L’allungamento della vita media, l’invecchiamento della popolazione, il miglioramento nelle condizioni di vita nei Paesi emergenti: sono grandi temi politico-sociali oggigiorno, ma sono anche un terreno fertile per la nascita di nuovi business nell’industria dei servizi e nel settore medico-sanitario.
In particolare il settore dei medical device, che a livello globale vale circa 200 miliardi di dollari (Market Research), ha una crescita esplosiva in tutto il mondo e una netta ripresa in contesto Europeo, grazie a un’accelerazione dell’evoluzione tecnologica e ai risultati della ricerca.
E così, anche l’interesse del capitale di ventura, formale e informale, a livello mondiale e anche italiano, converge su una tipologia di hardware brevettabile e difendibile, che quando funziona ed è “clinicamente” accettato, è un’exit sicura.
In Italia, anche i più recenti dati Aifi e Vem, hanno indicato che il medical device piace sempre di più agli investitori nostrani. Anche ai business angel. Quelli associati IAG (il principale gruppo di angel in Italia) hanno negli ultimi due anni investito in diverse startup medicali: Margherita Fingerguard, Sedici Dodici, Win, tutte fondate in Italia da ricercatori, ingegneri, innovatori italiani.
L’ultimo investimento, realizzato insieme a Zernike MetaVentures (per il Fondo Ingenium Emilia Romagna) e annunciato da alcuni giorni, ha puntato la cifra di 900 mila euro sulla startup bolognese Angiodroid.
Si tratta di un first round – startup investment volto allo sviluppo di nuovi prodotti e della rete commerciale in Europa, India, Canada, Medio Oriente, Cina, Brasile, Africa.
“L’Italia esprime eccellenza sia nell’innovazione che nella realizzazione di nuove macchine medicali che permettono allo stesso tempo di migliorare l’efficacia clinica sui pazienti e di ridurre i costi della salute – afferma Michele Marzola, il business angel che ha coordinato le operazioni per la chiusura dell’investimento da parte dei soci IAG – Angiodroid è uno di questi campioni italiani in un mercato costantemente in crescita”.
Cosa fa Angiodroid
Angiodroid è un droide user friendly che automatizza la parte più delicata e potenzialmente dolorosa e insicura delle angiografie (cioè la rappresentazione a scopo diagnostico dei vasi sanguigni o linfatici del corpo umano): l’introduzione del liquido di contrasto (in genere a base di iodio) che permette l’imaging dettagliato.
A partire dagli anni ’90 grazie all’avvento delle tecnologie digitali il sistema di imaging ha fatto passi in avanti, ma è con l’introduzione di un nuovo mezzo di contrasto come la CO2 (anidride carbonica) al posto di prodotti iodati che l’esame diventa più sicuro per il paziente e utilizzabile anche in soggetti che fino a oggi non potevano sopportare la tradizionale angiografia con lo iodio, come persone con insufficienza renale, diabete o in generale intolleranti al mezzo di contrasto iodato.
“Il motivo per cui la nostra attenzione si è rivolta subito al settore angiografico – sottolinea il founder Sebastiano Zannoli – è che abbiamo individuato un bisogno preciso in questo campo: l’aspettativa di vita delle persone cresce, cresce la popolazione anziana, aumentano le patologie vascolari e aumenta la richiesta di strumenti diagnostici e di cura sofisticati, precisi, sicuri, il più possibile automatizzati”.
L’iniettore di CO2 Angiodroid è attualmente accompagnato da un kit di cateteri monouso, ma nella pipeline della società già entro il 2014 è prevista la disponibilità per il mercato di una serie di prodotti e accessori sempre monouso abbinabili esclusivamente all’iniettore Angiodroid per rendere sempre più sicure e performanti le procedure angiografiche con CO2.
VANTAGGI COMPETITIVI
La CO2 quale mezzo di contrasto nella diagnostica per immagini per l’angiografia viene attualmente utilizzata da alcuni dei principali operatori dell’industria medicale globale, come AngioDymamics (USA) e OptiMed (Germania).
I loro sistemi sono però ancora di tipo manuale, ovvero il gas viene iniettato attraverso una siringa azionata a mano e collegata ad un kit di accessori dedicati.
Angiodroid ha automatizzato il processo, rendendolo indipendente dall’operatore sanitario, con i seguenti vantaggi per il paziente:
– la quantità di mezzo di contrasto introdotto nei vasi può essere controllato all’interno di un circuito mantenuto sempre in pressione positiva così da impedire l’introduzione di aria dall’ambiente esterno, che potrebbe causare emboli
– la pressione del gas durante l’iniezione viene mantenuta costante evitando il rischio di rottura del vaso in presenza di aneurisma ostruttivo e il dolore per il paziente
– la quantità di gas introdotto può essere modulato con precisione in modo da ottimizzare il riempimento del vaso e migliorare la qualità dell’immagine ottenuta
LA SOCIETA’
Fondata da due fratelli, Sebastiano Zannoli (attuale Ceo) e Samuele Zannoli (software development manager), Angiodroid ha già a sua disposizione un team giovane, solido e ben strutturato di cinque persone oltre ai fondatori, distribuiti in maniera bilanciata nei comparti R&D, business development, marketing, sales.
Angiodroid Srl ha sede a San Lazzaro di Savena in provincia di Bologna e ha già instaurato importanti relazioni con diversi presidi ospedalieri della penisola tra cui il San Raffaele di Milano e il Policlinico di Monza, con partner tecnici per la produzione del dispositivo medico e dei prodotti di consumo annessi oltre a partner commerciali per la distribuzione.
La tecnologia sviluppata è stata già certificata e protetta attraverso brevetto in Italia e nei principali Paesi esteri in cui la società intende operare commercialmente.
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