Alessandra Ghigo co-fondatrice di Kither Biotech, fare ricerca e fare impresa

Kither Biotech è una startup con sede a Torino che si è specializzata nella ricerca e nello sviluppo di nuovi farmaci legati principalmente alle patologie respiratorie e alle infiammazioni croniche, in particolare la startup si concentra sullo sviluppo di KIT2014 un piccolo peptide che vuole essere una risposta alla fibrosi cistica, patologia per la quale ancora non esiste una cura. KIT2014 ha ricevuto la denominazione di ‘farmaco orfano’ (i farmaci orfani sono quelli potenzialmente utili per trattare malattie rare) da parte dell’European Medicines Agency ed è al momento in fase preclinica. La società torinese lavora anche a una molecola denominata CL27 per il trattamento delle malattie polmonari ostruttive e l’asma allergico, nonchè le conseguenze a lungo termine della malattia polmonare nei pazienti che si rimettono dalla covid, anche questo prodotto sta per iniziare la fase preclinica. La startup è stata fondata da Emilio Hirsch, Alberto Bardelli, Marco Kevin Malisani e Alessandra Ghigo la quale condivide con i lettori di Startupbusiness il suo percorso professionale e accademico.

Mi sono laureata in Biotecnologie molecolari e ho conseguito un dottorato in Scienze biomediche e oncologia umana all’Università di Torino e dopo un periodo di ricerca all’estero, precisamente all’Università di Parigi Sud (facoltà di Farmacia), sono ritornata in Italia all’Università di Torino, dove ho avuto l’opportunità di intraprendere la carriera di ricercatore e, da aprile di quest’anno, di Professore associato in Biologia applicata. La mia attività di ricerca attualmente si concentra sulla comprensione dei meccanismi molecolari alla base di patologie polmonari e cardiovascolari e sullo studio di una classe di enzimi chiamati PI3K come potenziali bersagli per il trattamento di queste malattie.

La mia vocazione per la ricerca nasce ai tempi del liceo, quando il professore di Scienze riuscì a trasmettermi la curiosità verso le biotecnologie, un campo che proprio in quegli anni vedeva una crescita esponenziale, con i primi studi sulla clonazione e il progetto di sequenziamento del genoma umano. Sin da quel momento ero affascinata dal lavoro di laboratorio, dalla possibilità di poter toccare con mano questi processi biologici, e questo mi spinse a iscrivermi a Biotecnologie e a intraprendere la strada della ricerca. Oggi che sono non solo ricercatrice ma anche docente la mia speranza è di riuscire a ispirare altrettanto i miei studenti, e di convincerli della necessità e dell’importanza di dedicarsi alla ricerca scientifica di base, per poter sviluppare nuove terapie per malattie come quelle polmonari e cardiovascolari, che a oggi rimangono le principali cause di morte nei Paesi industrializzati.

La mia avventura con Kither Biotech nasce quando durante le mie attività di ricerca accademica ho identificato e brevettato un piccolo peptide efficace per il trattamento della fibrosi cistica, la più comune tra le malattie rare letali o cosiddette orfane, per le quali a oggi non esiste una cura risolutiva. L’obiettivo attuale di Kither Biotech è di trasformare questa molecola preclinica in un vero e proprio farmaco che possa essere somministrato ai pazienti affetti da fibrosi cistica. Oggi mi occupo di supervisionare quelle attività precliniche che sono propedeutiche ai test di sicurezza e di efficacia della molecola nell’uomo. Si tratta di attività molto stimolanti ma allo stesso tempo molto complesse, perché soggette continuamente all’approvazione da parte di autorità regolatorie, come l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). Inoltre, in qualità di inventrice e quindi di membro del team esperto del meccanismo di azione della molecola, sono direttamente coinvolta nelle decisioni strategiche dell’azienda nella veste di consigliera operativa.

Nel luglio del 2019 Kither Biotech ha raccolto un round di investimento da 5,6 milioni di euro (ne scrivemmo qui ) al quale parteciparono diversi investitori: i business angel di Italian Angels for Growth, Invitalia Ventures, Claris Ventures, e altri. Ritengo che il valore aggiunto portato dagli investitori risieda nel supporto strategico che solo imprenditori e professionisti di successo, che hanno già conosciuto piccole realtà come Kither Biotech in precedenza, possono fornire. Per la sottoscritta e gli altri soci fondatori, Kither Biotech rappresenta la prima esperienza di impresa biotech, e di conseguenza ci troviamo ogni giorno a dover affrontare delle sfide che molto spesso esulano dalle nostre competenze. Ecco, quindi, che l’esperienza e la rete di contatti di imprenditori e professionisti di successo, come i business angels di Italian Angels for Growth, sono fondamentali per indirizzare le scelte strategico-operative dell’azienda.

A ottobre 2020 Italian Angels for Growth ha presentato lo IAG Index, il termometro dell’ecosistema che prende in esame le startup analizzate nel percorso di ricerca delle opportunità di investimento che il gruppo di business angel compie regolarmente e che utilizza cinque parametri: settori industriali, tipologia, valutazione dell’investimento, aera geografica, differenziazione di genere (qui i dettagli). Secondo tale indice prevale in modo significativo il peso delle startup femminili nel settore Life Science dove un terzo delle società analizzate hanno almeno una fondatrice donna. Questo si rileva maggiormente in fase preclinica piuttosto che in fase clinica. Nonostante questi indicatori il genere femminile rimane ancora ampiamente sottorappresentato nel settore Life Science, soprattutto nelle posizioni dirigenziali, e anche in ambiente accademico. Il consiglio che vorrei dare a una giovane donna che desidera intraprendere questa carriera è di non avere timore di difendere le proprie idee scientifiche, perché la passione per la scienza e per la ricerca, insieme alla determinazione, sono premianti.

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