Big Data, ovvero come trasformare l’immenso, complesso e caotico patrimonio di dati residente nella rete e nei sistemi informativi digitali in informazioni strategiche.
Sulla estrazione di valore dai Big Data si gioca già oggi la competizione tra colossi industriali, poichè essi (i big data) permettono di ottenere informazioni e profondità di analisi straordinarie e di rispondere quindi con maggiore efficacia e velocità a ogni possibile sfida che un’azienda si trovi a fronteggiare.
Il tema Big Data ha generato in questi ultimi anni nuovi filoni di business che prendono la forma di servizi, di consulenza, di software, di nuove professionalità. Secondo le recenti stime di IDC e GigaOM, il mercato dei BIG DATA raggiungerà i 26 miliardi di dollari o più, entro il 2016.
I Big Data sono quindi uno dei trend tecnologici di maggiore interesse sia sotto il profilo business, che sotto il profilo sociale da oggi in avanti. Non ci sono limiti per la data science, se non quelli posti dalla capacità computazionale delle nostre macchine: la quantità di dati, la loro velocità, la loro accessibilità non può che continuare a crescere esponenzialmente in futuro e sarà sempre più necessario organizzare e interpretare, se si vuole che essi dicano qualcosa.
La professione del data scientist (definita anche come la più sexy del XXI secolo sulla Harvard Business Review in questo articolo), emersa di recente, sembra avere pochi rivali nella top list dei lavori sui quali un giovane di oggi può puntare. Avere all’interno della propria azienda una persona preparata sui big data, curiosa e creativa (può sembrare strano ma le tre cose vanno molto insieme) può essere determinante. Pare che sia stato proprio l’arrivo del data scientist Jonathan Goldman a dare una svolta a Linkedin nel 2008.
Formare questo tipo di professionalità è la missione che in Italia si è data Big Dive: e parliamo di missione per differenziare questa iniziativa rispetto a normali corsi di formazione in cui tutti accedono purchè paghino. Anche a Big Dive si paga, ma si viene anche selezionati, massimo 20 partecipanti.
Certamente è un tipo di lavoro che richiede particolari attitudini oltre che competenze: sulle prime fa madre natura, ma le seconde si possono acquisire. Lo scorso anno la prima edizione a Torino dell’iniziativa Big Dive promossa da TOP-IX è stata accolta con molto interesse: i 20 “divers” che hanno partecipato, provenienti da 8 diversi Paesi, e numerosi sponsor nazionali e internazionali (tra cui Telecom Italia, 10Gen, Palantir Technologies, Seeweb and Amazon Web Services) hanno creduto nel progetto, offrendo anche borse di studio. Il giorno stesso della chiusura di Big Dive, per i 20 partecipanti si sono aperte le prime opportunità lavorative.
Promossa anche quest’anno dal Consorzio TOP-IX, in collaborazione con Axant.it Fondazione ISI e ToDo, da alcune settimane è stato lanciata la call per il programma Big Dive 2, un programma di formazione di 5 settimane (dal 3 giugno 2013, a Torino) mirato a fornire le competenze tecniche necessarie per “tuffarsi” nell’universo dei Big Data: development, visualization and data science. La formazione si articola in giornate di lezione, prove pratiche, studio di case history, special guest open event e presentazione di un progetto finale.
Si cercano hackers, designer competenti nello sviluppo, aspiranti data scientist, founder e co-founder di startup, c’è tempo fino al 19 maggio per inviare application, attraverso il sito ufficiale.
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