Austin McChord (Datto) e l’entusiasmo dell’imprenditorialità
Austin McChord è un vero nerd, è uno a cui piace la tecnologia e piacciono le robe da nerd. È uno che nel 2007 ha fondato un’azienda che oggi vale oltre un miliardo di dollari,  ha poco più di 30 anni e alcune settimane fa ha regalato 50 milioni di dollari al college dove si è diplomato con una certa fatica. È uno a cui i venture capital non hanno dato mai molta credibilità perché lo vedevano troppo nerd, appunto, e poco imprenditore. Austin McChord è uno che ha rifiutato un’offerta da oltre 100milioni di dollari per la sua azienda benché il suo avvocato gli abbia detto, letteralmente: “Austin, vendere è la decisione della quale sicuramente ti pentirai, ma lo farai dalla spiaggia della tua isola privata”. Austin McChord è uno che però il business ha dimostrato di saperlo fare, che ha fatto crescere la sua azienda senza capitali esterni e che l’ha fatta diventare una delle tech company di grande successo sia in Usa, sia in Europa dove si sta espandendo a partire dal Regno Unito, dove ha già una sede. L’azienda si chiama Datto e fa sistemi di backup che garantiscono alle imprese e alle organizzazioni la protezione dei dati contro ogni tipo di evento: dall’incendio al ransomware fino ad arrivare alla compliance Gdpr. Datto vende dispositivi fisici e servizi online cloud based per assicurare il massimo della protezione in ogni condizione e per aziende di ogni dimensione e tipologia. Austin McChord in veste di Ceo della società da lui fondata è venuto a Milano per partecipare all’evento #DattoItaly, organizzato da Achab che è il rappresentante per il nostro Paese dei prodotti di Datto, e ha raccontato la storia della sua azienda, da quando in una cantina di una cittadina del Connecticut ha iniziato a mettere insieme i primi pezzi di hardware e di software che sarebbero poi diventate le soluzioni ultratecnologiche che vende ora. Ha raccontato i momenti difficili in cui il rischio era al massimo e anche quelli in cui ha potuto divertirsi con il suo staff come quella volta che ha costretto la banca a dargli 250mila dollari in biglietti da 20 dollari per poter preparare ‘pacchetti regalo’ per i suoi dipendenti che oggi sono oltre 200. Questo giovane imprenditore statunitense è veramente affezionato alla sua impresa, o meglio alle persone che lavorano nella sua impresa, ha saputo creare un clima di lavoro molto bello e ha l’istinto di colui che condivide i successi con tutti coloro che hanno partecipato a costruirli. È un imprenditore che non si dà arie, ma che ha ambizioni e la continua crescita del suo business, figlia della bontà dei suoi prodotti e delle sue soluzioni, è ora giunta a un momento chiave perché, spiega, è arrivato il momento di fare entrare altri investitori, è arrivato il momento di scalare più rapidamente e diventare un’azienda globale, è arrivato il momento di assumere nuovi manager perché Austin McChord ha già ampiamente compreso una delle regole di base del business: colui che ha portato un’azienda da 0 a 100 difficilmente sarà anche colui capace di portarla da 100 a mille. Austin McChord è ambizioso e nella galassia di Datto ha fatto entrare altre aziende che si è comprato negli anni come Open Mesh specializzata in tecnologie per reti mesh appunto e come Autotask specializzata in business management software la cui incorporazione è avvenuta a seguito del perfezionamento del processo di ingresso in Datto per acquisizione da parte degli investitori di Vista Equity Partners che sono specializzati in business basati su dati, software e tecnologie. La storia di Austin McChord è una bella storia da conoscere perché porta a galla quella genuinità che unisce la passione per le tecnologie con lo spirito imprenditoriale e perché è in un certo modo anche una storia che dimostra come il successo si può manifestare anche nei modi più bizzarri e soprattutto che se il successo è condiviso appare ancora più grande e dolce.

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