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Questa settimana tra le iniziative più significative svolte in occasione della quinta edizione dell’evento Viva Technology tenutosi a Parigi, il 16 giugno sono state rese note le 21 raccomandazioni che il gruppo denominato Scale-Up Europe ha elaborato e ha presentato in anteprima al presidente francese Emmanuel Macron (che poi è stato un forte promotore di questa iniziativa). “La comunità di Scale-Up Europe si è riunita per facilitare la comprensione reciproca, sollecitare l’azione e guidarla”, hanno scritto nel manifesto. Le 21 raccomandazioni del documento sono rivolte ai leader di stato e ideate per aiutare a far crescere le aziende tecnologiche europee sfruttando quattro leve chiave: investimenti, talento, deeptech e collaborazione startup-corporate. Di seguito le raccomandazioni con le quali i membri di Scale-Up Europe si propongono di delineare “una strategia e la tabella di marcia da presentare ai capi di stato entro la fine dell’anno su come scalare la tecnologia dell’ecosistema al livello successivo”.
Intervista a Angelo Coletta di InnovUp
È noto oramai quanto la Francia si interessi e investa nell’ecosistema innovativo. In Italia invece la situazione sembra essere ben diversa. Lo abbiamo chiesto ad Angelo Coletta, presidente di InnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem (unione di Italia Startup e APSTI) e fondatore di Zakeke, presente all’evento Viva Tech e all’intervento del presidente Macron. Secondo il Manifesto di ScaleUp Europe, Scale-Up Europe è una chiamata a unire le forze intorno alle startup: per rafforzare la sovranità dell’Europa, sviluppare la prosperità delle nostre economie e società, e raggiungere gli obiettivi di coesione sociale e transizione climatica che sono al centro del progetto europeo. E’ questo il giusto approccio? “È assolutamente adeguato all’esigenza del presente. Come è riportato nel Manifesto, l’Europa deve mirare a costruire un ecosistema dell’innovazione, da una parte indipendente in termini di capitale umano e finanziario, e dall’altra parte in grado di competere con le super potenze di startup che sono Usa e Cina. – risponde Angelo Coletta – Questo vuol dire fare startup: al netto del successo dei singoli, vuol dire costruire un pilastro di conoscenza e di cultura innovativa, base con la quale un Paese si possa sviluppare. In primis partendo dalla formazione: le startup dei prossimi dieci anni saranno figlie della formazione che facciamo adesso, e quindi è chiaro che aumentare le attività di ricerca e sviluppo è la base di un capitale umano competente”. Fa specie vedere un premier come Macron a tutela delle startup a noi italiani che abbiamo appena vissuto il caso di Enea Tech, fondazione dotata di 500 milioni da investire nel 2020 voluta da un Decreto (Rilancio) e affossata da un altro Decreto (Ristori Bis). In Italia, secondo InnovUp, quali sono state e quali potrebbero essere delle normative favorevoli allo sviluppo delle imprese innovative? “Il dibattito intorno ad Enea Tech la dice lunga sulla dimensione del dibattitto stesso: in Italia sulle startup c’è una battaglia giustificata: vengono sottratti 200 milioni di euro alle startup; però intanto la Francia quest’anno ha investito 10 miliardi di euro. La dimensione del dibattito ci fornisce quindi l’idea di quale sia il peso, la visione che c’è oggi in Italia: è stato investito mezzo miliardo in Enea Tech, d’accordo, ma bisognava investirne tre! – sottolinea Coletta – E poi c’è bisogno di confrontarsi. Non si possono trovare in una notte finanziamenti per il biotech togliendoli a Enea Tech, anche se servono. C’è bisogno di normative che attraggano capitale umano e tecnico dalle zone limitrofe all’Europa, come l’Africa, la Russia, la Turchia, e una defiscalizzazione sulle acquisizioni per un tetto, per esempio di 50 milioni di euro, in modo da spingere le nostre Pmi a fare anche acquisizioni di startup. Rafforzare e stabilire quindi la dimensione finanziaria e coordinarsi con gli altri Paesi europei. La strategia: se l’Italia non ha la capacità finanziaria di costituire fondi in grado di finanziare i round B per le startup, vuol dire coltivare seed early stage e al massimo round A in Italia e poi far accordi con gli altri ecosistemi, facendole sì rimanere italiane ma attraverso canali privilegiati che riescano a fargli fare round B europei oppure favorire la nascita di fondi che siano paneuropei, e per far ciò c’è bisogno di uno sforzo politico, perché anche se dietro c’è il privato quest’ultimo segue sempre l’input politico”. Come possiamo concorrere con un Paese come la Francia che ha immesso nel suo ecosistema startup circa 10 miliardi di euro, quando il recovery plan italiano, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è ancora così timido e decisamente insufficiente a colmare il gap non solo con la Francia ma con tutta l’Europa? “Durante l’evento di ScaleUp Europe io ero lì presente, e ho pensato che in una stanza dell’Eliseo con 150/200 stakeholder principali dell’innovazione francese-europea è presente il presidente della nazione per ascoltare le loro istanze, proposte, idee. Non solo, ma che li motiva a fare di più: 25 unicorni francesi nei prossimi tre anni; la Francia al centro di un ecosistema europeo in grado di reggere la competizione tra Usa e Cina. Quindi un peso politico! Allora ho pensato: magari potessimo mettere in una stanza Draghi, Colao e Giorgetti e proporgli magari di trasformare Viva Tech nell’evento europeo delle startup rendendolo itinerante. Approfittiamo della loro intuizione di aver creato questo evento con questa vision per incontrarci tra Paesi. La Francia vuole fare una startup nation. In termini di qualità l’Italia non vale meno del modello francese: ciò che manca è quindi la dimensione finanziaria che Francia, Germania, Inghilterra hanno, mentre noi no”. Vediamo ora quali sono le misure che secondo Scale-Up Europe dovrebbero essere realizzate per un nuovo livello dell’ecosistema europeo delle startup, capace di generare 10 aziende tecnologiche valutate ciascuna più di 100 miliardi di euro entro il 2030.
