Buone notizie per il mondo dell’angel investing italiano, che si dimostra un comparto dinamico anche durante la pandemia. Sono cresciuti gli investimenti ed è cresciuto anche il numero di investitori informali, un segnale senza dubbio positivo che dimostra una maturazione nella cultura dell’investimento informale in capitale di rischio. Si sta dimostrando vincente, in Italia, la spinta dell’equity crowdfunding, determinante nella selezione delle opportunità di investimento e pertanto in grado di raccogliere, con modalità oramai rodate, investitori informali di diverso calibro. A tracciare il quadro dell’angel investing italiano, come ogni anno, è la Survey Iban, Associazione italiana dei Business Angel, i cui dati principali presentiamo qui di seguito. Crescono del 41,5%, a 402,5 milioni di euro, gli investimenti diretti e in syndication con i fondi di Venture Capital dei Business Angel (BA) italiani: restano sostanzialmente stabili gli investimenti diretti che hanno coinvolto esclusivamente i BA, che nel 2020 si sono attestati a 51 milioni di euro (e che hanno fatto registrare una crescita del 30% nell’ultimo triennio) e crescono in modo sostanziale gli investimenti in syndication con i fondi di Venture Capital (+41,3% a 325 milioni di euro). Paolo Anselmo, Presidente di IBAN, ha commentato in una nota stampa: “È interessante rilevare come in più del 50% dei casi i Business Angel dichiarino di avere un grado di coinvolgimento medio o alto nella vita quotidiana delle startup, con visite in azienda frequenti, e un apporto soprattutto in termini di contatti presso la business e financial community (24%) e di competenze di tipo strategico (22%). Nonostante la pandemia, il 2020 è stato un anno dinamico per l’angel investing italiano che non solo ha contribuito a immettere capitali nell’intero comparto dell’innovazione, ma ha anche ottenuto importanti risultati, come le detrazioni fiscali previste dal Decreto Rilancio e il riconoscimento come investitori qualificati dell’ecosistema dell’innovazione. Tutti passi avanti molto importanti. Un ulteriore segnale di dinamismo e vivacità che abbiamo riscontrato è stato il significativo incremento del numero dei soci iscritti a IBAN, che nel corso dell’ultimo anno sono aumentati di oltre 120 unità”.
Più startup investite, ma scendono le cifre
In generale diminuiscono gli importi medi investiti e aumenta il numero di società oggetto d’investimento: oltre il 50% degli investimenti del 2020è stato inferiore a 100mila euro (42% nel 2019) e solo il 5% ha superato i 500mila euro (26% nel 2019). Un effetto forse dovuto al boom degli investimenti tramite piattafrome di crowdfunding, come si riporta piùavanti.
Investimenti con il Venture Capital in crescita
Si rafforza collaborazione tra Business Angel e fondi di Venture Capital: nel 2020 infatti questo canale ha permesso di movimentare 325 milioni di euro, con un balzo percentuale del 41,3% rispetto ai 230 milioni di euro registrati nel 2019. I Business Angel e gli investimenti diretti: sostanziale tenuta nel 2020, con un aumento del numero delle operazioni Rimane stabile invece il dato relativo agli investimenti effettuati esclusivamente dai Business Angel, anche qui però c’è un numero in crescita. Se la cifra totale investita infatti è sostanzialmente invariata rispetto al 2019, 51 milioni di euro nel 2020 contro i 53 milioni di euro del 2019, ad aumentare sono le società target oggetto di investimento che passano da 88 a 96. Il trend nell’ultimo triennio risulta in crescita del 30%. Circa il 95% delle operazioni sono state condotte da investitori italiani, per un numero medio di 11 Business Angel per ogni deal, confermando la tendenza già rilevata negli anni precedenti, anche in ambito internazionale, che vede i Business Angel unirsi in cordate (syndication) per aumentare l’apporto finanziario complessivo, ridurre i costi individuali di transazione e il rischio in caso di insuccesso dell’operazione.
