‘Badass millennial women are supercharging startup investments’, così ha titolato TechCrunch alcuni giorni fa un articolo a commento della cosiddetta she-conomy negli States. Pare che la lotta al gender gap stia cominciando a dare i suoi frutti, si vedono sempre più donne in posizioni politiche e manageriali di rilievo, e anche il settore tech e startup (in cui c’è molta disparità di genere) vede una crescita significativa degli investimenti VC in startup fondate da donne, vi sono sette nuovi unicorni con donne fondatrici, diverse tech company guidate da donne si sono quotate in Borsa con successo.
Secondo il VC Female Founders Dashboard di PitchBook, in US nel 2019 per la prima volta in oltre un decennio, le aziende fondate esclusivamente da donne hanno raccolto più del 3% del capitale totale investito in startup, superando il miliardo di dollari nel solo primo trimestre 2019, il più alto mai raggiunto in ogni trimestre fino ad oggi. Nel novero di circa 300 deal realizzati, anche quelli a favore di 4 aziende che hanno raggiunto lo status di unicorno, tra cui il rivenditore di lusso online The RealReal, che ha debuttato al NASDAQ. Tra i VC al femminile più attivi ci sono SoGal Ventures, Halogen Ventures, Forerunner Ventures, Brilliant Ventures, Female Founders Fund.
Insomma, qualcosa si muove e si muove bene, osiamo pensare non solo in US.
Nel Vecchio Continente cresce ancora poco il numero di VC femminili e il totale degli investimenti in startup con female founder, ma si sta registrando parecchio dinamismo a livello di angel investing: aumentano le donne business angel, grazie anche alle iniziative di network come WA4E, aumenta l’attenzione verso le imprese innovative fondate da donne.
In Italia è nato da meno di un anno A4W – Angels for Women, un network di donne business angel, di ‘donne che investono in donne’ sintetizza il Managing Director Lorenza Morandini, intervistata da Startupbusiness.
A4W è un’associazione, sostenuta da Impact Hub Milano e Axa, che si propone diverse missioni: promuovere l’ingresso delle donne nell’investimento informale in capitale di rischio (angel investing); supportare le startup fondate o gestite da donne o che si rivolgono al mercato femminile; contribuire alla riduzione della disparità di genere.
“A4W nasce con una missione finanziaria che è quella di sostenere imprese innovative, – spiega la Morandini – ma parallelamente assolve anche una missione più sociale che è quella di contribuire alla riduzione del gender gap. Siamo partite molto cariche, in un momento maturo per farlo perché c’è sufficiente massa critica sul fronte dell’imprenditoria femminile e questo è fondamentale perché ci permette di ragionare davvero in una logica di angel investing, senza forzature. Avere un deal flow ampio significa avere la possibilità di selezionare le migliori opportunità d’investimento, cioè startup ad alto potenziale di crescita. In otto mesi di lavoro abbiamo già visto circa 60 startup, è un ottimo numero, se si considera anche il fatto che il nostro ‘ticket’ è tra i 100 e i 500 mila euro, quindi non tutte le imprese sono interessate a passare da noi”.
“Come dicevo, la nostra prima missione è prima di tutto finanziaria, di business, ciò la rende sostenibile e quindi utile sul lungo periodo attirando sempre più donne nel nostro network. Un business angel, uomo o donna che sia, anche se spesso il suo contributo non è solo quello economico quando investe non fa mecenatismo, intende avere un ritorno. Questo innesca un circuito virtuoso di investimenti seriali”.
“Questo elemento è molto importante per noi, perché ci differenzia da altre iniziative rivolte al tema gender gap: ce ne sono davvero tante anche in Italia, e sono tutte ottime, sono tutte molto importanti, io stessa faccio parte del Young Women Network, per esempio.
“Ma noi siamo il primo network di donne business angel, crediamo in quello che facciamo, siamo già un gran bel gruppo di 45 angeli, donne manager e imprenditrici che hanno raggiunto importanti traguardi nella loro carriera e possono contribuire, sia finanziariamente che con le loro competenze, a sostenere l’imprenditoria femminile e l’innovazione in Italia”.
