo’ giunga a termine. Che il 2014 sia l’anno buono. Auguri a tutti voi da tutti noi. 

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