La sensazione è che sia in qualche modo predestinata, che ancora non lo sappia o non ne abbia piena coscienza, ma che la futura capitale d’Europa sia lei, Berlino. Capitale di un’Europa che corre verso l’affannosa ricerca di nuovi paradigmi sui cui costruire il suo futuro, che lotta freneticamente per trovare una sua identità che abbia contorni un po’ più netti rispetto a quelli di oggi e che accetti, una volta per tutte il profondo significato della contaminazione, dell’idea, e della pratica, che l’Europa, quella vera la si farà solo mischiando le carte della cultura, delle lingue, delle economie, delle tradizioni, delle priorità, dei sistemi di governo, della finanza, dell’industria, dell’innovazione. Oggi Londra mantiene il suo ruolo di perno e continuerà a conservarlo in qualche misura, non è una competizione ma un nuovo equilibrio figlio di nuovi paradigmi. Londra è la finanza, è il riferimento per il mondo anglosassone, per le grandi economie, Londra è il paradiso dei ricconi di tutto il mondo ma è anche la città in cui bisogna essere se si vuole fare un’azienda globale e se si vogliono cercare i capitali importanti. Londra è caotica, velocissima, rumorosa. Berlino no. Quasi non c’è traffico per le strade, la capitale della nazione che più di tutte è nota nel mondo per l’ingegneria automobilistica non ama le automobili, sono poche, la gente si muove usando l’efficiente rete di trasporto pubblico. Berlino è forse l’unica grande città che offre ancora orizzonti aperti, fenomeno frutto della sua storia, unica e tormentata e risultato di un processo di evoluzione che da 25 anni sta cambiando la città, un quartiere alla volta cercando di rimettere insieme un tessuto lacerato che si sta ricomponendo e lo fa con canoni nuovi, con paradigmi nuovi che sono figli dell’incontrarsi di due momenti unici: da un lato quello della città che sta ricostruendo la sua identità, dall’altro quello dell’Europa che l’identità la sta cercando. Due realtà che si trovano a vivere la medesima esperienza e che non è escluso troveranno la loro strada insieme. Per questo Berlino è predestinata. È la città che incarna il concetto stesso di differenze che si mischiano. Osservando una foto satellitare della città presa di notte si notano ancora, dopo 25 anni, i colori diversi dell’illuminazione tra il fu ovest e il fu est. Camminando per i quartieri di Mitte e Friedrichshain si ascolta più inglese che tedesco, ma anche spagnolo, francese, italiano, lingua che si declina anche in due pubblicazioni dedicate agli italofoni che a Berlino vivono: ilMitte.com e BerlinoCacioePepeMagazine.com. L’editoria è una delle ricchezze di Berlino, qui ha sede, tra gli altri, il gruppo Axel-Springer, il più grande di Germania e il primo in Europa che ha saputo interpretare e attuare la transazione tra l’editoria pre-internet e l’editoria post-internet diventando oggi un colosso che guadagna oltre il 55% del suo fatturato dall’online come mi conferma un alto dirigente che lavora per l’edizione online di Bild, una delle principali testate del gruppo. Ecco un altro passaggio, pre e post Muro, pre e post internet. “E’ vero noi oggi guadagniamo più con l’online – mi dice il manager – ma non ci accontentiamo, continuiamo ad andare a caccia di nuove idee, di startup, abbiamo anche fatto un accordo con la californiana PlugAndPlay per accelerare il processo di individuazione, incubazione e sviluppo delle startup che possono portare nuove idee e competenze al gruppo”. Berlino è il centro di una ragnatela, di un ‘web’, che unisce l’Europa delle nuove generazioni e che guarda al futuro ma senza spasmi e anche con qualche passo ‘quasi’ falso come la realizzazione del nuovo aeroporto che sta sforando tempi e budget previsti. Di Berlino e del suo rapporto con le startup si parla ogni giorno, su Startupbusiness ne abbiamo scritto diffusamente (qui un articolo che racconta la città delle startup e qui la selezione di tutti gli articoli che parlano di Berlino e delle startup che stanno a Berlino pubblicati su Startupbusiness) e ne scrivono e parlano in tanti (oggi per esempio Wired ha pubblicato un articolo sulle startup israeliane che vanno a Berlino dando così corpo a una sorta di catarsi storica). Andiamo a Berlino quindi, andiamoci il 12 e 13 marzo del 2015 quando Startupbusiness accompagnerà il primo debutto internazionale di Smau, quando le imprese innovative italiane animeranno gli spazi di Palazzo Italia al prestigioso indirizzo di Unter den Linden, 10. Sarà un evento per fare vedere a investitori e imprenditori germanici e non solo come l’Italia è capace di costruire innovazione, sarà un evento che si inserirà nel fitto panorama di eventi che ogni settimana animano la città, sarà un evento che avrà anche la sua festa (nelle prossime settimane pubblicheremo i dettagli, la call, e tutte le informazioni).
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