Aulab, la Coding Factory fondata a Bari da Davide Neve e Giancarlo Valente, chiude un round d’investimento pari a 400mila euro, con una valutazione post-money a Euro 2,7mln (+170% rispetto alla valutazione post-money relativa al primo round di investimento). Nonostante le difficoltà derivanti dall’emergenza Covid-19, Aulab chiude il suo secondo round di investimento grazie al fondo di venture capital SocialFare Seed e a Manilo Marocco (MM partecipazioni SRL), investment banker già Amministratore Indipendente di Fastweb e attualmente membro del board di Tiscali. “Si tratta di un investimento sul quale abbiamo lavorato a lungo ma che finalmente giunge a conclusione, siamo molto contenti – afferma Davide Neve – e stiamo già preparando il prossimo round.”
La mission di Aulab: trattenere, formare, attrarre talenti al Sud
“Noi come mission abbiamo sempre puntato a espanderci in Sud Italia, Sud Europa, Europa mediterranea, Sud America. Ora con l’esplosione dell’online questo è diventato ancora più facile. Il nostro modello di Hackademy è nato come formazione in presenza, dedicata al mondo della programmazione. Il nostro obiettivo era, ed è, riuscire con un corso intensivo di tre mesi a creare uno sviluppatore Full Stack junior, pronto per il mercato del lavoro.” Aulab è nata quindi per colmare il gap di competenze digitali da un lato e dall’altro per trattenere talenti sul territorio, “addirittura con l’ambizione di attrarre talenti sul territorio – sottolinea Davide. – Ci sono molte aziende per le quali il Sud è diventato una nuova meta per aprire filiali, e questa tendenza sarà ancora più marcata nel dopo Covid.” “Con l’online si è aperto un mondo per noi, da un certo punto di vista abbiamo proprio superato il concetto di nazione. Per noi oggi la seconda lingua è lo spagnolo. Questo ci rende molto più scalabili. Il modello formativo lo avevamo oramai convalidato, sia nella parte teorica che quella pratica, la scalabilità è arrivata adesso. Con i nostri corsi una persona qualsiasi con nessuna competenza di sviluppo (e aggiungerei, senza alcuna prospettiva lavorativa, per lo meno al sud) finito il corso è in grado di trovare lavoro e integrarsi all’interno di un’azienda. Per dirla un pò tecnicamente, anche uno che non ne sa niente impara a lavorare front end e back end, a creare pagine web responsive in HTML e CSS in meno di un mese, per arrivare poi a costruire sistemi sempre più complessi grazie alla programmazione a oggetti in Laravel PHP e ai database SQL.” In Italia, così come nel resto del mondo, oggi si registra una vera emergenza nelle aziende IT: mancano più di 65.000 figure in ambito tech e c’è grande difficoltà da parte delle aziende nel reperire risorse in questo settore. “Più che difficoltà, sono disperati” sottolinea Davide. Aulab ovviamente ha il polso della situazione perché il suo modello di business comprende formazione e placement. Fino ad oggi l’HACKademy di Aulab è riuscita a formare con successo più di 250 studenti con un tasso di placement del 95%. Le aziende alla costante ricerca di sviluppatori aumentano di giorno in giorno e i nostri studenti sono stati inseriti nelle principali aziende IT del territorio, da Yoox a Ernst&Young, passando per Spindox e BurdaForward solo per citarne qualcuna. Grazie allo spazio di Coworking Tech di Aulab di Bari e alla Software House interna, gli allievi di Aulab possono sperimentare direttamente sul campo le competenze necessarie per diventare web developer, entrando in contatto con una rete di professionisti digitali e trovando numerose opportunità di business. Hackademy, giunta ormai alla sua sedicesima edizione, si struttura come un vero e proprio coding bootcamp con oltre 315 ore di lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche. “Abbiamo anche sperimentato hackademy b2b particolari – sottolinea Davide – per esempio lo scorso anno con Ranstad abbiamo fatto un corso estivo con una lezione partyicolare a bordo di un mega SUP (vedi foto di copertina. ndr.), sul cynefin framework, utile per prendere decisioni rispetto a come approcciare un problema”. “Andare all’estero era qualcosa che avevamo in programma per il 2021, ma il Covid ha cambiato tutto, ci siamo velocemente adattati all’online e stiamo accelerando sull’espansione in altri Paesi – continua il Ceo – Dobbiamo stare attenti perché ci sono già dei concorrenti, ma i primi riscontri sono positivi”.
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