Sono definiti startupper i fondatori delle startup. Nell’immaginario sono spesso rappresentati come giovani nerd in felpa e ciabatte, questo ci ha consegnato la Silicon Valley e personaggi come Mark Zuckerberg e il suo film The social network. Questa rappresentazione non è sbagliata, ma non è del tutto esaustiva, soprattutto in aree geografiche diverse dalla valle del silicio.
C’è differenza tra lo startupper e l’imprenditore?
Sicuramente lo startupper è un imprenditore, o vorrebbe esserlo, in quanto vuole trasformare la sua idea innovativa in un’impresa che fa tanti soldi o ‘che vuole cambiare il mondo’; d’altro canto, un imprenditore può non essere mai uno startupper, o può esserlo stato in un dato momento della sua vita. Come definireste Elon Musk? Uno startupper o un imprenditore? La differenza tra le due figure è piuttosto fugace, qualcuno penserà che si tratta di una questione di lana caprina, ma stiamo al gioco e cerchiamo di capire se esistono o meno queste differenze.
Differenze tra startupper e imprenditore: partiamo dal lessico
Il termine startupper sta alla parola startup, o start-up, come il termine imprenditore sta al termine impresa: c’è differenza tra startup e impresa? Noi riteniamo di sì: la definizione di startup che qui accogliamo è quella coniata da Steve Blank che definisce la startup come ‘un’organizzazione temporanea, che ha lo scopo di cercare un business model scalabile e ripetibile‘. In questa definizione non si cita la parola ‘innovazione’ o la ‘disruption’, che è il tipico valore portato sul mercato dalle startup: il motivo è che per Steve Blank il carattere innovativo è dato per implicito e la sua definizione scaturisce dall’individuare peculiarità strutturali delle startup rispetto alle imprese tradizionali per sostenere che ‘la startup non è una piccola azienda’. Per il diritto italiano è impresa anche il fruttivendolo sotto casa, che di certo non è una startup. La startup si differenzia da altri generi d’impresa che hanno magari anche caratteristiche innovative, ma non business model replicabili e scalabili. E’ fondamentale che essa abbia accesso al capitale di rischio (venture capital, business angel, fondi seed, sia in fase di “search” del business model, che in fase di crescita) e a strutture (incubatori, acceleratori) che possano velocizzare i suoi processi. Tutte le startup hanno l’ambizione di diventare grandi imprese, ma non tutte le imprese sono state una startup. Da ciò deriva che lo startupper ha ambizione imprenditoriale, ma non sempre riesce a trasformarsi solidamente in un imprenditore: la maggior parte delle startup falliscono e tanti fondatori, per vari motivi (tra cui delusione e stress) si riconvertono in altre occupazioni, anche manageriali, entrando magari come dipendenti in altre aziende. Allo stesso modo, l’imprenditore è tale nel momento in cui avvia un’impresa, qualunque essa sia: anche la più tradizionale, quella che fa business ma non scala. Infatti, per il nostro ordinamento l’impresa è un’attività economica professionalmente organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi. Quindi, anche il fruttivendolo sotto casa, è un’impresa, in particolare un’impresa commerciale.
Differenze tra startupper e imprenditore: il ciclo di vita della startup
Quanto prima detto circa la definizione di startup come ‘organizzazione temporanea’ ci dice che la differenza tra startupper e imprenditore ha molto a che fare con il ciclo di vita dell’impresa. Fino a quando una startup è una startup? e di conseguenza, quando uno startupper diventa, semplicemente, un imprenditore? Non appena la startup consolida il suo modello di business e stabilizza la sua azienda, o magari entra nella sua fase di scaleup (ovvero, non è più classificabile come early-stage venture) è un’impresa innovativa e i fondatori che ancora ne siano coinvolti (soprattutto a livello di capitale sociale e governance) sono imprenditori. C’è da dire che più un’azienda cresce e distribuisce quote, più tende a perdersi quel ruolo di leadership e responsabilità dell’imprenditore originario, soprattutto se non conserva un ruolo operativo di primo livello. Tuttavia, chi ha l’imprenditorialità nel sangue, diventa startupper seriale o imprenditore seriale, e questo fa parte del mindset, di cui parleremo adesso.
Differenze tra startupper e imprenditore: il mindset
Una differenza tra startupper e imprenditore tradizionale è anche il mindset, qualcosa che tradotto in italiano come ‘mentalità’ non rende a sufficienza. Lo startupper ha il mindset della sperimentazione e del rischio assoluto, del buttarsi a capofitto in imprese anche titaniche e che a volte, per la maggior parte delle persone, sono del tutto pazzesche o quanto meno azzardate. Lo startupper inside difficilmente si accontenta: da un fallimento si rialza subito e da una exit trae forza per una nuova avventura. A volte porta avanti diverse avventure contemporaneamente. E trova compagni di viaggio. Perché altro fatto che contraddistingue la startup dall’impresa è la sua necessità di trovare capitali per crescere velocemente e co-founder che sposino l’idea e ne condividano, da imprenditori, i rischi. Lo startupper lo sa e scende a patti subito con l’idea di non essere il ‘padrone’ assoluto della sua idea d’impresa e futura azienda. Per un imprenditore tradizionale, l’attaccamento alla sua attività è la regola. Un attaccamento che spesso perde senso, si pensi solo in Italia alla crisi della PMI definita ‘passaggio generazionale’, in cui la tipica azienda familiare (così è oltre il 90% delle PMI italiane) fatica a sopravvivere quando per l’avanzare dell’età i fondatori devono cedere (e non vogliono) le redini a manager esterni o a figli con idee innovative (si veda questo recente articolo). Tornando all’esempio di Elon Musk, è un’imprenditore o uno startupper (oltre che un visionario)? Decisamente uno startupper, il re degli startupper. Una ne fa e cento ne pensa.
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