Un certo incoraggiamento all’investimento in startup al femminile, arriva anche dai dati (fonte A4W): le business angel donne in Italia sono ancora poche, ma performano meglio degli uomini; le imprese fondate da donne finanziate sono in netta minoranza, ma registrano un 10% dei ricavi in più rispetto a quelle finanziate da uomini e hanno il 75% di probabilità in più di crescere velocemente (fastest growing companies).
Il primo investimento di A4W è stato Orange Fiber, la PMI innovativa fondata da Adriana Santanocito ed Enrica Arena, che ha ideato un filato tessile sostenibile ricavato dai sottoprodotti degli agrumi, una realtà che ha vinto premi, ricevuto già qualche investimento, avviato partnership importanti ed è in questo momento impegnata nelle operazioni di industrializzazione del suo prodotto. Un investimento contenuto, 100mila, ma che ha fatto da ‘spalla’ a un’importante campagna di equity crowdfunding conclusasi in netto overfunding, oltre 650mila euro. “Il successo nella fase di funding è stato veramente di ecosistema, ha coinvolto anche Invitalia e Crowdfundme, un ecosistema a cui A4W, grazie anche al supporto di Impact Hub Milano ed Axa, ha saputo accendere la scintilla scatenante. Crediamo molto nell’ecosistema e quando questo sa essere vincente anche al femminile è importante e molto bello” commenta la Morandini, che ci racconta anche quali elementi di questa startup sono stati determinanti per il loro investimento.
“Orange Fiber ci ha conquistato per la caparbietà e determinazione delle fondatrici, due giovani donne con studi anche lontani dal mondo industriale, che però hanno saputo sviluppare un progetto industriale, anche complesso, molto convincente, e che sono proprio brave, studiano, ascoltano, sono capaci di fare proprie le indicazioni che possono arrivare da investitori e advisor e tradurre in azione. Questo tipo di caratteristiche, dal punto di vista di un investitore uomo, sono a volte viste come mancanza di ‘standing’, mancanza di convinzione, soprattutto quando dall’altra parte hanno una donna. Non c’è da parte loro una volontà di discriminazione, quanto una diversa sensibilità, questo è uno dei motivi che rende necessaria la presenza di più donne nel mondo degli investimenti in startup”.
Proprio in questi giorni A4W ha annunciato il proprio ingresso nell’IHM Club Deal, il veicolo di investimento promosso da Impact Hub Milano che ha la missione di supportare con seed money le startup selezionate attraverso IHM Acceleration, un percorso di accelerazione di 6 mesi (del valore di 30mila euro) rivolto a startup ad alto impatto sociale, ambientale e culturale.
(La call per IHM Acceleration si è chiusa lo scorso 3 novembre).
“L’obiettivo del programma IHM Acceleration è quello di supportare le startup nella fase di lancio e sviluppo sul mercato, ma anche prepararle all’investimento. Per A4W è quindi importante aver investito nel programma di accelerazione, attraverso il quale individueremo almeno due progetti sui quali concentrare la nostra attenzione – dice ancora la Morandini – in ogni caso, le candidature ad Angels for Women sono aperte tutto l’anno”.
“Contiamo di fare 3/4 incontri plenari all’anno (le date si pubblicano nel sito) e viene fissata una deadline per le candidature 30 giorni prima di tale incontro. Nel mese precedente l’incontro vengono infatti individuate prima 6/7 startup che affronteranno il processo di screening, durante il quale verranno magari contattate, sarà richiesto altro materiale, ecc; solo 3 di queste saranno chiamate per il pitch all’incontro stesso. Chi non dovesse essere selezionato non demorda, può sempre riprovarci. Due consigli, il primo non applicare vicino alla scadenza: vengono visionati i progetti (e assegnati per lo screening alle socie più competenti per il settore) man mano che arrivano, prima arrivano meglio è per loro, gli si dedica più tempo, più attenzione, hanno più visibilità. Il secondo consiglio è applicare, diamo sempre dei feedback nel merito del progetto che sono importanti per una startup ”.
Donatella Cambosu
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