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Sono almeno 26,6 milioni suddivisi in 117 operazioni i soldi che nel 2017 i business angel italiani hanno investito in startup. Diciamo almeno perché l’indagine, unica nel suo tipo, che Iban conduce ogni anno per monitorare l’angel investing italiano, si affida alla buona volontà degli angel stessi di rispondere, quest’anno i volenterosi sono stati 229, un campione certamente non esaustivo, ma capace di offrire un quadro qualitativo degli investimenti. Che rispetto al 2016 sono cresciuti del 10%, concentrandosi maggiormente dei finanziamenti in ICT (App web, Mobile, Software), 33%, eCommerce (10%) e Servizi (9%). L’ ammontare medio è stato di € 227mila: si abbassa il taglio medio (€479.000 nel 2916) ma è più che raddoppiato il numero di operazioni. Il 72% dei finanziamenti è stato finalizzato all’acquisto di equity, mentre il 17% al finanziamento soci. Il 34% dei business angel ha effettuato investimenti individualmente, secondo un trend sempre più diffuso, la restante parte (66%) preferisce logiche di co-investimento attraverso, soprattutto, Club di investitori o Gruppi di BA, per aumentare l’apporto finanziario e ridurre il rischio. Il crowdfunding è stato utilizzato dagli angel per finanziare ben il 22% delle imprese totali nel 2017, ma con un investimento medio pari al 3% del totale (€13.450). Grazie al supporto dell’Osservatorio Crowd-Investing coordinato dal Professor. Giancarlo Giudici (Politecnico di Milano), per la prima volta quest’anno si è presa in considerazione la parte di investimenti effettuati dai business angel tramite le piattaforme di Crowdfunding. “L’angel investing viaggia ormai stabilmente sopra i 25 milioni, contribuendo ad avviare un numero consistente di startp”, ha dichiarato Paolo Anselmo, Presidente di IBAN. “Oggi il 14% delle imprese finanziate è localizzato all’estero: dobbiamo ragionare sempre più con una prospettiva europeo di investimenti crossborder che facciano circolare gli investimenti italiani ma anche e soprattuto che attirino quelli esteri da Paesi più evoluti da un punto di vista di cultura del rischio. Per questo siamo convinti che sia fondamentale un’iniziativa di sistema come ESIL (Early Stage Investing Launchpad), che mira a favorire e incrementare il mercato degli investimenti angel, stimolando le opportunità di investimento transfrontaliere, trovando nuovi accordi, collegando i network più rilevanti per creare un programma di formazione su misura per gli ecosistemi locali”.
Cresce la componente femminile tra gli investitori
Il dato più interessante che emerge dalla Survey Iban 2017 è che si conferma determinante l’apporto di capitale di rischio della componente femminile: le donne business angel rappresentano il 20% sul totale del campione, un investimento su cinque è realizzato da donne. Il che non è banale se si considera che sulla questione ‘donne ed angel investing’ sono impegnate diverse iniziative europee, come il programma Women Business Angels for European Entrepreneurs WA4E, di cui fa parte l’Associazione IBAN o il progetto progetto LEAN IN THE EU WOMEN BUSINESS ANGEL COMMUNITY , sostenuto dalla Commissione europea. Una questione che si è fatta interessante non solo come declinazione del più vasto tema gender gap, ma per le riconosciute capacità manageriali delle donne. “Abbiamo aderito con entusiasmo ad un progetto europeo coordinato da Business Angels Europe perché riteniamo fondamentale sensibilizzare il pubblico femminile sulla professione dell’angel investor, ancora poco conosciuta. – ha sottolineato Paolo Anselmo – È importante iniziare a raccontare storie di successo di business angel donne che siano di esempio e ispirazione per le altre. Le angel investor non si limitano ha investire finanza ma danno anche un importante contributo manageriale alla crescita delle startup. Di conseguenza, la diversity all’interno della comunità di investitori, come ampiamente dimostrato per la governance delle imprese, non può che rappresentare un arricchimento in termini di opportunità, capacità e competenze a sostegno delle aziende ancora in fase di early stage”. A testimonianza del ruolo sempre più forte delle donne nell’angel investing italiano, si ricorda che il Premio italiano Business Angel dell’anno 2017 è andato proprio a una donna, Paola Bonomo.
Caratteristiche degli investimenti dei Business Angel italiani
Il mercato italiano dell’informal venture capital ha fatto dunque registrare operazioni per un totale di € 26.614.164. La maggioranza degli investimenti ha finanziato imprese con sede nel Nord Italia, in uno stadio di sviluppo già abbastanza avanzato, ovvero fase di Startup nel 82% dei casi. Nel 16% dei casi, invece, le imprese finanziate sono nello stadio “seed”; e solo per il 2% nello stadio “expansion”. Oltre all’investimento in equity il business angel di riferimento (il «champion») apporta soprattutto competenze strategiche e contatti per lo sviluppo dell’attività sociale: il suo stato di coinvolgimento nelle imprese finanziate nel 77% dei casi è medio o alto. Il crowdfunding è stato utilizzato dagli Angel per finanziare ben il 22% delle imprese totali nel 2017, ciò denota l’attrattiva del mezzo come canale di ricerca delle possibilità di investimento e, inoltre, come tecnica di syndacation. Nonostante ciò, la quantità di investimento totale da parte dei BA è limitata, pari al 3% dell’ammontare totale, con un investimento medio per angel di €13.450. I fattori principali considerati al momento della valutazione del progetto imprenditoriale sono: * potenziale crescita del mercato (27%) * management team (24%) * aspetto sociale dell’azienda (19%)
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