Benedetta Arese Lucini è il General Manager scelto per gestire le operazioni in territorio milanese da Uber, innovativa startup californiana che vale almeno i 50 milioni di dollari di investimenti VC intascati finora.
Uber è un innovativo servizio di “autista personale” on-demand, gestibile per mezzo di una semplice App. L’omonima società, dopo aver testato bene il biz model a San Francisco sta conquistando il mondo e da appena un mese è operativo anche in Italia, per ora limitatamente alla città di Milano.
Il sistema di espansione di Uber è molto semplice: studiare un nuovo mercato locale (tipicamente una città, il suo mercato, le abitudini, e le regolamentazioni) e inviare in loco una “launch squad” che nell’arco di un paio di mesi crea le condizioni per il lancio del servizio, in particolare forma il network di autisti partner, gestisce la localizzazione del software, comincia a creare un sistema di relazioni e di hype intorno al servizio, seleziona le persone cui lasciare le chiavi quando la squadra sarà partita per una nuova missione.
Per Uber Milano, le chiavi sono state prese da Benedetta Arese Lucini: milanese, 29 anni, formazione accademica e esperienze di lavoro che spaziano da San Francisco a New York a Kuala Lumpur. Fin da giovanissima, viaggiando con i genitori o attraverso programmi di scambio in famiglie, impara l’inglese e esplora il mondo oltreconfine; iscritta all’Università Bocconi di Milano segue l’Exchange Programm che la porta a Santa Barbara, California e a Dublino. Poi, dopo la Laurea sono i Master e gli Mba a portarla in giro. “Molte di queste cose le ho pagate da sola – ci tiene a precisare – mi mantengo da quando avevo 22 anni. Mi sono sempre spostata seguendo opportunità di crescita professionale e di studio, voglio realizzarmi professionalmente ma voglio farcela con le mie forze”. Ha acquisito competenze nel settore finanziario, digital media, venture capital, startup e persino nella produzione di film (ha frequentato anche la Tisch School of Arts della NY University).
L’ultima esperienza di lavoro prima di raggiungere Uber è stata quella in Rocket Internet, in Malesia, in qualità di Global Venture Developer. Un ambiente non semplice quello di Rocket Internet, estremamente competitivo, molto maschile, ma in cui Benedetta si è trovata perfettamente a suo agio e, dice, in cui “ho appreso il grande valore dell’execution” .
Dopo tanto girare, Benedetta è tornata alla base.
“La mia famiglia e i miei amici non ci potevano credere! Per me poter tornare in Italia a lavorare per una società così innovativa è stata una bellissima opportunità e mi ha davvero emozionato molto.
Inoltre Uber mi ha conquistato, lavorare per loro è una bella sfida professionale perché è una società giovane, che da grande fiducia ai propri collaboratori, quindi ho molta autonomia, posso dimostrare molto ma anche imparare. L’unica condizione è crescere! ”
(foto: a destra Benedetta con gli altri componenti del team Elena Lavezzi e Tommaso Rodriguez)
Benedetta è molto determinata, sa quello che fa e ha le idee chiare su come gestire anche la patata bollente che ha tra le mani insieme alle chiavi di Uber: le critiche mosse contro il servizio che si sta verificando negli ultimi giorni attraverso social network e addirittura email. Una peculiarità tutta italiana questa capacità di trasformare il biasimo verso l’azienda in attacco personale verso i membri del team Uber. Attività promossa da alcuni personaggi che si qualificano come operatori di Ncc (noleggio con conducente) e che accusano la società di lavorare al di fuori della regolamentazione italiana prevista per lo specifico settore (che è quello in cui Uber attinge partner) e che li differenzia dai normali tassisti.
“In nessun altra città del mondo è mai avvenuto quello che sta capitando qui a Milano – dice Benedetta – Uber è un innovatore del mercato della mobilità e del trasporto urbano, muove il mercato, ne ridefinisce le regole per cui è abbastanza normale che chi già lavora nel settore possa avere un impatto difficile, è fisiologico. Ma Uber lavora ovunque all’interno delle regole, anche in Italia la regolamentazione è stata studiata a fondo; ovunque si cerca di collaborare con gli operatori del settore, poiché, di fatto, Uber conviene anche a loro in quanto apre un mercato che prima non c’era. Chi usa Uber è una persona che magari prima usava la sua auto perché i taxi normali non soddisfano le esigenze di tutti e il noleggio con conducente classico è generalmente molto costoso e perciò utilizzato soprattutto da aziende. Uber è la via di mezzo tra il taxi e l’NCC, offre un servizio moderno e molto comodo di ricerca taxi attraverso l’App, ha la qualità di un noleggio con conducente pur non avendone il prezzo.”
Uber è preparato ad affrontare il contrasto del mercato, ha avuto altre battaglie legali in alcuni Paesi, ma la cosa che nella situazione italiana lascia perplessi non è il processo di adattamento, quanto le modalità con le quali il livore di alcuni sta emergendo.
“Nelle altre città in cui ci sono stati malumori le questioni sono state risolte sempre per vie legali e tra aziende – continua Benedetta – qui si sta creando un disagio che davvero in una città come Milano, aperta, proiettata verso il futuro e molto business non ci aspettavamo di trovare. Non vogliamo assolutamente alimentare questo livello di interazione con le persone che si sentono evidentemente minacciate da Uber, abbiamo sempre cercato di collaborare e questo intendiamo ancora fare. Fino a oggi abbiamo trovato chi ha capito il valore e i vantaggi della nostra proposta, che non toglie nulla a nessuno ma semmai aggiunge qualcosa a chi decide di diventare nostro partner. Se qualcuno vuole continuare a lavorare come ha sempre fatto non ci disturba, ma non credo che sia utile darci spallate denigrandoci, non è per niente costruttivo, principalmente per loro. Ovviamento stiamo facendo tutte le valutazioni per capire quale sia la strada migliore per tutelarci”.
Benedetta conclude con una riflessione.
“Oggi in Italia stiamo vivendo un momento di grande cambiamento e Uber è arrivato proprio adesso. Per una società, cambiamento significa anche incertezze, meno riferimenti, poco supporto anche dalle amministrazioni. Regna una certa confusione, c’è molta crisi e le persone sono preoccupate per il proprio lavoro, questo lo sappiamo.
Ma è anche vero che in questo clima spesso nascono nuove opportunità per tutti e Uber piace a tanti perché ci vedono come qualcosa che incarna il cambiamento, siamo un po’ un esempio. Questo ci fa piacere e vorremmo poter avere con tutti un rapporto sereno e collaborativo, perché siamo convinti di poter ampliare il mercato e dare maggiori opportunità di lavoro a tutti gli operatori”.
Anche chi scrive ha usato Uber: due giorni fa mia figlia undicenne doveva recarsi urgentemente dal dentista che sta piuttosto lontano da casa. Per impossibilità last minute, non potevo accompagnarla, ho chiamato Uber.
Che l’ha presa da casa, accompagnata fino a dentro lo studio medico, accertandosi che tutto fosse a posto. Perfetto, problema risolto.
La mia alternativa non sarebbe stato chiamare un taxi normale o un Ncc, piuttosto in mio salto mortale triplo.
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