Aquaseek, la soluzione che si propone di portare, letteralmente, l’acqua nel deserto grazie a una tecnologia proprietaria esclusiva che estrae acqua dall’aria con un’efficienza e un’efficacia mai viste, ha ricevuto un investimento di 300mila euro, equamente diviso fra Liftt, l’Investment Operating Company presieduta dallo scienziato-imprenditore Stefano Buono, ed Eureka! Fund, il fondo specializzato nel trasferimento tecnologico dei progetti delle Università e dei Centri di ricerca italiani, gestito da Eureka! Venture SGR.
“Nel mondo si parla tanto di sostenibilità, della limitatezza delle risorse naturali del nostro pianeta, dell’impatto che può derivare da un uso consapevole della tecnologia e della necessità di fare investimenti sostenibili. Per questo motivo siamo entusiasti in Eureka! di poter supportare l’innovazione che nasce al Politecnico di Torino e che ci da l’opportunità, da gestore di fondi di venture capital, di implementare veramente e consapevolmente delle reali politiche Esg Environment society governance.”, dice a Startupbusiness Stefano Peroncini, Ceo di Eureka! Venture.
Con questo primo round di investimento la società svilupperà un innovativo sistema per la raccolta e la conversione dell’umidità ambientale al fine di renderla disponibile in forma liquida e potabile, a basso costo e ad alta flessibilità di installazione, denominato AWG, sigla che sta per Atmospheric Water Generator.
L’obiettivo dell’investimento è quello di arrivare a un MVP (minimum viable product), ovvero una prima release del sistema, grazie anche al decisivo supporto del dipartimento di Technology transfer del Politecnico di Torino guidato dalla professoressa Giuliana Mattiazzo che è membro del CDA di Liftt, e in precedenza dal professore Emilio Paolucci, che individua, orienta e gestisce le idee con maggiori potenzialità imprenditoriali.
Il progetto imprenditoriale Aquaseek nasce su iniziativa del gruppo di ricerca del Politecnico di Torino che fa riferimento al professore Marco Simonetti e al PhD Vincenzo Gentile, e si inquadra nella tematica del recupero dell’umidità presente nell’atmosfera al fine di un suo utilizzo come acqua potabile anche in zone difficili come quelle aride, lontane da reti di distribuzione idrica, o caratterizzate da falde inquinate. Il progetto ha origine dal dipartimento Energia del Politecnico di Torino, un dipartimento di eccellenza che collabora con Princeton University e aveva già ricevuto il finanziamento del Bando PoC (Proof of Concept) Instrument, iniziativa di Fondazione Compagnia di San Paolo per la gestione, protezione e valorizzazione della proprietà intellettuale generata dagli Atenei.
L’idea di estrarre acqua dall’aria non è nuova, ma questo progetto grazie a due brevetti esclusivi, uno detenuto al 100% dal Politecnico di Torino, l’altro al 50% con la Princeton University, consente di farlo con un consumo energetico nettamente inferiore rispetto alle tecnologie attualmente in uso grazie a un processo termodinamico che può essere attivato anche quando l’umidità relativa nell’aria è molto bassa, come nel deserto. Inoltre, dispone di un brevetto su un bio-polimero, sviluppato in collaborazione con la Princeton University, ossia un innovativo materiale di assorbimento e rilascio del vapore acqueo catturato nell’atmosfera che, innestato sul macchinario, riesce a potenziarne ancor più l’efficienza.
L’acqua dovunque e comunque: è questo l’obiettivo di Aquaseek, proprio mentre le risorse idriche diventano un bene sempre più raro e conteso; secondo i dati di OMS e ONU, 785 milioni di persone non hanno accesso a servizi di base per l’acqua potabile, e in 4 miliardi vivono in zone caratterizzate da grave carenza idrica per almeno un mese all’anno, un numero destinato a salire fino a 5,7 miliardi nel 2050, anno in cui si stima che anche paesi “insospettabili” come Italia, Spagna o Stati Uniti soffriranno di elevato stress idrico. È un problema, questo, che tocca infatti ormai tutto il mondo. Non a caso la disponibilità di acqua è uno dei Sustainable Development Goals , precisamente il numero 6, presenti nell’Agenda dell’ONU 2030. La desertificazione, l’inquinamento delle falde acquifere, l’utilizzo massivo nei processi industriali e l’inaridimento delle terre coltivabili a fronte di un continuo aumento della popolazione rendono questo tema di drammatica attualità. La tecnologia di Aquaseek permette così di affrontare una delle più grandi sfide che l’essere umano sarà chiamato ad affrontare nei prossimi anni.
