Mentre in Italia il tema della legalizzazione della cannabis è spesso terreno di scontro “morale” (anche se recentemente in alcune regioni si cominciano ad adottare regolamentazioni il loro uso terapeutico) negli USA in ben 22 stati (i più recenti Florida, North Carolina e New York) l’uso a scopo terapeutico della sostanza è una realtà che sta determinando un’esplosione di business intorno al binomio marijuana-technologia.
Il business non riguarda più i soli coltivatori, ma il mondo della finanza, dell’innovazione tecnologica hardware e software, delle startup, dei vc e la “cannabis industry” si prospetta davvero fast-growing.
E il fermento si intuisce anche da piccoli eventi grassroot come quello di Seattle, patria di Microsoft e Starbucks, del grunge e di Jimi Hendrix, dove il prossimo 30 giugno si terrà il primo Cannabis Tech Meetup, che non è un evento in cui i nerd si faranno le canne ma in cui connettere i “cannatrepreneurs“: quelli che studiano le applicazioni terapeutiche della droga, i medici che la prescrivono, gli sviluppatori delle app, i costruttori di sigarette elettroniche e vaporizzatori ad hoc.
Esiste una community ben delineata, nascono startup, ci sono investitori.
Alcuni nomi.
Lo sponsor principale del Cannabis Tech Meetup a Seattle è Leafly un sito, nonchè app, che recensisce le tipologie di cannabis, fornendo il profilo scientifico, effetti e indicazioni di ognuna; indica anche dove poterla prendere legalmente, cioè i dispensari medici. Si possono fare search sulla base delle problematiche da curare. Per ora attiva negli States, in Canada e Spagna. Non fa e-commerce. Ha un traffico di quasi 3 milioni di utenti al mese, fondata da un certo Scott Vickers cui il medico aveva prescritto l’uso terapeutico di marijuana per curare l’insonnia, il sito si preoccupa di offrire un servizio completo a livello informativo, con suggerimenti sull’uso più appropriato. Un pò accontenta i dottori, un pò accontenta i “cultori” della materia.
A gennaio 2014, Leafly ha ricevuto un cospicuo investimento, non si sa di quanto, da Privateer Holdings, un giovane fondo di private equity che ha già al suo attivo una dotazione di 7 milioni di dollari da investire nella cannabis industry e che ha effettivamento già investito in 4 aziende: Leafly, Tilray, Arbormain, LaFitte Ventures.
Un altra realtà interessante è The Arcview Group, basata a San Francisco e promossa da un certo Troy Dayton, attivista irriducibile in varie iniziative pro cannabis. The Arcview Group è diverse cose: network di 180 (ad oggi) business angel interessati a investimenti nel settore, fa ricerche di mercato, fa assicurazioni attraverso Cannasure. Tra le tante cose, ha pensato bene anche di acquistare centinaia di domini internet “canna-based” in tempi non sospetti, domini che oggi sta ovviamente rivendendo a prezzi che vanno dai 250 ai 10 mila dollari.
Negli ultimi mesi, The Arcview Group, ha acquisito partecipazioni per circa 10 milioni di dollari in dodici aziende, non tutte startup, ma tutte dedicate al business della marijuana, come ebbu, Funksac, Manna Wellness, MassRoots, Uptoke, Hidrogarden Industry Innovation e da pochissimo la CannaBuild.
CannaBuild ha raccolto un seed da 225 mila dollari per sviluppare un’app desktop e mobile che permetta ai dispensari medici di seguire più agevolmente i loro pazienti, offrire un servizio costante e migliore, raccogliere dati. Ma non è tutto, perchè è un mondo in cui più si scava, più saltano fuori cose.
A Denver, Colorado (insieme a Washington uno dei due stati US in cui l’uso e la vendita sono totalmente legali a scopi di cura ma anche di intrattenimento) è nato Green Labs, un co-working completamente dedicato alle cannabis startup.
Esistono solide media company di riferimento come CannaBusiness Media e testate in stile Techcrunch come THCbiz.
Esiste MassRoots, il mobile network per la cannabis community, che in circa un anno di tempo ha raccolto prima un seed da 150 k $ e poi un series A da 475 k.
Per non dimenticare il fronte crowdfunding, bisogna citare anche NextRX, startup che ha sviluppato un sistema gestionale e in app per l’identificazione e gestione delle informazioni dei pazienti da parte dei dispensari medici. La startup è in fundraising su Return on Change.
Ma quanto vale il mercato?
Secondo Arcview Group Market Research nel 2013 valeva negli States 1,53 miliardi di dollari, con previsioni di crescita del 68% entro il 2014, per una cifra di 2,57 miliardi. Le previsioni a 5 cinque anni parlano di oltre 10 miliardi. Queste stime ovviamente saranno influenzate da quanti nuovi stati adotteranno la “Adult use regulation”, da quanti stati adotteranno sistemi di legalizzazione totale come il Colorado, dal prezzo del prodotto sul mercato. Certo non tutti gli investitori e fondi avranno voglia di “sporcarsi le mani”, ma è tuttavia evidente che la corsa all’oro è cominciata, anche a livello internazionale molte legislazioni stanno ammorbidendosi su questo tema (a cominciare dall’Uruguay, dal Canada, da Israele) e di conseguenza il “cannabusiness” sarà sempre più fenomeno globale. Legale.
Donatella Cambosu
(immagine in evidenza: medical cannabis club – thomas hawk )
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