Una nuova indagine sulle abitudini dei consumatori italiani rispetto alla banca online, mostra risultati incoraggianti anche per le startup del fintech, tipicamente digitali. A quanto pare un cliente bancario su due sceglie il web per gestire il conto corrente e monitorare i movimenti di danaro, e non si tratta solo dei nativi digitali: gli over 55 lo fanno da desktop, mentre i Millennials preferiscono le app, a dirlo è un’indagine realizzata da Doxa per Findomestic.
Secondo le rilevazioni, da luglio 2018 a oggi la percentuale di utenti che utilizzano il sito della propria banca è passata dal 49,1% al 52,1%, mentre app e mobile banking sono attualmente scelti dal 23,2% a fronte del 22,4% del luglio scorso. Anche le operazioni più complesse fanno sempre meno paura: il 28,5% fa ricorso a Internet anche per i casi più delicati e meno frequenti, dato in crescita di ben 7 punti percentuali rispetto alla rilevazione dell’estate passata.
I servizi di banca online sono utilizzati da desktop nel 58% dei casi dai clienti nella fascia tra i 55 a i 64 anni, mentre i più giovani, la generazione millennial, preferisce farlo da dispositivo mobile, quindi utilizzando l’app della propria banca.
L’indagine realizzata da Doxa per Findomestic ha chiesto inoltre al campione quali sono le caratteristiche più importanti di un conto corrente: la risposta è stata bassi costi di gestione (55,2%), chiarezza e trasparenza dei costi (40,2%), possibilità di gestire tutto online (39,2%).
Questi dati confortano la strategia che oramai accomuna tutte le banche tradizionali di accelerare i propri processi di trasformazione digitale (non è un caso che Findomestic abbia associato questa indagine al lancio del suo nuovo servizio di conto corrente digitale). L’online banking è oramai diventato la modalità standard di accesso ai servizi bancari per la maggior parte delle persone, e le banche digitali devono quindi mettersi nell’ottica di offrire servizi bancari online sempre più avanzati, a valore aggiunto, non solo per la gestione delle basiche esigenze attuali dei clienti, ma con l’obiettivo di fornire una soluzione bancaria digitale sempre più completa, trasparente e affidabile. Su questo, la sfida con le società fintech è tutta aperta, ma anche la collaborazione. Di solito le aziende fintech nascono dall’individuazione di un gap nel mercato, sono customer-centric, snelle, tecnologiche, facili, mettono l’accento sulla trasparenza, ma sono anche limitate come ampiezza di servizi offerti; le istituzioni bancarie tradizionali come le banche, dal canto loro, hanno già un’ampia base clienti, expertise nella gestione del rischio e dei processi, servizi diversificati, ma anche lentezza a implementare nuovi modelli, nuove tecnologie, rispondere a bisogni e un’immagine piuttosto indebolita in questi ultimi anni. La collaborazione tra startup fintech e banche può dunque funzionare perché queste due realtà possono essere sinergiche e completarsi, contaminarsi, accelerando la trasformazione digitale dei servizi finanziari, a tutto vantaggio di quanto oggi chiedono i clienti. Molti istituti bancari nel mondo hanno già intrapreso questa strada, persino acquisendo nuove imprese fintech per migliorare i loro servizi: Barclays, Citibank, Goldman Sachs hanno programmi di accelerazione per startup fintech; BNP Paribas, HSBC, UBS e Deutsche Bank hanno investito in aziende fintech che offrono soluzioni per la finanza personale, la gestione patrimoniale, il prestito, i pagamenti, il blocco dei regolamenti, l’analisi dei dati e altre tecnologie normative.
© RIPRODUZIONE RISERVATA