Tutte le raccomandazioni del Manifesto di Scale-Up Europe
Scale-Up Europe riunisce un gruppo selezionato di oltre 170 tra i principali fondatori di tecnologia europei, investitori, ricercatori, amministratori delegati di aziende e funzionari governativi intorno allo stesso obiettivo: accelerare l’ascesa dei leader tecnologici globali nati in Europa al servizio sia del progresso che della sovranità tecnologica. L’iniziativa si concentra su quattro fattori chiave: deeptech, collaborazione tra startup e aziende, talento e investimenti. I membri fondatori hanno avviato un dibattito collettivo su questi temi il 4 marzo, continuando la discussione attraverso workshop e consultazione aperta. Insieme, sono giunti a un manifesto che delinea le ambizioni per la tecnologia europea e ha definito una strategia molto precisa, declinata in raccomandazioni, e una tabella di marcia da presentare ai capi di stato nel corso di quest’anno su come portare l’ecosistema tecnologico al livello successivo. Ecco i 21 punti che riguardano i 4 pilastri e si rivolgono sia ai governanti che agli attori dell’ecosistema.
Investimenti
Per gli enti pubblici:
- Sfruttare l’effetto moltiplicatore dei finanziamenti pubblici a livello dell’UE
- Creare un ecosistema favorevole per la quotazione di società tecnologiche sui mercati azionari europei
- Incrementare i finanziamenti privati verso la classe di attività VC ad alte prestazioni
- Sviluppare mercati secondari in attività di crescita
Per l’ecosistema:
- Sviluppare visibilità e informazioni sulla performance dei VC europei
Talent
Per gli enti pubblici:
- Creare uno status di lavoratore tecnologico per i talenti europei, con un contratto standardizzato e portabilità dei diritti sociali in tutto il continente
- Creare un visto tecnologico europeo rapido per i non europei e un regime fiscale favorevole per gli espatriati
- Stabilire schemi di stock option competitivi nei paesi europei e quindi allinearsi al meglio con le pratiche in tutta Europa
Per l’ecosistema:
- Sviluppare un rating di diversificazione europeo basato sui rapporti delle aziende tecnologiche
- Sviluppare una cultura internazionale nelle prime fasi dello sviluppo delle startup con l’inglese come lingua di lavoro
- Aiutare i dipendenti stranieri ad ambientarsi, ad esempio con programmi di aiuto per l’apertura di conti bancari e fondi immobiliari
Deep tech
Per gli enti pubblici:
- Creare un quadro standardizzato per il trasferimento dei brevetti per accelerare i trasferimenti di tecnologia di università, tra startup e grandi aziende
- Rafforzare il ruolo e la visibilità del European Innovation Council (EIC) promuovendo una roadmap deeptech a lungo termine completa di schemi di appalti pubblici e finanziamenti adeguatie supporto amministrativo
- Modernizzare i regolamenti per tener conto delle innovazioni rivoluzionarie
- Promuovere un piano d’azione specifico per le banche pubbliche europee, l’EIC ed il Fondo europeo per gli investimento (FEI) per aiutare i fondi ad adattarsi ai requisiti deeptech
Per l’ecosistema:
- Promuovere l’imprenditorialità all’interno delle università: (i) adattando i programmi di studio, (ii) incoraggiando connessioni tra le discipline, (iii) l’integrazione di imprenditori/VC negli enti universitari
Collaborazioni startup-corporate
Per gli enti pubblici:
- Istituire un credito d’imposta per le imprese europee che investono in startup europee
- Adottare uno Small Business Act per le amministrazioni aziendali che andrà a beneficio delle startup
Per l’ecosistema:
- Elaborare un report di rendicontazione e best practices sulla collaborazione (open innovation, appalti) e acquisizioni
- Sviluppare un programma di scambio di tecnologia ispirato all’Erasmus che consenta ai dipendenti di muoversi senza problemi tra startup e aziende più grandi
Trasversale
- Lanciare una tech mission europea impegnata a rafforzare la European startup community e promuovere la Scale-Up Europe roadmap
Un documento più completo sul programma di Scale-Up Europe può essere scaricato qui: Scale-Up-Europe-Report (Photo by Rodrigo Kugnharski on Unsplash )
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