Diversi i campi di applicazione: l’obiettivo è rendere Aquaseek un sistema diffuso per ogni tipo di utilizzo, dal domestico all’industriale, fino a diventare una fonte di acqua alternativa disponibile per tutti i 7 miliardi di persone al mondo.
Marco Simonetti, CEO di Aquaseek afferma in una nota: “Aquaseek nasce dalla ricerca orientata all’impatto sulla vita delle persone. Il nostro obiettivo è portare al mercato, quindi alla disponibilità di tutti, una fonte poco sfruttata di un bene fondamentale, l’acqua pura, un bene che diamo per scontato, ma che è destinato a diventare sempre più prezioso e conteso. Vogliamo così dimostrare che dalla scienza, dallo studio, si trae ispirazione per un obiettivo alto e concreto, a beneficio di tutti. Siamo grati a tutti coloro i quali hanno come missione di facilitare questa realizzazione e ci hanno aiutati e stanno supportando: il Politecnico di Torino, il suo incubatore I3P, Princeton University, la Fondazione Compagnia di San Paolo, i fondi di venture, i partner industriali. Sono orgoglioso ed onorato di rappresentare un team di altissimo profilo, appassionato, multidisciplinare ed internazionale, in costante crescita”. Giovanni Tesoriere, CEO di Liftt aggiunge: “Il progetto Aquaseek ha un valore intrinseco che va al di là della prospettiva di business: il nostro pianeta si trova ad affrontare in modo sempre più imperante il tema della carenza idrica e disporre di un device in grado di generare acqua in modo semplice ed economico risponde in pieno alla mission e alla strategia di technology transfer di Liftt. Un investimento che ci permette anche di valorizzare con orgoglio un’eccellenza del nostro territorio quale il Politecnico di Torino, e siamo fieri di aver individuato e selezionato un progetto nato nel vivaio di idee del Bando PoC Instrument finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. Aquaseek è la dimostrazione che unire i punti di forza di una singola area rappresenti un moltiplicatore naturale di opportunità che va oltre il perimetro del territorio stesso. Questa tecnologia ha infatti delle potenzialità di rilievo mondiale e risponde con efficacia al problema del climate change e a uno dei temi caldi dell’Agenda delle Nazioni Unite”.
Anna Amati, consigliere con delega alle relazioni istituzionali di Eureka! Venture SGR dice:“Eureka! ha deciso di investire in Aquaseek per tre principali motivi: un team competente e appassionato, tenace e motivato; una tecnologia promettente e scalabile, protetta da una chiara proprietà intellettuale, che prevede l’impiego di un materiale avanzato quale driver d’innovazione; una forte coerenza con gli obiettivi previsti dalla policy per investimenti responsabili ESG di cui il nostro Fondo si è dotato. Una bella esperienza di lavoro di squadra con il team del technology transfer del Politecnico di Torino e con LIFTT che sono sicura accompagnerà la crescita di Aquaseek verso l’ottenimento di risultati ambiziosi”, Francesco Profumo, presidente Fondazione Compagnia di San Paolo conclude: “La Fondazione Compagnia di San Paolo agisce per creare le condizioni affinché Torino possa esprimere appieno il proprio potenziale di fucina dell’innovazione tecnologica e per coltivare nella nostra città un vivace ecosistema dell’innovazione, capace di aggregare una pluralità di attori tra loro complementari, tra i quali startup, investitori, grandi aziende, istituzioni, atenei, incubatori ed acceleratori. Rientra in questa logica il sostegno al progetto Aquaseek che rispecchia appieno i valori e le priorità espressi nel nostro Piano Strategico 2021-2024 sia per gli aspetti legati al trasferimento tecnologico, sia per le forti aderenze con l’Agenda 2030 dell’ONU e gli SDG a essa collegati, che abbiamo adottato come strumento cardine delle nostre azioni”. (Photo by Linus Nylund on Unsplash )
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