Bettaknit, sostenibilità, creatività, community

Chi l’avrebbe detto che anche la passione uncinetto potesse diventare una startup: Bettaknit sta innovando in uno dei settori forse più tradizionali, quello del fai da te nella maglieria e nell’uncinetto. Potrebbe apparire bizzarro innovare qualcosa che nell’immaginario collettivo è appannaggio delle nonne e delle donne, ma che nei fatti è un vero e proprio fenomeno che riguarda persone di ogni genere e di ogni fascia di età. Molti ricorderanno l’atleta britannico Tom Daley che durante i giochi olimpici di Tokyo la scorsa estate è divenuto noto alle cronache perché tra una gara e l’altra si sedeva sugli spalti degli impianti sportivi intento a lavorare all’uncinetto, divenne popolare per questo e mostrò come il fenomeno non è più relegato a pochi. Lo hanno capito le sorelle Barbara ed Elisabetta Fani che hanno fondato la società innovativa che include tra i suoi ingredienti abbondanti dosi di sostenibilità e creatività. “Nasciamo nell’ottobre del 2020 abbiamo unito la nostra passione per la moda, la maglieria fatta a mano e la sostenibilità con il patrimonio di conoscenza del mondo tessile, frutto di una storica tradizione familiare. Attraverso l’e-commerce Bettaknit abbiamo reso accessibili ad artigiani, creativi e appassionati di tutto il mondo, filati pregiati di cui da sempre ci occupiamo”, Bettaknit è un progetto i cui elementi di base sono la passione per il made in Italy più raffinato e una produzione improntata alla sostenibilità. I filati di Bettaknit sono di altissima qualità, in fibre naturali, tutti prodotti in Italia. Sono prodotti in modo sostenibile, spesso frutto del recupero e riciclo di materiali di scarto. “Da ottobre 2020 il sito è stato visitato da oltre 344mila utenti e sono state aperte oltre 601mila sessioni per oltre 2 milioni di visualizzazioni di pagina – dice la CEO Barbara Fani – L’audience è giovane nel complesso, perché la fascia di età che maggiormente visita il sito è compresa fra i 25 e i 54 con un picco proprio nella 25-34. Anche i giovanissimi si interessano al knitting: circa il 12% della audience è infatti under 25. Un dato interessante è che il 20% degli utenti è di sesso maschile, anche se probabilmente nella maggior parte dei casi gli uomini acquistano per le compagne/familiari, amiche. Poiché il sito è in doppia lingua e anche la nostra comunicazione, oltre all’Italia (88%), che è il nostro primo mercato, abbiamo generato traffico anche dagli USA, Regno Unito, Francia Germania e altri Paesi europei pur non investendo direttamente. L’obiettivo è espandere il business con investimenti dedicati anche ai principali Paesi che stanno mostrando interesse per l’azienda. Il sito è visitato prevalentemente da mobile, con oltre il 72% di sessioni generate e questo fa capire che la sua usabilità è buona e gradevole anche su schermi piccoli, cosa non trascurabile in un mondo digitale sempre più mobile first.  Il sito è apprezzato da chi lo scopre, poiché il numero di visitatori che tornano ad acquistare è in crescita. Una delle principali fonti di traffico al sito è il canale social, che gestiamo direttamente per raccontare l’azienda, i progetti in collaborazione con altre realtà e per mantenere un contatto costante con gli utenti”. Fino a ora la startup è cresciuta grazie esclusivamente a investimenti diretti: “Al momento non abbiamo investitori. Abbiamo partecipato al fundraising Forti Insieme dedicato alle startup femminili, promosso da Chiara Ferragni in collaborazione con il marchio Pantene. Sfortunatamente tra le oltre 1600 candidature, non siamo rientrate nella rosa dei 10 finalisti. La nostra intenzione è tuttavia quella di partecipare ad altre startup competition o in ogni caso di ricercare qualche investitore per aiutare il nostro business a decollare anche al di fuori dell’Italia, dove intravediamo un fortissimo interesse per il nostro settore”. Benché la crescita dell’attività di Bettaknit sia quotidiana sia per numero di utenti sia di clienti le fondatrici sono consapevoli che hanno ancora passi importanti da percorrere che identificano nell’apertura di online store dedicati ai vari Paesi esteri, con una selezione di prodotti dedicata; nel rafforzamento della distribuzione di gomitoli e kit presso i migliori negozi italiani e internazionali (dept. store, concept store, negozi di tendenza, ecc.); nella distribuzione capillare di capi finiti: siamo in contatto con comunità di knitter in grado di produrre capi fatti a mano di alta qualità, nel rispetto delle condizioni etiche di lavoro; nella realizzazione di eventi off line, per avvicinare la community al brand: yoga and knitting retreat nella campagna toscana, workshop e knitting party, private sale e open day; nella redazione di libri (formato cartaceo e digitale) che raccolgono i pattern più amati dalle clienti; nell’arricchimento dell’offerta di video tutorial per diventare l’unico punto di riferimento per chi deve imparare o acquisire nuove tecniche e nella creazione di corsi online a pagamento. “Nel mondo, il knitting e il crocheting stanno diventando una tendenza trasversale, creando una vera e propria comunità – spiega la CEO – . Le comunità virtuali e reali di knitter sono in costante aumento e questa attività manuale che un tempo era appannaggio di nonne e zie, negli ultimi anni ormai è diventata sinonimo di ‘coolness creativa’. Questo fenomeno attinge anche alla nuova anima del consumatore trendsetter, per il quale la sostenibilità è imprescindibile, e i cui nuovi motti sono artigianato creativo, slow living e slow fashion e “consumo consapevole”. I filati Bettaknit sono prodotti in modo ecosostenibile, molti dei quali frutto del recupero e riutilizzo di materiali di scarto, quali per esempio il filato denim ricavato da jeans usati o il cashmere rigenerato da vecchi maglioni. È questa la tradizione tessile virtuosa insita nel substrato di Bettaknit, nata a Prato, uno dei distretti tessili più antichi al mondo, che sul riciclo ha fondato la propria storia industriale. Bettaknit è made in Italy, non solo nella qualità dei filati, ma anche nell’originalità e stile del design. I modelli proposti dai siti e dalle riviste di settore non sono molto allineati alla moda. Lo stile spesso risulta troppo classico e le nuove generazioni che amano lavorare a maglia e uncinetto non si riconoscono più nello stile proposto. Da qui nasce anche l’idea, di affiancare ai gomitoli, dei veri e propri kit contenenti tutto il materiale per realizzare un determinato capo che fosse moderno e alla moda. “La community è il cuore del nostro business, dove condividere è la parola chiave. Il cliente non è un consumatore ma un “consumattore” con un ruolo attivo e creativo durante la customer experience: nel momento in cui fa la maglia ha sempre la libertà di apportare sue modifiche, di sperimentare. La nostra community è fatta da clienti che amano condividere i loro progetti attraverso i nostri canali social. Grazie a questa continua condivisione, molte di loro sono riuscite a farsi conoscere, a vendere i propri manufatti e a crearsi una nuova fonte di reddito. Siamo così diventate un incubatore di microimprenditorialità femminile, dando una mano a chi vuole iniziare attività artigianali e commerciali. Molte, infatti, sono le knitter con le quali abbiamo poi iniziato collaborazioni, offrendo loro anche la possibilità di disegnare a progettare per noi alcuni kit. È una semplice strategia “win-win” che tra la nostra community di artigiane e appassionate, sta avendo molto successo”.

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