Si chiama Amity ed è una scaleup multinazionale, nata nel 2020 ha la sua sede legale a Londra, sedi operative a Bangkok e Miami e ora sbarca in Europa scegliendo di stabilire la sua sede per le operazioni nel Vecchio continente a Milano. Amity ha sviluppato una piattaforma tecnologica che consente ad aziende e organizzazioni di creare un proprio social network da associare a siti web e app al fine di accrescere in modo sensibile il valore dei rapporti con i clienti e gestire in modo efficace i dati per meglio definire l’offerta. La società è stata fondata da quattro persone: i tailandesi Korawad Chearavanont e Arthur Kraisingkorn, lo statunitense David Zhang e l’italiana Francesca Gargaglia che riveste il ruolo di COO nonché di responsabile delle attività per l’Europa e Startupbusiness le ha chiesto di raccontare la sua impresa e le aspettative che ha in termini di crescita nel Vecchio continente. “Abbiamo iniziato dal sud est asiatico che è stato il nostro primo mercato e che ospita la nostra sede operativa principale, quella di Bangkok dove lavorano 180 persone di cui la gran parte son sviluppatori, sul totale di 250 divise nelle varie sedi. Negli ultimi sei mesi abbiamo iniziato a sviluppare il mercato europeo e ci serviva decidere dove stabilire la nostra sede per tutta l’area Emea a abbiamo puntato in modo deciso su Milano, gli uffici sono stati aperti la scorsa settimana e si trovano vicini all’Arco della Pace. Al momento nella sede milanese lavorano 22 persone, di cui la metà assunte direttamente in Italia mentre altri li abbiamo trasferiti dalle sedi di Bangkok, Londra e Miami ma stiamo assumendo e arriveremo a un organico di 80 persone entro la fine dell’anno su Milano che è anche la sede del team tecnico per tutto il mercato europeo”. Amity lavora principalmente con aziende di grandi dimensioni come per esempio Unilever, AirAsia, BSW Health, Marriott, Yamaha, Subway, Costa Coffee fornendo loro la piattaforma per la creazione di comunità digitali che si innestano nei siti web e nelle app permettendo un livello di engagement molto elevato, nonché la possibilità di raccogliere dati in modo molto preciso. “Siamo estremamente trasversali in termini di industry: dal retail ai trasporti, dalle banche alle assicurazioni ma la nostra soluzione è modulare e quindi può essere anche adattata da aziende più piccole e startup, il nostro servizio è infatti erogato in modalità Saas in white label e il suo costo è calcolato mensilmente sulla base del numero degli utenti attivi con un prezzo di listino base di 9 centesimi di dollaro che poi varia a seconda della dimensione e dei servizi aggiuntivi che il cliente sceglie”. Amity ha fino a oggi raccolto circa 30 milioni di dollari da investitori internazionali come 500Startup, Tiger Global e veicoli giapponesi, cinesi, indonesiani e ha sfruttato al meglio la crescita di consapevolezza verso gli strumenti digitali che le aziende hanno avuto a seguito del periodo pandemico. “A inizi 2020 avevamo pochissimi clienti, oggi sono più di cento in tutto il mondo con oltre 10 milioni di utenti attivi sulle piattaforme che sono state create con la nostra tecnologia e continuiamo a crescere, nella sola Europa in sei mesi siamo cresciuti del 160% in termini di revenue. Rileviamo una forte domanda per la nostra soluzione perché risponde in modo preciso all’esigenza di portare a un livello nuovo la relazione che le aziende desiderano avere con i loro clienti tramite gli strumenti digitali. In pratica grazie alle nostre soluzioni ogni azienda può avere il suo proprio social network, certo serve un po’ di supporto strategico e di consulenza che noi forniamo ma serve alle aziende poter ampliare l’utilizzo e il livello di engagement degli utenti delle piattaforme digitali, fino a ora tutto si è trasferito sui social network ma ora le aziende invece di appoggiarsi sui social network terzi possono farlo direttamente anche se le due cose non si escludono ma si affiancano e i social media manager possono ora gestire sia i social network tradizionali sia quelli specifici grazie anche ai nostri strumenti di automatic moderation che si basano su intelligenza artificiale”.
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