Crowdfunding e Business Angel, un vero boom
La Survey illustra i numeri che riguardano i Business Angel e il crowdfunding. Se nel 2019 le operazioni ammontavano a 1,3 milioni di euro complessivamente stanziati da Angel italiani attraverso 27 operazioni, il 2020 evidenzia una fortissima espansione di questo settore che registra 26,5 milioni di euro investiti per un totale di 101 operazioni effettuate, con un investimento medio per Angel di poco superiore ai 12mila euro. Si conferma perciò il trend del 2019 per il quale la classe dei Business Angel si sta arricchendo di nuovi soggetti che, nonostante patrimoni modesti, decidono di investire nell’early stage e nell’innovazione, anche attraverso le piattaforme di crowdfunding, attratti dai vantaggi economici e remunerativi. Chi sono i Business Angel in Italia nel 2020 La Survey IBAN traccia anche un profilo che identifica le principali caratteristiche di questi investitori. Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero dell’economia e delle finanze sui contribuenti che hanno usufruito delle agevolazioni fiscali per startup e pmi innovative, nel 2019 in Italia si potevano contare circa 5mila Business Angel. Dall’Indagine IBAN emerge che si tratta di manager e imprenditori, con un patrimonio mobiliare inferiore ai 2 milioni di euro, che investono in modo non prevalente (meno del 10% del proprio patrimonio per il 73% del campione) in operazioni di angel investment. La percentuale investita individualmente raramente supera il 15% del capitale della società target e gli investimenti sono multipli: all’inizio del 2020 il portafoglio dei BA è composto in media da 6 aziende. I Business Angel italiani privilegiano gli investimenti in startup (57% del totale nel 2020) rispetto a quelli seed (43%), che però risultano in costante crescita La preferenza per il tipo di società su cui intervenire rimane invariata nel 2020, con quelle in fase di startup (57%) preferite a quelle in fase di seed (43%). La Survey IBAN conferma tuttavia l’inversione del trend già monitorata nel 2019 a favore degli investimenti seed, che nel 2019 rappresentavano il 34% degli investimenti degli Angel e nel 2018 il 29%. Il 77% (70% nel 2019) delle imprese oggetto di investimento sono iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese, di queste l’80% sono startup Innovative, mentre il 20% sono PMI Innovative (25% nel 2019), valore che si è stabilizzato dopo la forte crescita rispetto al 2018 (7%). Il 55% del campione dichiara di voler aumentare nei prossimi anni la propria quota di patrimonio dedicata all’investimento in startup ed il 39% dichiara di volerla mantenere costante, solo il 6% dichiara di volerla diminuire. Nel 2020 ritorna perciò la fiducia dei Business Angel negli investimenti in startup (rispetto al 2019 dove il 61% voleva mantenere la propria quota costante). Quest’ultimo dato inoltre evidenzia come l’investimento in startup e in innovazione sia risultato economicamente vantaggioso e remunerativo, nonostante il periodo pandemico. La Survey IBAN conferma anche quest’anno che il disinvestimento, la exit, è un fenomeno raro tra i Business Angel. Nel 2020 solo il 9% del campione dichiara di aver effettuato almeno un disinvestimento, verificatosi in media 3 anni dopo l’investimento iniziale. La strategia di uscita più̀ adottata nel 2020 è l’exit con vendita ad altri investitori.
I settori di investimento scelti dai Business Angel: anche nel 2020 gli investimenti in ICT guidano la classifica, ma con progetti tecnologici dedicati alle imprese
Il settore che maggiormente ha beneficiato degli investimenti degli Angel è quello dell’ICT (30% degli investimenti nel 2020), in cui si evidenzia un alto numero di startup che propongono servizi tecnologici rivolti alle imprese (Enterprise Technologies, 52% delle operazioni ICT). Un cambio di tendenza rispetto agli anni precedenti in cui la maggior parte degli investimenti nel settore riguardava servizi rivolti ai privati. A questo settore seguono quello dei Beni di Consumo (12%), l’Healthcare (7%) e il Farmaceutico e biotech (7%), confermando il forte interesse degli investitori verso le startup nel contesto della sanità già̀ evidenziato nel 2018 e 2019. Allineati con questi settori anche le cifre per gli altri servizi e l’Alimentare (sempre 7%). Photo by Charles Forerunner on Unsplash
© RIPRODUZIONE RISERVATA